“Siamo tornati indietro di cent’anni: non si possono mandar via persone da una fabbrica perché si sono presi il ‘lusso’ di due giorni di malattia in sei mesi”. In via della Repubblica, nella sede della Cgil di Foggia, si guarda agli sconfitti del Jobs Act, i ragazzi assunti dalle agenzie interinali ai quali non è stato rinnovato il rapporto di lavoro con Fca (come anticipato da l’Immediato), il colosso delle automobili guidato da Sergio Marchionne. Non sono bastate infatti le promesse dell’ad, supportate dal premier Matteo Renzi, che aveva garantito la certezza di un contratto a tutele crescenti per i circa 1500 nuovi assunti a Melfi. “L’azienda dice che sono andati via in 70, ma noi pensiamo siano molti di più – spiega a l’Immediato Roberto D’Andrea, responsabile nazionale delle aziende dell’indotto auto della Fiom -, sui numeri c’è scarsa trasparenza. Basti pensare che ad orbitare intorno ad Fca ci sono 500 somministrati, ma per le agenzie sono 1500. Anche su questo si gioca una partita che lascia sul campo molti sconfitti”.
Per questo, assieme al coordinatore nazionale Fiom per Fca, Michele De Palma, è stato messo su il sito somministratimelfi.it, “dedicato agli assunti a Melfi con contratto di somministrazione”, come riportato in home page. “Molto spesso non denunciano le condizioni di lavoro, anche se non gli viene rinnovato il contratto, perché temono ripercussioni o perché sperano di essere riassunti, anche dopo qualche mese“, precisa ancora D’Andrea. Il numero Whatsapp servirà proprio a questo: raccontare le proprie esperienze nell’anonimato. “Serve far capire che esiste un sistema di garanzie sul lavoro che può permettere una vita dignitosa, che non inizia e finisce tutto in Fiat – aggiunge il referente foggiano del sindacato, Ciro Di Gioia -, spesso persino le disfunzioni organizzative dell’azienda vengono scaricate come responsabilità sui dipendenti, come è accaduto nell’ultimo caso del ritardo dei fornitori che ha rallentato i ritmi di produzione.
Per questo diciamo che non c’è un clima civile lì dentro”. Con l’estate di mezzo il quadro pare essersi complicato, a cominciare dalle voci per le quali i lavoratori potrebbero rientrare prima del periodo di chiusura dello stabilimento previsto dal 9 al 23 agosto. “In questi 5 mesi di campagna ci hanno contattato in 40 – continuano dalla Cgil -, a volte per segnalarci l’impossibilità di accettare lo straordinario richiesto a fine turno. Una buona parte di chi ha pagato dazio è della provincia di Foggia, perché è da qui che arriva il 25-30 per cento dei nuovi assunti, con una prevalenza del Subappennino, soprattutto tra Sant’Agata di Puglia e Deliceto. Fatti due calcoli, si può ben capire quanto sia più complicato accettare ore aggiuntive per chi viene da fuori, soprattutto se ha già programmato altri impegni”.
La “clausola di salvaguardia” per i somministrati
È stato sottoscritto il 31 luglio tra le agenzie di somministrazione operanti nel polo automobilistico di Melfi e le organizzazioni sindacali Felsa-Cisl, NIdiL-Cgil, Uiltemp un importante accordo riguardante il diritto alla continuità lavorativa per i lavoratori in somministrazione. Si tratta di oltre 500 lavoratori operanti tramite le agenzie di somministrazione presso “l’indotto Fiat” chiamato Consorzio ACM, costituito dalle imprese che definiscono i propri livelli produttivi sulla base di quanto viene richiesto da FCA. E che pertanto non segue la scelta di FCA di convertire in assunzioni dirette le assunzioni in somministrazione.
“Di qui – spiegano i sindacati – il rischio che le oltre 500 persone i cui rapporti cessano in questi giorni con le agenzie di somministrazione non avessero poi alcuna prospettiva, e dovessero votarsi nuovamente a meccanismi non sempre trasparenti per ritornare a lavorare. L’intesa raggiunta il 31 luglio stabilisce invece con chiarezza che a fronte di una ripresa va assicurata a tutti i lavoratori la continuità occupazionale; non solo, per coloro che hanno operato presso il polo automobilistico di Melfi è costituito un bacino cui le agenzie si impegnano ad accedere qualora la riassunzione diretta non potesse aver luogo, ricorrendo anche ad opportune iniziativa di formazione e riqualificazione, sotto il monitoraggio di un osservatorio costituito pariteticamente dalle agenzie e dalle organizzazioni sindacali del settore”.
Felsa-Cisl, NIdiL-Cgil e Uiltemp ritengono l’intesa un passo importante, “da replicare anche altrove – concludono – a fronte di grandi concentrazioni di lavoro precario, al fine di costruire percorsi di consolidamento occupazionale per i lavoratori in somministrazione, ricorrendo anche ad un uso mirato dell’attività formativa”.