“Arca” o ex Iacp. L’edilizia residenziale pubblica è al centro della nuova polemica regionale. Per qualcuno, gli enti messi in piedi proprio quest’anno, rappresenteranno l’ennesimo carrozzone per le nomine, con costi esorbitanti. Facendo due calcoli, infatti, il costo delle tecnostrutture per le cinque agenzie (una per provincia) sfiorerebbe un milione e mezzo di euro: cinque amministratori unici e cinque direttori di agenzia, quindici sindaci (tre per ciascuna delle cinque Arca), ben quindici componenti Oiv, cinque strutture tecniche permanenti di supporto Oiv con un numero imprecisato di dipendenti, cinque strutture per il Centro Regionale di Servizio per le agenzie, cinque commissioni inquilinato di 16 componenti ciascuna, cinque uffici stralcio.
Tutto per gestire decine di milioni di euro (soldi dei cittadini) per garantire quel “diritto all’alloggio” che dovrebbe mitigare l’ormai eterna “emergenza abitativa” delle città. Il ritorno alla politica, e ai manager, è stato fortemente voluto dalla Giunta guidata da Nichi Vendola (assessore Angela Barbanente) dopo anni di commissariamento. La bocciatura delle vecchie gestioni, infatti, è passata attraverso la nomina di commissari prefettizi. Foggia, nel quadro generale pugliese, continua ad essere un caso di specie. Non solo per la mole della riscossione (8-10 milioni di euro), ma per gli interessi che hanno contraddistinto questo capitolo della storia urbanistica capoluogo dauno. Il tema, infatti, è stato per lunghi anni al centro del dibattito politico.
Nell’ultimo bilancio di missione (135 pagine sul periodo 2005-2010) emerge bene il quadro che hanno dovuto affrontare amministratori e commissari (l’attuale commissario Arca Foggia è Donato Cafagna, che dal 2001 si è alternato nell’incarico con Armando Stefanetti), sono snocciolate le cifre di un istituto strategico: 700 alloggi gestiti e 60 dipendenti. Ma dal 2010 in poi si registra una spaccatura netta rispetto al passato. Da allora, infatti, anno dell’approvazione della graduatoria degli aventi diritto, sono stati assegnati poco meno di 20 alloggi, tra i quali quelli problematici di via Einaudi. Dopo è calato il silenzio, rotto soltanto dal bando – senza particolari paletti restrittivi – per la selezione dei nuovi manager. Unico elemento indispensabile, l’esperienza di almeno 5 anni di amministrazione di un ente simile. Sul punto, il consigliere regionale di Forza Italia Pietro Lospinuso ha inoltrato una interrogazione alla Giunta regionale: “Nel bando – ha scritto polemicamente – non sono indicati i requisiti per la presentazione delle candidature. O meglio, i requisiti sono assolutamente generali, come la cittadinanza italiana, il godimento dei diritti civili, non aver riportato condanne penali in passato e la dichiarazione di disponibilità a garantire un impegno esclusivo per la durata dell’incarico. Manca, pertanto, qualsiasi requisito serio in grado di operare una seppur minima selezione, come il titolo di studi, per esempio, se non un rinvio all’articolo 9 della legge regionale numero 22 del 2014 che, però, parla solo genericamente di ‘esperienza gestionale o amministrativa’”.
A rifarsi vivo, in contrapposizione alla pletora di nomi vendoliani, l’ultimo manager dell’ex Iacp, Paolo Belmonte (in carica dal 1995 al 2001). “È un passaggio decisivo questo – afferma a l’Immediato -, possiamo giocare una partita importante che donerà nuovamente dignità ai cittadini più svantaggiati ma, al contempo, permetterà nuove assunzioni attraverso un piano di dimissioni e reimpiego delle risorse regionali. Siamo nella fase in cui è necessario il passaggio di consegne dai commissari alla politica”.