Tra i suoi primi impegni da sindaco, la visita all’interporto di giovedì. Il neoeletto sindaco di Cerignola, Franco Metta, senza interrompere le consuetudini, aggiorna l’agenda politica in tempo reale attraverso i post di Facebook. Sempre giovedì, alle 21,00, l’appuntamento con la cittadinanza in Piazza Duomo, con il comizio di ringraziamento, mentre oggi (ore 19.00), nell’aula consiliare di Palazzo di Città, sarà ufficialmente proclamato sindaco. Cosa farà da domani lo ha confidato nell’intervista rilasciata a l’Immediato ieri, dietro la scrivania del suo studio. Via i dirigenti comunali incompetenti e largo a figure esperte e capaci; nessuna scadenza per la composizione della sua giunta ma tempi rapidi e ingaggi a maggioranza esterni.
A meno di venti minuti dallo spoglio via Mameli raccoglieva gioie e dolori di un esito elettorale dato per certo. Era nell’aria il suo sorpasso?
Non mi sono mai posto la questione ballottaggio come una necessità di sorpasso. Ho sempre detto partiamo alla pari, zero a zero. In più, è la mia ferma opinione, si faceva uno sport diverso rispetto al primo turno, condizionato dalla forza di singoli candidati, dalla forza delle singole liste, dalle collocazioni sociali, professionali dei candidati, dalle loro esperienze. Per capirci. Moccia, per dire uno qualunque, cambia casacca, avrebbe dovuto essere abbandonato da tutto il suo elettorato e ha preso una barca di voti lo stesso. Gli elettori di Moccia però al secondo turno non hanno l’obbligo di votarlo. C’è una scheda con due nomi, la scelta segue delle logiche completamente diverse. Ecco perché ci sono rimasto male al primo turno. Non per il distacco, non mi preoccupava quello. Mi è dispiaciuto che le liste abbiano avuto un consenso inferiore a quello che mi aspettavo.
È il caso anche della lista contestata de i-Cattolici. Era studiato a tavolino il flop? Poi al ballottaggio si è palesata la forza dell’appoggio clericale, a rinforzare i bacini dei seggi dei quartieri popolari di Santa Barbara e Torricelli. Un cavallo di Troia c’era anche tra gli emilianos?
Mah, non credo. Un cavallo di Troia…mmmh…credo che quello sia un fatto di esperienza. La lista i-Cattolici è una lista fortissima, di persone impegnate che però non hanno interpretato il ruolo di candidato, per inesperienza. Più il candidato è autorevole, conosciuto, stimato, più è convinto che i voti gli debbano arrivare in nome di queste virtù. Uno dei candidati più ragguardevoli è il professor Rosario Desiderio, persona di grande cultura e presenza nell’associazionismo cattolico: ha preso otto voti, ma perché non sa come fare per cercarseli. L’infermiere che preleva il sangue, è una potenza elettorale. Ecco perché al ballottaggio era un discorso completamente diverso. Poi, quando l’avversario fa due autoreti, mica ci posso sputare sopra (sogghigna).
Gli errori del centrosinistra si sono tradotti in consensi a suo favore?
Elena Gentile che si inventa la cena dell’Oasi fa un clamoroso autogol. Convoca la peggior specie della destra. Avrei capito se avesse convocato Vitullo, candidato sindaco, invece no. Giannatempo, che non c’era ma era come se ci fosse, De Cosmo, Reddavide, Mansi. Tutti bocciati dall’elettorato. Noi abbiamo la fortuna, che ci vuole sempre nella vita, di saperlo. Quella fotografia ha avuto una potenza di comunicazione catastrofica per loro. Sui rifiuti, bastava che Elena Gentile ammettesse. Perché si sono ostinati a negare? Perché si sono messi a convocare Reddavide, De Cosmo, Ginetto Caravella?
Lo ha incontrato anche lei De Cosmo?
Certo. Sono stato invitato da De Cosmo, tramite Pia Zamparese e Antonio Roscino, che sono clienti del suo studio. Sono venuti qua e mi hanno riferito che mi voleva incontrare. Non avevo nessun desiderio di incontrarlo. Per non essere sgarbato nei confronti di coloro che mi avevano portato il messaggio sono andato. Ciao e ciao. Abbiamo parlato due minuti, mi sono alterato perché la prima cosa che mi ha detto è stato: volevo dirti che domani incontro Sgarro. Credi che sono venuto a partecipare a un’asta? Mi ha offerto un caffè e me ne sono andato dopo che mi ha detto ‘sta cosa che mi ha fortemente irritato. Mezzora dopo è arrivato un personaggio vestito da John Travolta, col colletto della camicia spalancato, che mi si è presentato dicendo: rappresento De Cosmo; noi vogliamo visibilità, vogliamo un assessorato. E chi sarebbe questo assessore che volete? Io, personalmente. È un infermiere, si chiama Gianpaolo Valente. L’ho messo alla porta. Non sarei mai andato da De Cosmo, non lo saluto da tempo immemorabile.
