È Franco Metta il nuovo sindaco di Cerignola. Con un risultato di 55,51% a 44,49% (12.359 voti a 9.904), l’avvocato penalista ce l’ha fatta a recuperare nel turno di ballottaggio la distanza di dieci punti percentuali rispetto al suo competitor, Tommaso Sgarro, candidato sindaco del centrosinistra. Subito è scoppiato il delirio nel suo comitato quando Metta è apparso avanti all’avversario in quasi tutte le sezioni. Abbracci, baci e cori da stadio per Franco. “La dimostrazione che la coerenza paga – ha detto Metta -. Cerignola non è una città diversa dalle altre, ha solo sofferto vent’anni di mal governo e aveva voglia di alzare la testa. E ci siamo riusciti”.
Per il rivale piddino la “volata” a Palazzo di Città si ferma al secondo turno. Un esito inaspettato per la coalizione di centrosinistra in odore di vittoria. La rimonta per il neoeletto sindaco, sostenuto dal pacchetto a sei liste della coalizione del Cambiamento (“La Cicogna”, “Metta Sindaco”, “Cerignola Democratica”, “Ricambio Generazionale”, “i-Cattolici”, “Cerignola produce”), si è giocata tutta sulla leva ambientale. Ha colpito nel segno l’allarme lanciato dai palchi dei comizi e nel porta a porta per le vie della città sui vagoni monnezza all’interporto, snodo di smistamento per il successivo trasferimento in discarica nel progetto presentato a luglio scorso da Ferrovie del Gargano e Regione Puglia.

La caccia all’ultimo voto, che ha portato il candidato sconfitto a stringere l’ormai noto patto dell’Oasi di Claire con Ncd e pezzi della maggioranza uscente di Giannatempo deve aver influenzato negativamente l’elettorato. Non ha trovato consensi l’appello alla “consiliatura costituente per Cerignola” e l’esito delle urne hanno accordato fiducia al “sindaco di garanzia”, che nel suo ultimo appello al voto, invitava a scegliere “il male minore”. Dalla sconfitta del 2010, quando al suo esordio elettorale come candidato sindaco, da outsider, conquistò oltre 8mila voti, il movimento politico messo in piedi dall’uomo del “S’ò f’è”, ne ha fatta di strada.
Esaurita la fase mettacentrica, negli anni di opposizione dai banchi del Consiglio e perseguendo la strada del faccia a faccia con la cittadinanza, parlando alla gente dai palchi dei comizi mensili, entrando settimanalmente a mezzo radio nelle case dei cittadini, “La Cicogna” ha cambiato penne, strutturandosi in modo tale da esprimere al suo interno pezzi di società civile. Incamerando il sentimento delle giovani generazioni, dei moderati laici, della sinistra messa alla porta dal pd gentiliano, delle categorie produttive. Con una carrellata di facce nuove e poco popolari, mantenendo fede alla necessità di rinnovamento della politica, mentre si consuma la crisi della forma partito. Una vittoria che ha il sapore di un riscatto per il neosindaco eletto e che apre un nuovo scenario politico, spazzando via le consuetudini dell’alternanza di governi di centrodestra e centrosinistra, aprendo le porte al civismo organizzato. Nota a margine, tra i delusi c’è anche Gerardo Bevilacqua. Il “Ribellione” era presente nei pressi della sede Pd, a sostegno di Sgarro.