Un investimento di 70 milioni di euro salta all’aria e scoppia il caso politico. L’”ecoresort”, il villaggio vacanze rispettoso dell’ambiente e destinato a segmenti di clientela facoltosi proposto a Nardò, nel cuore del Salento, dagli imprenitori Alison Deighton e Ian Taylor fa discutere: “Il caso degli imprenditori inglesi che hanno sbattuto la porta, facendo dietrofront sul resort di Nardò – spiega il consigliere regionale di Forza Italia Aldo Aloisi – legittimerebbe le dimissioni di massa di questo centrosinistra. Una vergogna che ammazza un territorio affamato di lavoro e dimentica teorie keynesiane sugli investimenti. Per cosa? Per limiti del Piano Paesaggistico smentiti persino dal Tar. E per queste ragioni inesistenti, la Giunta ha sfilato il cartellino rosso per imprenditori pronti ad investire 70 milioni di euro nel Salento, con straordinarie ricadute occupazionali. È un’offesa, una ferita profondissima inferta al nostro territorio”.
Il caso
I due imprenditori americani hanno comprato sei anni fa un terreno in località Sant’Isidoro, come raccontato dal Corriere della Sera: “C’era tutto: mare, terra, ulivi. Mal tenuti devo dire….Abbiamo dovuto curarli, poi ho speso una fortuna per costruire i fossi. Era una zona semi abbandonata, l’abbiamo resa di nuovo produttiva”. Il progetto era quello di “fare qualcosa che valorizzasse l’ambiente e attirasse una clientela alta, in modo da creare anche sviluppo, con una scuola di cucina, un centro legato a Slow Food Italia…Il comune di Nardò era entusiasta”, dice la Deighton, intervistata dal Corsera. Anche gli ambientalisti lo definivano “stellare” e i sindacati hanno persino “occupato il comune per appoggiarci”. Si parla di un investimento da 70 milioni di euro per i quali la regione Puglia e l’amministrazione comunale, dopo il cambiamento politico della giunta, non sembrano dimostrare interesse, a detta dei promotori.
Una regione allo sbando?
“In Puglia non c’è solo la mancanza di certezze nell’iter burocratico, che per un imprenditore è la morte; un’altra cosa frustrante è la mancanza di interesse. Come se un progetto di ecoturismo da 70 milioni di euro non interessasse alla Regione”, dice ancora la Deighton. Dopo il cambio dell’amministrazione, (passata da una giunta di centrosinistra ad un’altra nel 2011, dopo un periodo di commissariamento prefettizio) “abbiamo perso gli interlocutori, ci siamo rivolti alla Regione, ci siamo impantanati”. I due imprenditori hanno anche percorso la via giudiziale, rivolgendosi al Tar che “gli ha dato ragione” in prima istanza “ma ora tocca al Consiglio di Stato” e l’udienza potrebbe arrivare fra due anni. Nessuno in regione, spiega l’imprenditrice, gli ha chiesto soldi, “non è un problema di corruzione. La cosa impressionante è il livello di disinteresse”. E ora cosa faranno? “Quando l’incertezza si prolunga, per un investitore è meglio cambiare. Investire in Italia mette paura”.