“I professori mi hanno ‘comandato’ di andare a leggere le carte, ed io da scolaro diligente l’ho fatto. Sono pure stato a Nardò ed ho acquisito e letto le carte, ma ho letto anche il territorio, il paesaggio e sono stato nel luogo dove avrebbe dovuto sorgere il Resort Sarparea, tra gli ulivi secolari, per la verità non tutti contrassegnati dal ‘codice d’identificazione univoco'”.
Così il Vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Marmo, che ha incontrato gli investitori della Sarparea srl. “Le ‘carte’ mi hanno detto chiaramente che il ‘no’ della Regione alla realizzazione del Resort (Leggi) è stato l’ennesimo freno ideologico allo sviluppo della Puglia. Rafforzato da un iter burocratico farraginoso, nonché dalla mancanza di coordinamento e comunicazione tra i vari uffici regionali. Quel che è più grave in questa situazione – precisa -, è stata la colpevole assenza d’iniziativa politica della giunta regionale; ma come? Il presidente si reca a Stoccarda per la Porche e non invita a Bari, nei suoi uffici, gli investitoti anglo-americani che spendono cinque milioni di euro per acquistare i terreni, con la prospettiva di spenderne altri 70 e far lavorare oltre un centinaio di persone? Ovvero non sollevano il sedere dalla poltrona per recarsi lì, a Nardò, a discutere con loro e con l’amministrazione? E’ possibile che questi signori debbano attendere 6 anni dico sei (inizio 27 gennaio 2009)?”.
“Ho atteso di visitare personalmente il posto e parlare direttamente con gli interessati, prima di replicare alla nota dell’assessore alla tutela di tutto e del niente. Nell’esprimere il suo parere negativo, la Regione non ha tenuto conto, o avrà fatto finta di dimenticare, della trasformazione edilizia (anche questa boicottata per ben 13 anni dall’ideologia ecologista e dalla gretta burocrazia) dei terreni limitrofi, ricadenti tutti nello stesso perimetro del ‘Comparto 65’, e consistente nella realizzazione di un insediamento produttivo a carattere turistico – alberghiero, in attuazione del Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 984 del 21 novembre 2007, che dava efficacia all’Accordo di Programma sottoscritto dalla Regione Puglia ed il Comune di Nardò per la realizzazione del complesso turistico da parte della Società “Villaggi Vacanze SO.VI.VA spa”. Si autorizza legittimamente il confinante e si dice no a Sarparea. Roba dell’altro mondo!”. Poi prosegue: “Ho potuto accertare, durante la mia visita, l’impegno della società a rendere fruttuoso un oliveto, prima abbandonato e improduttivo, dove oggi una cooperativa locale produce olio extravergine, bloccata peraltro, nell’attività di cura della piante, da denunce contro ignoti dei solititi protettori del nulla. Ho constatato l’impegno scritto della Società, nelle tavole di progetto, a mantenere un’altezza dei manufatti al di sotto della chioma degli ulivi, disposta anche nella relazione alla Vas, e a non sradicare nemmeno una pianta. A rendere invece ben visibili, da apposite aperture finestrate, sia le radici che le chiome. Ho visto anche quanto sia ampio lo spazio tra gli alberi, altro che danno alle radici”.
“Nelle intenzioni degli investitori e dei progettisti – conclude Marmo -, il Resort dovrà funzionare secondo la logica di un ‘albergo diffuso’ con stanze ampie e non ville: ogni unità abitativa sarà variabile secondo dello spazio disponibile, tenendo conto dell’altezza della chioma e dall’apparato radicale. Nessun conforto può dare, infine, alla decisione della Regione, il comunicato dell’Inu (Istituto Nazionale di Urbanistica) che, molto probabilmente pilotato, sbaglia solennemente nel sostenere che è necessaria una variante, perché quel terreno non è agricolo, ma è già edificabile, secondo le previsioni del vigente PRG: comparto 65, zonizzazione C5. Pertanto, posso confermare che questa vicenda rappresenti plasticamente il paradigma burocratico che blocca lo sviluppo della Puglia, che rappresenta il fallimento del centrosinistra e del suo impegno nel frenare ogni input di sviluppo grazie al quale oggi la Puglia vive una situazione drammatica di crisi economica, molto più di altre Regioni. Siamo, in pratica di fronte ai respingimenti degli investitori”.