“Chi non è a sostegno del primo cittadino del comune capoluogo è fuori da Forza Italia e dalla nostra coalizione, e sarei curioso di conoscere i sottoscrittori della sua candidatura alla Provincia”. La scomunica del senatore Lucio Tarquinio nei confronti di Paolo Mongiello e la domanda sibillina su chi avrebbe sottoscritto il suo nome, hanno fatto esplodere lo scontro in Fi. Stamattina l’ex capogruppo a palazzo Dogana ha indetto una conferenza stampa per chiarire: “Sono e resto in Fi contro qualunque epurazione sudamericana, pronto a portare direttamente ai vertici romani quanto succede a Foggia. Qualcuno pensa che questa sia una prova di muscoli e di ingordigia di potere? Ha sbagliato”.
Tentennamenti sulle firme per confermare il suo nome: “Qualcuno prima ha detto sì, poi mi ha richiamato per dire di non contare su di lui”. “Razzismo”, ecco quello che vuol dire tracciare i recinti: “Così diamo ragione a chi ha schifo della politica, Fi deve essere rifatta e i tanti amministratori che si impegnano sul territorio devono trovare un conforto, un luogo di discussione che in questo partito manca”.
Si va avanti con due candidati, il risultato è tutto da scrivere ma insomma, il concetto è questo: non si può imputare agli eretici quello che sarà il risultato di queste elezioni indirette.
Ricompattato anche il fronte del dissenso. Accanto a Paolo Mongiello, il coordinatore della Destra Agostinacchio che di strali alla coalizione di Landella ne manda da dopo le elezioni per avere “ignorato” il suo partito nella formazione della giunta. Hanno molti dubbi sul tavolo per le regionali che si è formato a Roma, probabilmente ne prenderanno le distanze.
Antonio Potenza (presente in conferenza stampa) vota Mongiello presidente e Torelli, il suo vicesindaco candidato in una civica, come consigliere. “Fitto a Sirmione dice che serve dibattito”, osserva Potenza. Mongiello vede l’eurodeputato come la “stella polare che deve guidare il centrodestra”. Nei fatti Potenza si lamenta di essere convocato quando bisogna organizzare i pullman per Bari “lui ne porta sempre tantissime di persone”, e della mancanza di dibattito per il territorio. Tarquinio dà per scontato che Potenza volesse candidarsi, lui smentisce: “Non auguro nemmeno al mio peggior nemico di fare il sindaco, cosa difficilissima, figuriamoci se volevo fare il presidente”.
La partecipazione in Fi, una discussione che si poteva aprire prima ma che, probabilmente, è stata influenzata dal procrastinare il nome del designato salvo presentarlo senza consultarsi con nessuno. All’orizzonte, anche, le regionali e la lotta per le liste. Landella ottenne quasi 7mila voti, un patrimonio che potrebbe essere trasferito a persone a lui molto vicine, ma non è un’operazione semplice. Mongiello scalpita, Tarquinio legge la mappa della Capitanata come la battaglia navale contro i suoi sottoscrittori ed elettori.