La data di sfratto per le 42 famiglie del villaggio Moreno in zona Salice è prevista per il prossimo 18 novembre, e non è più prorogabile dato che il contratto di locazione è scaduto dal 2012. Anni in cui si è presentato puntualmente l’ufficiale giudiziario. “Non possiamo dirli – ha annunciato con preoccupazione il sindaco Franco Landella in conferenza stampa – di ritardare l’operazione perché incorriamo in sanzioni di carattere patrimoniale e di danno erariale come consiglio comunale”.
Nel frattempo dalla Prefettura, con telefonata al dirigente Carlo Dicesare, hanno fatto sapere, durante l’incontro, che il Comune dovrà pagare 400mila euro per porre in esecuzione una sentenza del Tar Puglia del 2012. Riguarda la morosità pregressa di 4 famiglie di via San Severo. Per questo è stato nominato un commissario ad acta.
Sta per esplodere “la bomba sociale” delle famiglie costrette a lasciare le proprie abitazioni in quanto il Comune non può pagare né il canone di locazione né le utenze. Manca l’acqua da 10 giorni al villaggio Moreno, i residenti stamattina hanno organizzato una protesta in corso Garibaldi bloccando la strada e, nel pomeriggio, si sono spostati in via Gramsci, presidiata dalle forze dell’ordine, dove era in corso la conferenza stampa.
Il sindaco, l’assessore al contenzioso Sergio Cangelli, il delegato alle politiche abitative Cassitti, l’assessore al welfare Roberto, il dirigente alle politiche abitative Affatato, il dirigente dei servizi finanziari Dicesare: tutto il gruppo che si occupa dell’annoso problema della casa si è riunito per far capire che “nessuno vuole cacciare questa povera gente, faccio appello agli imprenditori della città se hanno a disposizione qualche muratore, qualche stanza da fornirci per solidarietà”. Parole del sindaco mentre si discute della possibilità di trasferirle in viale Fortore, una disposizione passeggera come quella delle famiglie di vico della Pietà collocate al Cep, ex locali della circoscrizione. Agli sfrattati verrà erogato un contributo di 300 euro mensili in base alla dichiarazione dei redditi.
L’amministrazione ha tuonato contro la “mancanza di case per edilizia popolare” degli ultimi 10 anni e dell’housing sociale per cui si tornerà a discutere a Bari lunedì. Al palo alcuni alloggi di Borgo Croci, almeno 32.
Nel biennio 2014-2015 (questi i numeri forniti dai dirigenti) l’abbattimento dei fitti passivi è stato del 18,7%, 10 gli interventi per evitare gli sfratti nel 2014 e 25 nel 2015. Paolo Affatato ha sciorinato le cifre. Per esempio 1200 famiglie sostenute nel canone locativo dall’ente con 187mila euro nel 2014 e lo stesso numero con 220mila euro nel 2015. Ci sono gli aiuti per morosità incolpevole, 288mila euro per via De Amicis e una serie di altri contributi del Comune che hanno cercato di tamponare l’emergenza. Ma solo di utenze annue l’amministrazione spende 2 milioni di euro, “capisco che il diritto alla casa è sancito dalla Costituzione ma non sta scritto da nessuna parte che questo diritto lo debba assicurare l’ente locale”, ha continuato Affatato.
Dopo il 18 novembre arriverà il turno delle 100 famiglie di Borgo Mezzanone e di 34 in zona stazione. In tutto l’emergenza è calcolata intorno alle 250 famiglie che si recano spesso davanti al Comune per protestare ora per il distacco della luce o perché privati dell’acqua. L’assessore Roberto ha parlato di vere e proprie “aggressioni” subite e Landella della “necessità di arrivare la mattina in Comune prima che aprano i cancelli”. Nel novero dei prossimi sfrattati non sono stati calcolati i container sparsi per la città.