Don Ciotti a Cerignola: “Tutti battono le mani a papa Francesco, ma poi continuano a fare come prima…”

“Il coraggio, ve lo auguro a tutti, di non cedere alla rassegnazione, ma nemmeno di indugiare nell’indignazione, che rischia di diventare una moda nell’attesa che siano sempre gli altri a fare”. Tra gli applausi, a fine incontro, l’invito di don Luigi Ciotti alla comunità di Cerignola è parso una preghiera, che recitata sull’altare del sacrificio cristiano, ha assunto il tono di un richiamo alla responsabilità, per tutti. Lo stesso che papa Francesco rivolge alle comunità dei fedeli nel mondo e ai popoli di ogni credo. E le parole, i gesti, la testimonianza del gesuita hanno permeato il lungo intervento del referente nazionale di “Libera”, sui temi della giustizia sociale e dei diritti di cittadinanza, ospitato ieri dalla parrocchia San Domenico, guidata da don Pasquale Cotugno, referente del presidio cittadino che ha organizzato l’appuntamento.

Durante l’incontro con il referente nazionale di Libera, al quale ha preso parte anche Angelo Dibisceglia, si è parlato di tutela dei diritti e rispetto dei doveri sanciti dalla Costituzione, “un manuale di cittadinanza” che deve “diventare sempre più cultura e costume” e che sancisce gli stessi principi del Vangelo. “C’è molta politica, in senso lato, come impegno per il bene comune, nel Vangelo. quando denuncia, soprusi, ipocrisie, violenze. E c’è tanto Vangelo nella Costituzione”. Ecco che “noi siamo veramente chiamati a saldare la terra con il cielo”. Il messaggio evangelico del prete di strada, che da ormai cinquantanni ispira la sua opera. Trova piena rispondenza nelle parole forti del papa che ha preso in prestito per la sua riflessione sulla inviolabilità della dignità delle persone. “Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo”, ha esordito. “Papa Francesco tutti lo citano, tutti battono le mani, ma poi continuano a fare come prima. Lui il Vangelo non lo predica, lo vive, e un cristiano deve viverlo il Vangelo”. Lo ha sottolineato più volte nel suo discorso a cuore aperto e con gli occhi chiusi: c’è bisogno di testimoni non di presenze, di esempi a valore per l’esistenza quotidiana e non di lapidi nella memoria della retorica d’occasione.

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Marcone e il “Parco della memoria”

5dd191730dcef5f42762f916f151cb6eE in tal senso una testimonianza concreta, nelle parole di don Ciotti, a Cerignola la offre l’immagine “che deve graffiare nelle coscienze” del murales di Francesco Marcone, che colora il bene confiscato alla mafia a lui intitolato e gestito dalla cooperativa sociale “Pietra di Scarto”. “Non basta ricordare, bisogna trasformare la memoria nell’impegno, questo è il senso di quel murales. Incidiamo tutti quei nomi nelle nostre coscienze”, ha sottolineato, in riferimento alle vittime pugliesi della mafia scalfite in nero sui muri del “Parco della memoria”, recentemente inaugurato nel sito del bene confiscato. “Vorrei spendere una parola per le cooperative che sono nate in questo territorio. A parte, queste olive che avete qui, le Belle di Cerignola, che sono eccezionali e se ne avete un pacchetto me lo porto via -ha ironizzato suscitando le risate della platea strabordante-. Conosco le cooperative di Cerignola, che si inventano di tutto per dare sostegno alle persone e dire che è possibile”.

Tra i partecipanti numerosi, presenti anche loro, gli animatori delle cooperative sociali, parte del presidio cittadino di Libera, Pietra di Scarto, Altereco Oltre Babele (tra gli altri, anche l’Ave), indicati a esempio concreto di “corresponsabilità” attiva. Poi si rivolge ai “cittadini a intermittenza”, che si assumono doveri e responsabilità a seconda dei momenti, e ai praticanti della “legalità malleabile e sostenibile, a convenienza”. “Troppi cittadini si commuovono difronte alle tragedie e poi non si muovono. Una fede autentica implica il desiderio di cambiare il mondo, il papa ce lo ha ricordato”.

