Mafia foggiana e garganica, bande paramilitari a Cerignola, infiltrazioni criminali negli istituti di vigilanza. Tanta carne al fuoco in Capitanata dove la cronaca, negli ultimi mesi, è finalmente (è il caso di dire) finita anche sulle testate nazionali. La situazione è allarmante a tal punto da attivare lo Sco, Servizio centrale operativo di Roma (una sorta di 007 moderni) che domani sarà a Foggia per affrontare tutte le questioni più calde assieme ai magistrati della Direzione nazionale antimafia. Lo Sco non è altro che l’organo centrale che coordina le Squadre mobili nazionali ed è nato soprattutto per contrastare la criminalità organizzata e le infiltrazioni nei settori dell’economia.
A volere fortemente l’incontro è il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe che ha chiesto un’accelerata dopo l’omicidio di Angelo Notarangelo, boss di Vieste freddato da un commando di killer sul Gargano. Ogni zona della Capitanata ha la propria specificità criminale, per questo gli agenti dello Sco vogliono fare maggiore chiarezza sul fenomeno malavitoso a Foggia e provincia (Mappa della mafia nel nostro territorio). Il vertice vedrà la partecipazione di tutte le forze dell’ordine.
Non sarà tralasciato nulla. Dal traffico dei rifiuti (che ha visto nell’operazione Black Land solo la punta dell’iceberg) agli imprenditori collusi, fino alla mafia dei colletti bianchi. Fatti e sistemi più volte raccontati da alcuni rappresentanti istituzionali come l’ex prefetto, Luisa Latella e il questore di Foggia, Piernicola Silvis.
Al netto delle dinamiche all’interno dei clan e delle operazioni che hanno via via messo sotto pressione la criminalità pugliese, il fenomeno non è assolutamente in declino, anzi, sembra essere più che mai attivo e sempre più difficile da decifrare. I clan che si spartiscono i territori da Bari a Taranto, passando per Foggia sono presenti e attivi, ed è proprio da questi che sono scaturiti negli ultimi anni gli episodi più cruenti consumati all’interno della malavita pugliese. In particolare, e la denuncia è anche arrivata nelle audizioni di Latella e Silvis nel 2014, nel Foggiano le manifestazioni anche violente stanno assumendo una piega particolarmente sfrontata.
In Capitanata non arrivano le “collaborazioni” di Sacra corona unita, ‘ndrangheta, camorra o Cosa nostra, ma è presente una mafia autoctona che tiene in mano il territorio e si infila pure negli appalti pubblici, nel riciclaggio di denaro nei centri scommesse, nelle aziende del fotovoltaico, passando per le più classiche estorsioni e spaccio di droga.
Prendiamo il caso degli istituti di vigilanza. Latella li definì “una iattura” raccontando alla presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, della consuetudine di collocarvi all’interno figli e nipoti di noti capi clan. L’ex prefetto revocò la licenza a circa una dozzina di istituti di vigilanza proprio per “infiltrazioni criminali”.