“Sfrattando” la memoria di una donna vittima di violenza, rimedia il tanto atteso Triage il Pronto Soccorso dell’Ospedale “Tatarella” di Cerignola. Ha preso il posto della Stanza Rosa, inaugurata l’8 marzo di appena due anni fa e intitolata alla memoria di Annunziata Cioffi, maestra d’asilo, per tutti Titina, barbaramente strangolata a dicembre dello stesso anno dal marito, con la corda di una tapparella.
Un luogo riservato, al riparo da occhi indiscreti per le donne vittime di violenza, nelle intenzioni, la stanza rosa del “Tatarella”. La prima in provincia di Foggia, come veniva orgogliosamente vantato in occasione dell’inaugirazione in pompa magna alla presenza, tra gli altri, dell’allora assessore regionale alle Politiche della Salute e Welfare Elena Gentile, dei vertici aziendali della Asl di Foggia e della dirigente del commissariato di Cerignola Loreta Colasuonno. Un presidio riservato alle vittime di violenza, identificate con un codice rosa, in cui le donne, oltre alle necessarie cure sanitarie e psicologiche, grazie ad un accordo con la Polizia di Stato, avrebbero usufruito anche di consulenze di carattere giuridico.
“Ho chiesto di dedicare questa stanza a Titina, che era stata l’insegnante di mio figlio –le parole dell’europarlamentare Gentile spese in occasione del taglio del nastro-, non perché la conoscevo personalmente, ma perché sono convinta che la storia delle persone non debba evaporare con il tempo. Da oggi, chi passerà per il pronto soccorso del Tatarella, dovrà pensare a lei e ricordarla leggendo il suo nome sulla targa”. Appena sopra la targa blu con su scritto “Triage”.
Da qualche settimana è stata attrezzata in quel luogo l’area triage. Un’annosa carenza per il “Tatarella” che fino a qualche tempo fa faceva affidamento sulla guardia giurata di turno, improvvisatasi triagista. Una consuetudine per gli utenti affidarsi agli uomini in divisa appena varcata la soglia dell’urgenza. Pare che, sulla base di testimonianze dirette raccolte da diversi utenti, avvenisse proprio a discrezione degli operatori della sicurezza, in virtù di una competenza inesistente, il filtro degli accessi per emergenza.
Ora è stata ripristinata la regolarità di un Dea (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di tutto rispetto, con il codice di gravità assegnato da personale medico-infermieristico, con le difficoltà di turnazione dovute alla sempre irrisolta carenza di personale. Solo che, per effettuare la rapida valutazione del bisogno degli utenti e mettere in fila le priorità assistenziali, si è messa all’angolo la memoria di Titina, che oggi si commemora in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le dotazioni della fu stanza rosa, arredo compreso, sono state smantellate da una settimana, dieci giorni circa, e depositate nella stanzetta che originariamente era destinata all’attività di triage.
“Una soluzione provvisoria”, commenta a l’Immediato il dg dell’azienda sanitaria locale di Piazza della Libertà, Vito Piazzolla. Per il direttore sanitario del “Tatarella” Rocco Dalessandro “niente di più falso”, invece. La “stanza rosa” esiste e “si è semplicemente spostata 3 metri più in là”. “Ci si è resi conto che, logisticamente –spiega a l’Immediato-, dove era stato allocato il traige non era molto funzionale, per cui si è deciso di fare un’inversione. Nel contempo però sono stati programmati dei lavori dall’area tecnica, che saranno ultimati nel giro di una quindicina di giorni, per adeguare la stanza rosa e renderla un po’ più confortevole”. Per questioni tecniche, la stanza rosa, dunque, non sarà fruibile esclusivamente nel tempo di adeguamento. Nessuna cancellazione, rassicura Dalessandro. “Per come è stato strutturato, allo stato attuale, ora quello del Tatarella –fa notare il direttore sanitario- è un pronto soccorso che risponde appieno alle esigenze dell’utenza, con le sale per l’osservazione breve, la stanza triage, la stanza rosa”.
Nei suoi due anni di vita, l’attività della stanza rosa non si è percepita, però. Non ha prodotto granchè, come conferma anche il direttore sanitario, “per via delle problematiche relative all’adeguamento dell’organico per l’assistenza psicologica, dal momento che si trattava di una sinergia con le professionalità interne al presidio ospedaliero, per cui non sempre è stato rispondente alle esigenze”. “Non abbiamo, ad esempio –giustifica-, degli psicologi in forza al presidio”. Dall’inaugurazione a oggi non è mai intervenuta un’equipe interdisciplinare come promesso al taglio del nastro. “Quello che era auspicabile all’inizio, e cioè la messa a punto di un protocollo preciso –conclude Dalessandro- in realtà è mancato. Bisognerebbe completare”.