“Ho appena comprato casa, dove mi sono trasferita da giugno, sono la prima nella graduatoria di tedesco in provincia di Foggia, se fossi rimasta qui per un altro anno sarei probabilmente passata di ruolo dopo anni di sacrifici”. La quarantenne Daniela Ciuffreda, due bimbi di 5 e 3, è precaria da 13 anni. Ha insegnato a Trento, lì ha conseguito l’abilitazione, è tornata a casa per mettere su famiglia ed ora la sorte le ha riservato un altro – probabile – cambio di progetto.
Rientra in quel numero di docenti che hanno fatto domanda nella graduatoria nazionale: 101 province d’Italia, da elencare in ordine di vicinanza. Ha cominciato dalla Puglia, poi Molise e Basilicata, escludendo le isole perché troppo distanti.
C’è il cruccio del trasferimento, certo, o della “deportazione”, come è stata definita, ma a pesare sono soprattutto le incognite sulla destinazione precisa (la scuola) e i tempi. Si dovrebbe conoscere la meta entro il 15 settembre dopo aver espletato le procedure di supplenza nella prima settimana dello stesso mese. Il punto è che la Gae, la graduatoria ad esaurimento, non si sa che fine farà e se si dovrà rifare il concorso per l’immissione in ruolo. Dopo odissee decennali, dunque, molti docenti non ci stanno e hanno compilato la fatidica domanda entro il 14 agosto.
Il paradosso dei punteggi

“Ho un punteggio altissimo – continua Daniela Ciuffreda -, ciononostante noi veniamo trasferiti e quelli della fase C potrebbero essere immessi in ruolo in questa provincia”. È la fase che potrebbe scattare già a novembre, quella del cosiddetto “potenziamento”, un nuovo contingente a contratto indeterminato sulla base delle richieste degli istituti. Nella disputa sulla “buona scuola” rientra anche questo passaggio e questo confronto, nel tempo che è rimasto per pensarci. Al momento si sa con certezza che sono 71mila i docenti in tutta Italia che hanno presentato domanda. Non sono ancora disponibili, invece, i contingenti provinciali (pronti i numeri delle richieste regionali) destinati molto probabilmente al Nord, né il numero di posti da coprire in tutta Italia. Gli uffici scolastici sono stati impegnati in questi giorni ad immettere in ruolo i docenti di fase 0 e A, gli ultimi che hanno varcato la frontiera del ruolo sul territorio.
Il ruolo è un diritto ma il prezzo è troppo alto

Le storie degli “sradicati”, come loro stessi si definiscono, hanno sullo sfondo problemi identici. Famiglie da lasciare, case da affittare, mutui appena avviati nella propria città. Mattea Biscotti, abilitata in lettere e sul sostegno – la doppia scelta, con relativi corsi, che ha tenuto vive molte speranze dei docenti in loco -, su Facebook scrive, a proposito dei numeri da stabilizzare: “Scafisti bravissimi a imbarcare più gente di quella supportata dal mezzo di trasporto con i numeri delle immissioni di idonei scesi da 150mila a 100mila per senso di responsabilità”. 35 anni, 2 figli, potrebbe cambiare tutto nella sua famiglia: “Mio marito pensa di licenziarsi per non precludermi alcuna possibilità e trasferirsi con me dove andrò. Il ruolo è un diritto ma il prezzo è troppo alto e non è nemmeno un salto di qualità visti i danni economici che subiamo, la riforma è stata fatta in maniera irrazionale”. Michela Martino ha 25 anni di precariato alle spalle, usufruisce della legge 104, ha un’invalidità al 100%, un figlio di 15 anni e uno di 2. Suo marito lavora a Melfi, dunque viaggia e diventa più difficile occuparsi della famiglia: “Non so quale sarà la mia sorte nonostante l’invalidità che questa riforma annulla, dovrei smembrare la mia famiglia, è un’avventura assurda”.
Tutta la vita in un algoritmo

C’è anche chi ha scelto di non compilare la domanda per la graduatoria nazionale e per questo non sarà depennato: “Ho rischiato di avere meno possibilità ma mi sposo fra due mesi, ho comprato casa, mobili, per me esistono anche altri valori, non è possibile che la tua destinazione sia decisa da un algoritmo informatico in base al punteggio che hai”. Antonio Altieri insegna Scienze motorie e dall’anno di abilitazione, il 2007, ha fatto anche altri lavori: “Potevano farci scegliere fra tre destinazioni, abbiamo anche parenti al centro-nord cui avremmo potuto rivolgerci, ma buttati così come in una lotteria è impossibile: non è democratico, si tratta di una vera violenza. Il successo della riforma è per loro, per un ministero che fa pagare agli insegnati i disservizi accumulati negli anni, non per i docenti che smettono di essere precari nel ruolo ma diventano precari economicamente”.
Gilda e Cgil, comitati contro

Il 6 ottobre a Bologna si costituirà il comitato per il referendum contro il ddl scuola. Lo anticipa il coordinatore provinciale della Gilda, Rino Pinto: “Ci sarà la Cgil sicuramente, Landini e altre forze politico-sindacali. Questo piano è vergognoso soprattutto nell’attuazione, stanno andando di fretta generando il caos. Ne dovevano immettere 150 mila, sono arrivati a 110mila. Riusciranno per 80mila in due anni, un po’ oltre il numero dei pensionamenti. Abbiamo chiesto al ministero gli elenchi dei posti liberi in Italia e siamo ancora in attesa, ho visto insegnanti fare la domanda in lacrime qui al sindacato”.
Una sentenza della Corte europea ha stabilito che dopo tre anni di supplenza i docenti precari devono essere immessi in ruolo: “Hanno voluto risolvere il problema e, per applicare la sentenza, nel ddl scuola si dice che dopo tre anni i precari non verranno più chiamati se non per concorso. Secondo noi è incostituzionale e ci opporremo. Per l’anno prossimo hanno previsto un concorso prima per 60mila posti poi hanno alzato a 80mila. Si sono accorti che erano pochi e non si sa come facciano i conti”.
La disponibilità residua di posti in Puglia dopo la fase 0 ed A è di 96 cattedre a Bari, 63 a Brindisi, 58 a Foggia e 38 a Taranto. La prima città del sud con numeri a due cifre è Napoli, 142. Roma dispone di oltre 2000 posti, quasi 1000 a Torino, 2330 a Milano, circa 2000 in tutto il Veneto e la metà in Toscana. Mille posti in Emilia, 500 in Friuli. L’elenco completo potrebbe variare, i sindacati lo attendono. Il numero di domande inoltrate entro il 14 agosto per il piano straordinario di assunzioni in Puglia è di 6000, quanto la Lombardia e la metà del Veneto. Hanno fatto domanda in circa 12mila dalla Sicilia, poco più di 11mila le domande dalla Campania.