Ha avuto altre proposte, appoggi?
No, nella maniera più assoluta. Sono stato votato dai Cinquestelle, che è notorio, non facciano alleanze. Con Disanto mi sono inteso meravigliosamente bene in cinque minuti; lui aveva già deciso di appoggiarmi, abbiamo condiviso la campagna del ballottaggio e devo dire, a onor del vero, che non mi ha chiesto assolutamente nulla. Altri non ce ne sono stati, eccetto l’appoggio forte in zona industriale. Gli imprenditori si sono preoccupati. Alla mia festa, ieri sera, c’era giusto Masiello, Francesco Masiello. Oggi ho salutato Gerardo Biancofiore, che ha sostenuto la mia campagna elettorale. Onofrio Giuliano ha schierato la sua associazione per Franco Metta e l’ha detto pubblicamente, non tradisco nessun segreto. Questi sono segnali importanti.
Si è giocato il tutto per tutto nel secondo turno di ballottaggio, adottando una strategia vecchio stile S’ò f’è. Il recupero è soprattutto merito del taglio aggressivo?
È chiaro, è stato determinante. Però, l’unico rammarico che avevo ieri sera, prima di sapere il risultato delle urne, l’unica cosa che avrei potuto rimproverarmi, è che dovevo cominciare un po’ prima. Ho fatto tre comizi di questo genere: i due in piazza Duomo e quello dopo il patto del succo di frutta, riunendo migliaia di persone. Il dubbio che avevo è che, forse, se avessi cominciato un po’ prima a fare comizi un po’ più sul tono mio, come si aspettava la gente, sarebbe andata meglio. Ma non abbiamo la controprova. Nella fase precedente avevo una coalizione, uomini e donne di valore, che non potevo sacrificare al Metta che fa l’unico protagonista.
Ha spinto la sua propaganda sul no netto al progetto regionale che coinvolge l’Interporto, ma l’emergenza che si troverà ad affrontare a breve, stando alle dichiarazioni dell’ex amministratore della Sia, è la bomba ad orologeria della discarica di Forcone Cafiero, pronta ad esplodere da qui a tre mesi. Come la fronteggerà? Quali piani ha in mente in tema di gestione dei rifiuti e tutela ambientale?
Ho già individuato un dirigente all’ambiente, che non andrà ad assumere responsabilità dirette nella Sia, al momento. Vasciaveo non ho nessuna intenzione di riconfermarlo. In questo momento non ho la possibilità di sapere esattamente come stanno le cose, se non da notizie di stampa. La sia è una cassaforte blindata. Non so quale sia la condizione economica, non so se questa emergenza sia reale o esagerata, in che termini ci sia. Non è solo un problema di Cerignola, perché se la discarica di Forcone Cafiero è esaurita è un problema di parecchi comuni della provincia di Foggia.
Come si chiama questo dirigente?
Non posso anticiparlo perché non ho ancora la sua formale adesione. Anche perché, insomma ieri sera abbiamo vinto, non è che potevo offrirgli il posto essendo solo candidato. L’ho individuato in una persona che ha affrontato questi problemi in paesi della nostra stessa regione, ottenendo risultati importanti. Non si riesce a capire nulla perché tutto è concentrato in Francesco Vasciaveo. Non contesto la competenza, ma la gestione molto accentrata. Non c’è il coinvolgimento di nessuno. Ho pessime intenzioni nei confronti di coloro che avessero abusato di questa blindatura. Poi voglio capire: la concessione che abbiamo con la Sia è per il Comune di Cerignola vincolante ab eternum? Devo risolvere il problema della pulizia, dell’ambiente e dell’inquinamento. Devo capire un miliardo di cose. Mi raccontano tutto e il contrario di tutto. E io, fino ad oggi, non ho mai avuto il potere di controllare un pezzo di carta.
Rendere trasparente l’attività di gestione della Sia è un passo. Gli altri? Esiste o no un elenco di punti programmatici che scandisca la sua azione di governo?
Non è vero che non esiste. Non servono a niente i programmi stampati. Ho detto cento volte cosa voglio fare. Sicurezza urbana: voglio cambiare il dirigente dei vigili urbani, attivare la videosorveglianza, creare un consorzio tra istituti di vigilanza, che, attraverso la mediazione dell’amministrazione comunale, si mettano d’accordo con commercianti e associazioni di categoria per assicurare una maggiore presenza di uomini a controllo del territorio. Questo si chiama programma. Non è che perché non è intestato su carta lucida non esiste. Prendete il programma di Giannatempo di cinque anni fa, rileggetelo e vedete quanta carta sprecata. Non serve a niente. Su tutte le cose che conosco ho le idee chiare. Non posso averle sulle cose che non conosco. Non so che situazione di cassa trovo, come faccio ad avere –faccio per dire- un programma di investimento? Quel Comune lo dobbiamo rivoltare da capo a fondo.
