Continua la mobilitazione della Cisl Poste che ha indetto, nelle prime due settimane di aprile, assemblee in tutti gli uffici postali della provincia di Foggia, così come già fece nel mese di febbraio scorso quando Poste annunciò il piano di chiusura e razionalizzazione di uffici postali in tutta Italia, coinvolgendo anche la provincia di Foggia. “Il piano è stato momentaneamente sospeso – ricorda la segreteria territoriale – proprio grazie all’agitazione dei lavoratori, dei cittadini e dell’associazione dei Comuni, che hanno costretto i vertici di Poste italiane a fare dietrofront, se non prima del confronto con il Governo previsto per martedì 7 aprile in Senato”.
Nel frattempo la Cisl Poste non abbassa la guardia, anzi continua l’azione, sollecitando la risoluzione di altri problemi, più specifici del territorio, come quello degli organici oramai insufficienti da tempo: “E’ un problema cronico quello della carenza di personale – dice il Segretario Generale della Slp Cisl Foggia, Antonio Lepore – tra pensionamenti, mobilità professionale e trasferimenti paghiamo un deficit di almeno 40 unità in meno, che l’azienda a tutt’oggi non ha rimpiazzato. Infatti, le risorse applicate agli sportelli in questa provincia sono appena 420, che devono servire una popolazione di ben 700.000 cittadini cui dobbiamo aggiungere oltre 20.000 cittadini stranieri aventi dimora abituale. Le lunghe attese e i reclami della clientela sono all’ordine del giorno, quotidianamente vengono distaccate risorse da alcuni Comuni ad altri (come accade a Torremaggiore, Lucera, Cerignola, Manfredonia, Orta Nova, San Giovanni Rotondo, Trinitapoli ed in altri piccoli uffici della Daunia come Accadia e Castelluccio Valmaggiore). Tutto ciò per permettere l’apertura fisica degli uffici, mentre in città si stenta ad avere un presidio degli sportelli degno di un capoluogo di Provincia (pensiamo alla succ.1 – via Testi, alla succursale 3 – via Crostarosa, alla succursale 5 – via Kennedy, alla succursale 2 – piazza C. Battisti). E il peggio deve ancora venire – prosegue Lepore – allorquando arriveranno le ferie estive, visto che non si prevedono sostituzioni per il personale che andrà in ferie, con gli uffici del Gargano, come Rodi, Peschici, Vieste e Vico, che andranno in sofferenza”.
Eppure, Poste Italiane la soluzione l’avrebbe in casa: “Basterebbe trasformare a tempo pieno il personale part-time applicato a tutt’oggi negli uffici per risolvere la questione carenza personale”, osserva la Cisl Poste, sindacato di categoria maggiormente rappresentativo in Capitanata. “Abbiamo circa 100 risorse con contratto part-time che attendono ormai da anni la trasformazione in full-time. E’ una soluzione che sollecitiamo da tempo all’azienda, sia per ridurre il disagio sociale a questi ragazzi, che ovviamente non possono programmare un futuro, sia per la clientela, che finalmente vedrebbe le postazioni presidiate ed operative e non a singhiozzo come succede adesso”.
La Cisl Poste, inoltre, esprime preoccupazione per le nuove strategie aziendali, che premono per coniugare conformità delle procedure (dato essenziale per entrare in borsa entro fine anno) e produttività, di fatto generando un clima di tensione, con un forte innalzamento delle sanzioni disciplinari nei confronti dei lavoratori e una pressione commerciale fuori dai protocolli concordati a livello centrale. “Spesso il cliente giustamente si spazientisce per le lunghe attese, dovute certamente alla carenza di personale, ma anche alle procedure molto rigide e fiscali, che gli operatori devono seguire. Questo ovviamente comporta un prolungamento dei tempi, ma i cittadini devono sapere che in caso di non conformità di dette procedure l’azienda è pronta a sanzionare i dipendenti con provvedimenti disciplinari, che possono sfociare anche al licenziamento. A questo si aggiungono le pressioni commerciali, dove l’operatore deve esser veloce col cliente, conforme nell’operatività e ‘proattivo’ commercialmente. Una situazione insostenibile per la quale il sindacato deve intervenire sia a tutela del lavoratore ma anche del cliente stesso”.
Le assemblee interesseranno le prime due settimane del mese di aprile e porteranno ovviamente ritardi nelle aperture e altri disagi: “Ci scusiamo con la clientela – conclude Lepore – ma è l’unica strada per farci sentire, anche a loro tutela. Solo con le assemblee di febbraio, siamo riusciti a far sospendere il piano di chiusura degli uffici, adesso vogliamo che l’azienda dia tutela ai lavoratori e qualità ai cittadini”.