Nelle scuole non è stato possibile sistemare le famiglie sfrattate del villaggio ‘Moreno’ al Salice. La protesta dei genitori ha fermato l’idea dell’amministrazione di dare alloggio a qualcuna delle 43 famiglie nelle aule che sono vuote: “Quegli alunni non li vedranno nel loro istituto”, dice una rammaricato Saverio Cassitti, delegato alle politiche abitative. La scuola è la Filippo Neri del rione Candelaro (l’altro giorno era spuntata l’ipotesi della Saverio Altamura) che, a breve, potrebbe essere teatro di un altro sfratto. Almeno undici famiglie in quella zona sono alloggiate in un edifico semi-diroccato con annesse baracche: “Non venite, tanto di qui non ce ne andiamo”, avrebbero detto.
Al momento gli sfrattati del Salice non hanno un tetto e sono alloggiati presso parenti o in sistemazioni di fortuna. Intanto il sindaco e l’assessore ai lavori pubblici Bove si sono riuniti per analizzare la situazione degli assegnatari originali di quegli alloggi con decreto dei sindaci delle precedenti amministrazioni Agostinacchio e Ciliberti. Ne sono risultate 15 su 43, in circa vent’anni alcuni di loro hanno lasciato quelle case per una sistemazione migliore cedendole ad amici e parenti. Cassitti non anticipa nulla sulla destinazione del gruppo che ha diritto all’assegnazione, ne restano escluse 28. Qualcuno è stato sistemato in sedi di associazioni.
La strategia dell’amministrazione riguarda anche la convocazione delle imprese con cui il Comune ha stretto degli accordi in passato per capire se si possono accelerare i tempi – le imprese hanno avuto autorizzazioni e suolo ma le case ancora non si vedono – e ottenere anche meno edifici di quelli previsti ma a breve. Certo non si risolve l’emergenza ma si comincia a pensare a quante abitazioni spettino ad un’amministrazione che non ha case popolari, ha il Piano urbanistico generale nei cassetti e vede al palo i piani di riqualificazione e sviluppo sostenibile della città e delle periferie. Con un’emergenza abitativa che è solo all’inizio.
“Sono quasi 140 – spiega Augusto Marasco, ex assessore delle giunta Mongelli e consigliere di opposizione – queste abitazioni, oltre l’housing sociale ci sono i Pirp e Prusst, in consiglio comunale sono state approvate delle convenzioni e devono tornare in consiglio comunale per essere modificate. Si può prevedere un equo avanzamento”, che significa assegnare le abitazioni che spettano all’ente appena sono pronte senza attesa.
“L’housing sociale giace a Bari dal 2013 ma l’amministrazione non si è adoperata con il piglio giusto, e anche le altre operazione si potevano portare a conclusione. Il piano di riqualificazione delle periferie è bloccato, insomma l’amministrazione è in carica da un anno e mezzo e l’emergenza era prevista”.