C’è qualcuno che salva o prevede l’azzeramento della tecnostruttura?
Ci sono professionalità molto valide, che si sono ben comportante e quelle noi le sfrutteremo. Il comandante dei vigili urbani assolutamente; i tre dirigenti dell’ufficio tecnico, assolutamente; il dirigente finanziario, assolutamente. Mi pare invece che il dirigente Valentino abbia svolto bene il suo compito, così come sono esattamente in disaccordo sul ruolo che ha assunto negli ultimi due anni dell’amministrazione Giannatempo il facente funzione Casamassima. Una specie di dirigente onnivoro che sta a Ofanto Sviluppo, dirige il settore sociale, gestisce il Palazzetto. Dobbiamo rimettere ordine in queste espansioni esagerate.
Come saranno reclutati i successori? Qualche nome lo si può già fare?
Noi ce li abbiamo, saranno di nomina sindacale, ma nomi non ne posso fare perché, ripeto, li ho contattati ma devo aspettare conferme. Per i servizi sociali, per esempio -l’ho detto pubblicamente- a Maria Dettori, ex dirigente del nostro Comune a questo settore, che ha lasciato un ricordo splendido tra assistiti, cooperative e associazioni, ho chiesto una disponibilità generica che si può dare a un candidato sindaco. Tornerà da Cagliari per accettare l’incarico. Per l’ufficio tecnico aspetto una conferma ufficiale. Per il settore finanziario ci guarderemo qua vicino, dietro l’angolo di casa. Più di tanto non potevo spingermi a richiedere disponibilità senza essere il sindaco (sorride). L’ho fatto per non diluire nel tempo le scelte.
Per la giunta che tempi prevede? La sua vittoria ha segnato una svolta epocale, la politica partitocratica ne esce fortemente ridimensionata con l’azzeramento della classe dirigente degli ultimi vent’anni. Avrà una giunta all’altezza dell’impresa? Qualche nominativo già c’è?
Voglio fare subito la giunta, nei tempi più brevi possibili. Se dobbiamo essere cambiamento, lo dobbiamo essere anche in queste cose, meno sostanziali ma pure significative. Non esiste che debbano passare due-tre mesi, come l’abitudine recente. Non dobbiamo pesare col bilancino, lo spirito della coalizione è uno spirito di servizio. Qualche nominativo c’è nella mia mente. Non ho ancora, per motivi evidenti -ho vinto stanotte- effettuato qualche tipo di confronto con la coalizione, ma ho ben in mente una serie di nomi. In qualche caso ho in mente persone che hanno già avuto esperienza amministrativa indietro nel tempo, non in queste attuali o nella scorsa legislatura. Dal fine settimana la dobbiamo risolvere la composizione della giunta.
Immagina dei ruoli per Tatarella, suo ritrovato fervente sostenitore in continui richiami e appelli al voto?
Sinceramente non mi sono posto la questione. Non credo interessi a Salvatore. Non lo so. Lo affronteremo quanto prima.
Per mister preferenza, Leonardo Paparella, che premio c’è? Rino Pezzano?
Guardiamo alla competenza e all’efficienza. Non abbiamo mai fatto un discorso di premi e non credo questo sia in discussione. Chiaro che poi abbiamo tutta una serie di cariche da assegnare, dalla presidenza del Consiglio, le varie agenzie. Non ci sono solo gli assessorati. Poi ci saranno le varie competenze delegate dal sindaco. Io immagino un’amministrazione da sei assessori, il sindaco e i consiglieri che dovranno avere un ruolo, e, oltre a quelli, il reclutamento di una serie di amministratori che gestiranno le deleghe dirette dal sindaco. La delega alla zona industriale potrei affidarla a un cittadino che gode della mia fiducia. Così come ci potrebbe essere il delegato al Palazzetto: quando ho sentito che Giannatempo presiedeva le riunioni per stabilire gli orari degli allenamenti, ho capito che non faceva il sindaco ma il bidello del Comune.
Ha gli occhi puntati addosso. Le hanno promesso un’opposizione senza sconti. Non sarà facile governare una maggioranza a sei liste. Se dovessero prevalere ambizioni personali che ingolfano la macchina amministrativa, al punto da compromettere l’autonomia e libertà di azione del suo governo, è disposto a rimettere il mandato?
Non solo non credo di correre questo rischio, ma nemmeno la più lontana ipotesi. Il gruppo lo conosciamo già: è un gruppo coeso, fatto di persone che hanno sposato questo progetto con tutto il cuore, con tutta la passione. Sono disponibili a qualunque tipo di sacrificio. Non avrò nessun tipo di problema. Tutto avverrà come ci si è comportati fino ad oggi, da quando esiste La Cicogna, la coalizione. Non abbiamo avuto mai tensioni fra candidati, non ne avremo nemmeno tra amministratori. Lo escludo nella maniera più assoluta.
