Dopo lunga discussione il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con il voto contrario del Movimento 5 stelle e del gruppo Movimento Schittulli Area Popolare-Ncd, l’ordine del giorno riguardante la Casa della Divina Provvidenza, che impegna il presidente dalla Giunta regionale e tutti gli altri organi regionali competenti in materia “a seguire con grande attenzione questa delicatissima vicenda, al fine di garantire sia la salvaguardia delle prestazioni assistenziali e sanitarie, sia di salvaguardare tutti i posti di lavoro”.
Il mese scorso infatti il Ministero dello Sviluppo Economico ha approvato gli schemi degli atti di gara predisposti dall’amministrazione straordinaria, autorizzando così l’avvio della procedura di cessione dei complessi aziendali afferenti la Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, e successivamente è stato pubblicato l’invito a manifestare interesse per l’acquisto dell’azienda o dei rami d’azienda di proprietà della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza in amministrazione straordinaria.
Il dispositivo approvato, modifica e sostituisce quello originariamente presentato dai consiglieri Di Bari, Zinni, Caracciolo, Conca, Mennea, De Leonardis, Morgante, Cera, Ventola, Pisicchio, Gatta, Barone, Vizzino, che chiedeva alla Regione, tra le altre cose, di valutare l’opportunità di acquisire direttamente o attraverso altro soggetto pubblico (ad esempio la Asl) la proprietà delle strutture in territorio pugliese (Bisceglie, Foggia) della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza al fine di inserirle organicamente nel sistema sanitario ed assistenziale regionale.
Il documento approvato dall’Aula riassume, invece, la posizione del Governo regionale anticipata ieri da l’Immediato, che come ha tenuto a precisare il presente Michele Emiliano nel suo intervento, “non ha intenzione di acquisire questa struttura” dal momento che “non corrisponde ai nostri piani, non si inserisce in alcun Piano di riordino”, ma confermando l’impegno della Regione affinché sia garantita la continuità del servizio e dell’occupazione. Insieme alla possibilità di valutare l’adeguamento delle tariffe a quelle delle altre regioni per rendere più appetibile l’acquisizione da parte di soggetti privati: “Nel momento in cui adeguiamo le tariffe aiutiamo l’asta ad andare a buon fine, salvaguardiamo la continuità del servizio e, soprattutto, salviamo i posti di lavoro”.
Bagarre in aula: “Ente svenduto”
“Oggi in consiglio è andata in scena l’ennesima farsa della politica a danno dei cittadini, lavoratori, ammalati e loro famiglie che avevano riposto le loro ultime speranze nel senso di responsabilità di chi comodamente siede su queste poltrone”. Così la consigliera pentastellata Grazia Di Bari, che ha proseguito: “Mentre noi portavoce del M5S ci siamo battuti perché ci fosse un impegno serio da parte della Regione e del Presidente, impegno che sarebbe stato garantito dal nostro odg, e che prevedeva la possibilità da parte della Regione di acquisire direttamente o attraverso altro soggetto pubblico, la proprietà delle strutture, nonché la classificazione delle patologie degli ortofrenici. La maggioranza, piegandosi agli ordini del Presidente ha deciso di emendare l’odg di fatto snaturandolo e limitandosi ad una richiesta di attenzione sulla vicenda. Questa melina ha l’obiettivo di mettere le due strutture, quella di Bisceglie e Foggia, in mano a privati svendendo di fatto un patrimonio immobiliare oltre che esperienze e professionalità degli operatori che sono state faticosamente coltivate e accumulate, in vista di un futuro migliore che purtroppo non vedrà mai la luce”. Bocciata la proposta del consigliere foggiano del gruppo Schittulli-Area Popolare Giannicola De Leonardis che avrebbe preferito la “costituzione di una società fiananziata con fondi regionali (come è avvenuto per l’Acquedotto Pugliese) per rilevare l’azienda o i rami d’azienda di proprietà della Congregazione”. “Si preferisce fare un regalo ad eventuali acquirenti – prosegue -, configurando così una possibile ‘macelleria sociale’ che colpirebbe ancora una volta la provincia di Foggia”. Anche il sindacato Usppi, per voce dei coordinatori Massimiliano Di Fonso e Massimo Nicastro, ha fatto sentire la sua voce: “Ci aspettavamo un ‘colpo di tacco’ che non è arrivato – affermano -, l’errore della Regione è quello di non aver compreso che il costo dell’acquisizione delle strutture ospedaliere del Don Uva è pari a 28 milioni di euro, a fronte di ben 70 milioni di euro per gli accreditamenti: significa che non ha acquistato una Ferrari al prezzo di una Fiat 500. Oggi le strutture puntano al pareggio di bilancio – concludono – e questo significa che i privati che acquisteranno il gioiello della riabilitazione si ritroveranno già dall’anno successivo a macinare utili”.