Un insegnamento che riecheggia nell’eredità di figure esemplari che in Puglia hanno segnato la strada con la proipria testimonianza di vita. “Voi avete avuto un profeta meraviglioso in questa terra, don Tonino Bello -agganciandosi al filo rosso della responsabilità sociale-. Dai suoi fratelli ho ricevuto il dono immenso della sua stola sacerdotale, che lo ha accompagnato negli ultimi anni della sua malattia. Quello è un santo, punto e basta”. Le parole del manovale di Dio pugliese, “del mio silenzio renderò conto a Dio”, sono un altro graffio nelle coscienze. “Noi non possiamo tacere e non possiamo lasciare che la voce sia solo di pochi difronte alle ingiustizie. Quando viene calpestata la dignità delle persone -il richiamo alla responsabilità di don Ciotti- non dobbiamo tacere, costi quel che costi”.  Peccato di omissione. “Cittadinanza -ha continuato- significa corresponsabilità. Ogni persona è chiamata a contribuire per il benessere comune, che è la premessa per quello individuale”.

Per costruire la pace, la giustizia sociale, tre i capisaldi, nella lezione di don Ciotti a Cerignola: verità, onestà, responsabilità. Principi che devono guidare la società civile quanto l’azione di governo, a ogni livello.

Il ruolo della politica: l’assessore Colucci c’è ma non c’è

“Chiediamo alla politica, con grande rispetto, senza sconti, che costruisca giustizia sociale, che sia onesta e si occupi del bene di tutti, partendo della persone più fragili Ma il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, della nostra responsabilità. Accogliere, riconoscere egli altri, vuol dire riconoscere se stessi. Questo ci invita a fare la Costituzione e questo ci dice il Vangelo. Siamo chiamati a tutelare i diritti e i doveri sanciti nella nostra Costituzione, eppure abbiamo vissuto leggi che diventavano legali calpestando la nostra Costituzione, come quella sui migranti, che c’è voluta la Corte costituzionale europea per dire che non era possibile”. E il pensiero va ai “morti dei naufragi della speranza negata”. “Un mondo dove viene negata la speranza dell’oltre e dell’altrove -ha detto- è un mondo che nega la dignità stessa delle persone”.

Lo sguardo ficcante sull’attualità e la politica ha tacitamente indagato le assenze istituzionali di ieri, che in apertura dell’incontro lo stesso don Pasquale ha sottolineato, amareggiandosi per la mancata partecipazione del sindaco Franco Metta e ricordando la mancata adesione del Comune di Cerignola alla campagna riparte il futuro. A fine incontro l’assessore alla Cultura Giuliana Colucci è comparsa negli scatti sorridenti con don Ciotti, ma quando alla platea il parroco di San Domenico ha chiesto ad eventuali amministratori presenti di farsi avanti, non ha ottenuto risposta.

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“Assumiamoci la nostra parte di responsabilità”

Un appuntamento su temi sensibili che la presenza del fondatore del gruppo Abele e Libera ha impreziosito. Proprio lui, in conclusione, ha riconosciuto il valore e l’importanza di cornici di riflessione che non devono restare “solo parole”. “Avete voluto proporre questa sera il tema della responsabilità e della giustizia sociale perché in questo Paese, in casa nostra, abbiamo bisogno di pace. Perché uno Stato che ha milioni di persone in una povertà assoluta e relativa, e milioni di persone senza un lavoro, è un Paese che ha bisogno di pace. Senza lavoro è la morte civile delle persone, perché si perde la dignità. Abbiamo bisogno di dignità. E quanto riemerge del razzismo è segno di uno spaventoso regresso etico e culturale del paese. Urge una rivoluzione culturale nel mondo, ma abbiamo una classe politica mondiale che non sembra in grado di realizzarla”. Scongiurando le generalizzazioni ha distinto “politici competenti e onesti” dai “prestigiatori di parole e illusionisti, malati di potere”, ascrivendo alla prima categoria l’esperienza politica e umana di Pietro Ingrao che ha ricordato anche alla commemorazione funebre di mercoledì scorso. “Non dobbiamo scoraggiarci, ma  partendo dai nostri territori assumerci la nostra parte di responsabilità perché ci sia più giustizia sociale”, l’appello di don Ciotti alla comunità cerignolana in una giornata importante per la vita della comunità cerignolana che ha accolto proprio ieri il suo nuovo vescovo eletto, monsignor Luigi Renna, come ha ricordato a fine incontro il vicario vescovile don Carmine Ladogana. Nella sua lettera alla comunità il successore di don Felice di Molfetta ha come anticipato i temi dell’incontro voluto da Libera, facendo propri gli insegnamenti di papa Francesco e avendo a cuore la sorte di “coloro che sono tentati di non sperare più”.