Il nuovo spettro dell’imprenditore della sanità privata Potito Salatto si chiama Corte dei conti. Sull’onda lunga dello scandalo all’Asl di Bari, infatti, la magistratura contabile regionale, con Michele Grasso, sta facendo le pulci alla clinica San Michele di Manfredonia. Stando a quanto ci viene riferito da fonti accreditate, la struttura sipontina non si sarebbe mai liberata del fardello di una vecchia inchiesta della Guardia di finanza, nella quale venne sollevato il problema della incompatibilità di alcuni medici che operavano nella struttura privata accreditata, pur essendo formalmente agli Ospedali Riuniti. Così, adesso, è sorto il problema del riconoscimento di ben 6 milioni di euro di prestazioni effettuate e mai pagate dalla Regione Puglia, che mai come in questo momento chiede estrema chiarezza per via dei riflettori accesi sugli sprechi nella sanità. Salatto ha più volte minacciato licenziamenti e la stessa chiusura della struttura, ma nello stesso tempo lavora per il riconoscimento di posti letto in Geriatria: un paradosso se si pensa che soltanto qualche tempo fa la stessa specializzazione è stata tolta all’ex ospedale pubblico San Michele di Monte Sant’Angelo. Per di più, sempre in quel periodo, ai tempi dell’assessorato di Tommaso Fiore, la Regione aveva già relazionato per via della richiesta di accreditamento per le branche di oncologia, gastroenterologia e pneumologia. Le conclusioni furono pesanti: “Dall’esito della verifica si è accertato che la struttura Casa di Cura San Michele, gestione Daunia Medica s.r.l., rappresentata legalmente dal dottor Giovanni Ciliberti, non è in possesso dei requisiti strutturali, impiantistici e tecnici e organizzativi minimi per l’esercizio di dell’attività sanitaria in regime di ricovero per acuti per la branca di Oncologia con numero 10 posti letto; non è in possesso dei requisiti organizzativi minimi per l’esercizio dell’attività sanitaria in regime di ricovero per acuti per le branche di Gastroenterologia (20 p.l.) e Pneumologia (15 p.l.); non è in possesso dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sanitaria per erogare prestazioni specialistiche in regime ambulatoriale prevista dal comma 4, art. 8 della legge regionale 8/2004. Si richiede, pertanto, la revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sanitaria”. A Salatto che ha sempre voluto segnare la distanza dalla “precedente” amministrazione, rispondono dall’Asl: “La partita iva è sempre la stessa…”.
L'”inutile” autorizzazione di Riccardi
Il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, con una ordinanza sindacale del 21 luglio, ha autorizzato “la struttura di ricovero per acuti a ciclo continuativo, tipologia medico polispecialistica con dotazione di 35 posti letto, alla realizzazione, senza opere, per modifica delle discipline dei seguenti posti letto: 15 posti letto di lungodegenza e 15 posti letto in geriatria”. Proprio in quei giorni, il direttore generale dell’Asl di Foggia, Attilio Manfrini, che ha definito “inutile” il provvedimento del sindaco, cercava di destinare 2 milioni di euro non spesi dal Don Uva di Foggia verso le altre strutture private accreditate. Un modo per dare ossigeno ad un settore che con i ritardi nella contrattazione e con la riduzione progressiva dei tetti di spesa (tra il 10 ed il 15 per cento) è in crisi profonda. Gran parte di quelle risorse sarebbe andata alla San Michele. Ma un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) ha bloccato tutto.
Salatto non si vuole riabilitare?
In una delle ultime interviste, l’ex vicesindaco di Foggia ai tempi di Ciliberti ha criticato la bozza di regolamento regionale di definizione dei requisiti di autorizzazione e accreditamento delle strutture di riabilitazione ex articolo 26. Tutto in perfetta sintonia con il presidente della commissione regionale Sanità, Dino Marino, il quale qualche giorno fa ha convocato in audizione proprio l’Aiop (Associazione italiana ospitalità privata) di cui Salatto è presidente. Del resto, non ci potrebbe essere un interesse maggiore, visto che la “proposta” della Regione, sull’asse Elena Gentile-Nichi Vendola, è stata proprio quella della riconversione della struttura. Solo che l’imprenditore, accettando la monospecialistica in riabilitazione con il nuovo regolamento, potrebbe precipitare nel baratro. Difatti, con un decreto formulato ai tempi del Governo Monti, le cliniche sotto i 60 posti letto sono destinate a chiudere. Accettando la riabilitazione a Manfredonia, verrebbero meno i posti letto e così gli effetti per il gruppo Salatto potrebbero essere disastrosi: la spada di Damocle, questa volta, si sposterebbe dalla periferia al cuore dell’impero, sulla clinica foggiana Villa Igea che, non rispettando i requisiti dei posti letto, rischierebbe di chiudere.