Migranti, ragazzi dei centri sociali, semplici cittadini, curiosi. Circa 250 persone hanno sfilato contro il caporalato a Foggia. Una manifestazione molto significativa, soprattutto oggi che il tema è molto dibattuto a livello nazionale. Lavoro nero, sfruttamento, paghe misere, lavoratori e lavoratrici delle campagne della provincia Foggia oggi si sono uniti per lottare insieme ed ottenere documenti, residenza, contratti di lavoro, casa e acqua. Un corteo partecipato che ha preso il via dal piazzale del cimitero cittadino per concludersi in corso Garibaldi, davanti all’ingresso della Prefettura. I manifestanti hanno avuto modo di confrontarsi con rappresentanti della Coldiretti e col prefetto Maria Tirone. Non sono mancate alcune resistenze da parte dei vertici dell’associazione dei coltivatori, poi convinti a raggiungere il palazzo di corso Garibaldi. Sono state fissate due riunioni in Prefettura, la settimana prossima, per affrontare i temi più spinosi: permessi di soggiorno, trasporti e contratti di lavoro. Durante il corteo si sono vissuti attimi di tensione sul viale della Stazione dove la polizia, in tenuta anti sommossa, era pronta a intervenire. Ma per fortuna non è stato necessario.
In definitiva, ciò che più conta è il pensiero di lavoratori e lavoratrici scesi in piazza a manifestare: “Siamo stanchi delle promesse disattese e degli inganni di politici e padroni – fanno sapere -, la condizione dei braccianti deve cambiare ora. Mentre media e politici continuano a distogliere l’attenzione dai problemi reali – aggiungono lavoratori e lavoratrici delle campagne – e provano ad analizzare fenomeni di cui conoscono poco come il caporalato, noi abbiamo deciso di scendere in piazza per denunciare i veri colpevoli del nostro sfruttamento: la grande distribuzione, le industrie di trasformazione e le organizzazioni di produttori che si arricchiscono sul nostro sangue. Loro fanno profitti astronomici e a rimetterci siamo noi, che ci spezziamo la schiena dieci ore al giorno. Da questo sistema però non ci perdono solo i braccianti: la Grande Distribuzione Organizzata, le industrie trasformazione e le Organizzazioni di Produttori hanno un controllo totale sulla produzione: impongono tempi, quantità e prezzi del prodotto e schiacciano gli anelli più deboli della filiera. I piccoli agricoltori sono costretti ad indebitarsi o a vendere la loro attività. I trasportatori subiscono i sotterfugi delle industrie di trasformazione che per abbassare il prezzo del pomodoro si rifiutano di scaricare e li obbligano a lunghissime attese. Abbiamo deciso di occupare la Coldiretti (una delle tappe del corteo, ndr) e di marciare fino alla Prefettura per chiedere un tavolo al quale siano presente il prefetto Maria Tirone e i rappresentati delle associazioni di categoria, i quali devono assumersi responsabilità rispetto alle nostre richieste del tutto legittime”.
Le richieste? Eccole qui elencate: il permesso di soggiorno per tutti i lavoratori e lavoratrici presenti in Capitanata, le residenze per tutti quelli che hanno la necessità di rinnovare il permesso, il rispetto dei minimi contrattuali, che includono i servizi necessari per i lavoratori stagionali: casa, assistenza sanitaria, acqua e trasporto dal luogo in cui vivono al luogo di lavoro e, infine, l’avvio di un tavolo permanente di discussione in vista del rinnovo del contratto collettivo nazionale.
“Chiediamo azioni concrete – concludono -, il nostro corteo non si arresterà finchè tutte le richieste non siano soddisfatte, senza rinvii o compromessi di alcun tipo”.