Risparmiare 5 milioni di euro (soldi dei cittadini) grazie al lavoro di chi sta scontando una pena in carcere. È questo l’obiettivo dell’Atelier dell’Ausilio, il progetto sperimentale di riparazione e manutenzione degli ausili per disabili partito in provincia di Foggia e pronto per essere esteso a tutta la Puglia. L’esperimento pilota finora, ha garantito un contratto a 7 detenuti: tre lavorano nell’officina allestita nel carcere di Lucera, quattro sono in affidamento ai servizi sociali e curano il magazzino e i trasporti, in una piattaforma logistica nella zona industriale di Cerignola. L’attività consiste nel ritiro, manutenzione, sanificazione e restituzione di carrozzine e presìdi protesici, assegnati in comodato gratuito a disabili, ad anziani e persone non autosufficienti. Materiali che anche per un guasto banale finiscono spesso negli scantinati. L’accordo con l’Asl di Foggia, secondo il direttore della Escoop, Marco Sbarra, permetterebbe di risparmiare “tra il 60 ed il 70 per cento della spesa per il nuovo, che al momento si aggira sugli 8 milioni di euro, con la copertura del fabbisogno di soli sei mesi”.
Riscattarsi con il lavoro
Sono diversi gli esperimenti simili nelle carceri del Nord, con la creazione di cooperative nel settore culturale e dell’alimentazione, ma al Sud si fa fatica. I primi risultati, però, cominciano a far ben sperare, al punto che – volontà politica e fornitori privati permettendo – già si potrebbero porre le basi per replicare il “modello” foggiano nelle altre aziende sanitarie pugliesi. I sette fortunati, “adeguatamente selezionati”, come ha precisato la direttrice della casa circondariale di Lucera, Valeria Pirè, hanno firmato un contratto a tempo determinato dopo un periodo di formazione in aula (1 mese) e on the job (7 mesi). “È importante che un’iniziativa come questa – ha spiegato la direttrice del carcere di Lucera – sia stata voluta in una struttura, come quella di Lucera, che non è messa bene né dal punto di vista dell’infrastrutturazione né, tanto meno, del rapporto spazi-detenuti. Il potenziale di operazioni come questa può essere dirimente”. Al punto che per far avviare l’officina, è stato necessario eseguire dei lavori per il riadeguamento funzionale degli spazi. “Bisogna vincere le resistenze dei privati, che hanno un forte interesse a fornire nuovi ausili, mentre giacciono negli scantinati delle Asl prodotti che potrebbero essere riutilizzati – ha chiosato il garante pugliese delle persone sottoposte a misure restrittive, Pietro Rossi -, questo comporterebbe un risparmio importante per la sanità ma, soprattutto, offrirebbe una grande occasione per il riscatto sociale dei detenuti e per l’indotto economico locale, visto che si potrebbe puntare a punti di eccellenza per la ricerca applicata”.
Loizzo: “Adesso impegno con Emiliano”
Una “buona pratica” che sta entrando solo ora a regime ma che vale: tutti d’accordo gli intervenuti, il presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo, il provveditore della giustizia in Puglia Giuseppe Martone con il dirigente della Sezione sicurezza del cittadino Stefano Fumarulo che con altre imprese di partenariato sociale sta realizzando il progetto, finanziato dalla Fondazione con il Sud (350mila euro, nell’ambito dell’iniziativa Carceri 2013) e da partner privati (70mila euro).
Offrire ai soggetti selezionati un mestiere da spendere sul territorio è un’attività produttiva che può continuare nel tempo. “Si realizza così pienamente il dettato della Costituzione che vuole la pena destinata alla riabilitazione del condannato – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale -. Abbiamo l’obbligo di tentare e ritentare, con mille iniziative come questa, che ha un valore straordinario, un carattere concreto e simbolico – ha aggiunto Loizzo –. Sono piccoli numeri ma danno il senso di quanto è possibile fare per raggiungere obiettivi che qualificano la società civile”.
Un progetto da estendere alle altre realtà carcerarie in Puglia (3200 i reclusi, dopo un picco di oltre 5000, ha osservato Martone). Il limite la mancanza di fondi e gli spazi ristretti, in strutture carcerarie obsolete. Al primo si proverà a dare risposte proprio sulle indicazioni di questo progetto pilota. Il presidente Loizzo si è detto disponibile a monitorarlo, per trovare insieme al presidente Emiliano, all’Assessorato alla sanità ed ai direttori generali delle Asl, forme e modi per sostenere ed estendere “un’esperienza per molti aspetti virtuosa”.