È il sindaco di tutti. Crede ci saranno difficoltà a ricucire il rapporto con chi non la vede di buon occhio?
Intendo aprire un dialogo con tutti coloro che verranno in Consiglio comunale senza atteggiamenti pregiudiziali. Quello che dico faccio. Se dico che faccio il sindaco per cinque anni e me ne vado, non è per annunciare un bel gesto, è per dire a tutti quelli che siederanno in Consiglio comunale e che intendono svolgere in futuro attività politica, che il sindaco non è il Gentile né il Giannatempo della situazione, ma un soggetto che io immagino quasi terzo rispetto alle forze politiche che si devono rifondare. Farò un discorso apertissimo sia a destra che a sinistra. Vorrei che dopo i miei primi e ultimi cinque anni il centrodestra e il centrosinistra ripartissero da quelli che sono gli attuali schieramenti, rinforzati da personale politico preso dal mio serbatoio. L’esperienza cambiamento che ruota intorno a Franco Metta, non è riproponibile, dopo che Franco Metta va a casa, con un simil Franco Metta.
Comincia e finisce in questi cinque anni. Alla fine di questi cinque anni vorrei restituire a questa città un centrodestra e un centrosinistra di quarantenni ugualmente capaci. Immagino una competizione fra Rino Pezzano candidato per il centrosinistra, che non sia Cerignola democratica ma l’intero centrosinistra, con una candidatura del centro rappresentata da Loredana Lepore, una candidatura del centrodestra, non so, rappresentata da Paolo Vitullo, col quale ci sia Antonio Lionetti che viene dalla Cicogna. Nessuno ha mai capito una cosa: non voglio distruggere i partiti, voglio rifarli. Sono nato in un partito e non funzionava. Ho tentato dopo trent’anni di ritornare in un partito e non funzionava. Me ne sono andato, mi sono costruito il mio movimento, l’ho rinforzato. Ma non per abbattere i partiti, per costringerli a rinnovarsi. E ho dato una martellata al centrodestra, da uomo del centrodestra. L’ho abbattuto per primo perché era il più debole. Non hanno avuto iniziativa. Se si fossero dissociati due anni fa, le cose sarebbero andate diversamente.
Farò un’apertura che vi sorprenderà, per quanto vasta e ampia. Lo stesso discorso lo farò al centrosinistra, al netto della posizione del filosofo agli ordini della Gentile. Porrò loro il problema di giudicare la giunta sui provvedimenti. Non pregiudizialmente, e non perché sia antipatico. Ho questa personalità: a me uno o mi odia o mi ama. Non ci stanno vie di mezzo. Mi odiano e insultano con una costanza da psichiatria tutti quelli che non mi hanno mai frequentato. Da dove viene questo acrimonia? Forza Italia vuole fare politica con Gianvito Casarella, infantilismo politico allo stato puro, o vuole fare politica seriamente? Sarà una sfida dura per loro. Mi devono giudicare su quello che faccio, errori strategici, clientelismo. Devo fare il Pug? Perché tenere Forza Italia fuori dalla possibilità di contribuire e dare indicazioni, se Paolo Vitullo è un professionista con competenze? Lo stesso dicasi del centrosinistra, con le proprie competenze. Questo farò.
E il dialogo regionale? Che rapporti ha il sindaco con il governatore pugliese Michele Emiliano?
Non l’ho sentito più dopo le primarie a Cerignola, quando Michele è venuto legittimamente a sostenere la candidatura di Sgarro. Dopodiché è sparito. Politicamente che significa? Perché non è venuto a fare campagna elettorale al ballottaggio? Il suo primo commento è stato “inspiegabile sconfitta del Pd”. È un’esca. Gliela spiego io la sconfitta del Pd. Il Pd non ha classe dirigente, ha una dittatrice che sta progressivamente perdendo la propria credibilità e che ha fatto due cazzate internazionali: la riunione all’Oasi ha disgustato contemporaneamente l’elettorato di centrosinistra e centrodestra -non mi poteva fare regalo maggiore- e sui rifiuti sono stati sempre in difesa. Gli imprenditori della zona industriale fanno un manifesto, loro replicano con un finto manifesto, firmato dagli altri imprenditori della zona industriale. Se lo sono inventati. Durante la campagna elettorale del ballottaggio abbiamo avuto la percezione precisa che stavamo sfondando a tutta forza, col nervosismo palpabile del candidato sindaco del centrosinistra senza rispetto per le regole, allontanato per il braccio dai seggi. Quanti voti avrà perso per quel video l’ultimo giorno?