Entra nell’occhio del ciclone Sanitaservice Bari, la società in house dell’Asl. Questa volta l’accusa che arriva dal sindacato Usppi riguarda lo “sperpero” di denaro pubblico. “Sono mesi che denunciamo le anomalie e le irregolarità della gestione Sanitaservice dell’Asl di Bari – dichiara il segretario regionale Nicola Brescia -, abbiamo ‘scoperto’ che l’amministratore unico ha affidato incarichi, consulenze e gare sulle forniture dei servizi, negli ultimi anni, contravvenendo le norme per l’ anticorruzione che sono state previste per garantire i principi di equità, trasparenza ed economicità. La legge vuole che siano bandite gare ad evidenza pubblica con la necessaria e dovuta pubblicazione, ma basta vedere il sito di Sanitaservice e si scopre che non è stato pubblicato alcun bando”. E continua: “Chiediamo al direttore generale dell’Asl di intervenire subito per porre fine a questa emorragia e sperpero di denaro della cosa pubblica che l’amministratore unico gestisce come un orticello privato”. Ed ancora: “Somme elargite per spese legali che si sarebbero potute evitare a seguito di ben 52 conciliazioni sindacali, del tutto inutili, se il manager della società avesse dato seguito per tempo alle giuste e corrette procedure, al tempo richieste dall’Usppi”.
La denuncia del sindacato riguarda tutte le scelleratezze perpetrate nel corso di questi ultimi anni, tra le quali, la presenza nella Sanitaservice di un funzionario dipendente dell’Asl, da questa stipendiato, sul quale non c’è alcun tipo di controllo da tre anni dalla stessa azienda sanitaria. L’Usppi si chiede come è possibile che ciò avvenga? Dove timbra il dipendente? Chi controlla il suo operato? Vi è un provvedimento formale della Asl che autorizza il dipendente a “lavorare” presso la Sanitaservice? Eppure si licenzia per molto meno.
“Ma clamoroso e del tutto pazzesco – prosegue Brescia – è che l’amministratore unico di Sanitaservice continua a porre in atto ancore le sue nefandezze pur non essendone legittimato, visto che, dal 4 ottobre scorso, lo stesso ha rinunciato allo stipendio per riottenere la pensione. I vertici della Asl, non hanno mai autorizzato, con provvedimento formale, il proseguimento dell’incarico, così come prevede la nuova normativa vigente (Legge Renzi). L’Usppi ha invitato più volte il neo direttore generale ad intervenire immediatamente, “per verificare se le denunce in questione siano fondate e nel caso, rendere nulli, in quanto illegittimi tutti gli atti e provvedimenti che sono stati posti in essere nello stesso periodo in poi, e ove necessario destituirli”.
“Un danno economico che ricade sulla collettività, in senso lato, e che mette in luce quanto sia necessario vigilare sulle gestioni di ‘manager’ connotati da imprudenze, negligenze e da macroscopici errori commessi per superficialità nell’amministrare la “cosa pubblica”, conclude Brescia.