L’italiano nel mondo. Alla vigilia delle prove del Tfa per l’abilitazione di nuovi insegnanti torniamo a parlare al mondo della scuola e questa volta l’accento è posto sulla lingua italiana e sulla sua diffusione. L’italianista Gianluigi Beccaria ricorda: “per prima è venuta la lingua. Non c’era ancora la nazione, ma da secoli esisteva un’unità linguistico-letteraria nazionale: sono le lingue che fanno i popoli, non i popoli già costituiti che fanno le lingue […]. La coscienza e la volontà di unione si sono costituite soprattutto su un valore culturale (la lingua delle letteratura, la sua validità e la sua tenuta) che ha prefigurato, sin dalle Origini, un’unità immaginata e inseguita come un desiderio (Beccaria, Mia lingua italiana, Einaudi 2011). Martedì a Palazzo Vecchio a Firenze si son riuniti gli Stati Generali della Lingua italiana nel Mondo e il ministro Giannini ha lanciato l’idea di una lingua che sia motivo di coesione nazionale anche per i figli degli immigrati con l’istituzione di una classe di concorso per la formazione di insegnanti che si dedichino a questi ultimi. L’italiano dunque è stato presentato come strumento di integrazione nonostante la nostra lingua sia in perdita nei Paesi della vecchia Europa a differenza dell’Est europeo e dei Paesi di area magrebina, dove invece si registrano dati confortanti. La lingua italiana viene così lanciata per essere uno strumento di uguaglianza, ma anche per diventare un vettore economico del brand Italia: ad esempio la società Dante Alighieri sta attivando scambi con la Cina anche per incentivare la conoscenza dell’italiano nelle zone asiatiche.
L’Italia, in inglese, nel mondo. Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, ha ricordato di recente la protesta di Carlo Azeglio Ciampi quando seppe della decisione della Commissione europea di non tradurre più gli interventi in lingua italiana. Ma se da un lato c’è la necessità che la lingua di Dante vada per il mondo tentando di diffondere la sua conoscenza, dall’altro vi è la concreta esigenza che il brand Italia, in ambito culturale, sia conosciuto ovunque e per far questo occorre rivolgersi alla lingua degli affari, la lingua inglese. Il Domenicale del Sole 24 ore, con un disegno editoriale che coinvolge anche Italy 24, ha scelto di diffondere il Made in Italy della cultura con una sezione in lingua inglese e domenica scorsa è stato presentato un numero speciale per lanciare il progetto, nato da un collaborazione con il Sud dell’Italia. «In collaborazione con il Forum Universale delle Culture di Napoli e della Campania – dichiara il responsabile Armando Massarenti – abbiamo così realizzato otto pagine che rispecchiano i contenuti più significativi della Domenica del Sole. Queste pagine costituiscono una vera e propria edizione in lingua inglese per mostrare concretamente come questo supplemento può farsi portavoce della nostra identità nazionale, selezionando il meglio della produzione culturale del Paese». Massarenti invita la cultura italiana ad andar per il mondo aiutata dalla lingua inglese di cui ormai ognuno di noi ha una certa conoscenza, e questo numero servirà non solo per decantare le meraviglie italiane, ma anche per metterne in luce le carenze e le debolezze, cercando di giovarsi dell’esperienza internazionale, ad esempio nella gestione del patrimonio artistico. L’iniziativa, che a un primo sguardo potrebbe sembrare una deminutio della nostra lingua, è stata in realtà ben accolta dai molti ricercatori che si trovano nelle università estere e che potranno non solo essere informati sullo stato di salute della loro cultura in maniera più puntuale, ma potranno anche far leggere ai loro colleghi l’Italia della cultura (da dove provengono), che sta imparando a guardare al mondo economico e che spera di ricollocarsi sul mercato, dopo un lungo periodo di stagnazione.