C’è un trend che tende verso il positivo ed è quello che emerge dai monitoraggi di Goletta Verde in Puglia, ma di certo la situazione non è ancora rassicurante: 14 i punti risultati “fuorilegge”, rispetto ai 31 monitorati lungo gli 865 chilometri di costa, nei quali è stata evidenziata una carica batterica al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Acque inquinate da scarichi non depurati adeguatamente con presenze di escherichia coli e enterococchi intestinali che contribuiscono non solo ad inquinare i fiumi e il mare, ma che mettono in pericolo la stessa salute dei cittadini.
È questa la fotografia scattata dalla celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.
Sono 187 i depuratori a servizio degli agglomerati pugliesi. Su questi continuano ad insistere problemi di funzionamento, criticità e situazioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione dei reflui. La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione. Questo comporta che solo il 5% dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali significativi, il 73% è costituito da lame e corsi d’acqua minori o dal suolo (attraverso trincee drenanti), il 14% recapita a mare. Gli scarichi nel sottosuolo vietati dalla norma nazionale costituiscono l’8% del totale ovvero 14 impianti, di cui 2 (Matino e Parabita) dismessi in marzo 2014 (le cui rispettive portate sono state convogliate nell’impianto di Casarano Nuovo). Attualmente sono 12 gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo, con grave rischio di inquinamento delle falde acquifere (Casamassima Vecchio, Cassano delle Murge Vecchio, Carovigno Vecchio, San Michele Salentino, S. Vito dei Normanni, Lesina 2 Marina, Otranto, Specchia, Uggiano la Chiesa, Manduria Vecchio, Martina Franca, San Giorgio Jonico).
Criticità riscontrate nella provincia di Barletta-Andria-Trani dove degli otto campionamenti effettuati cinque sono risultati “fuorilegge”: a Trani (scarico sotto la villa comunale Lungomare Colombo), a Barletta (foce del canale Ciappetta Camaggio, località Ariscianne e allo sbocco dello scarico altezza lungomare/via di Cuonzo, località litoranea di Ponente), a Margherita di Savoia (alla foce del fiume Ofanto). “Inquinato”, invece, il giudizio per il prelievo a Margherita di Savoia (foce Aloisa). Entro i limiti le analisi a Bisceglie (località Salsello, spiaggia lungomare incrocio via Dell’Olio), a Trani (spiaggia Matinelle) e a Margherita di Savoia (foce Carmosina).
Entro i limiti anche l’unico prelievo effettuato in provincia di Foggia, nel comune di Vico del Gargano (località San Menaio, spiaggia altezza via San Menna).
Dal monitoraggio effettuato dall’Arpa Puglia nel 2013 (ben 2.404 controlli) sulla conformità dei reflui in uscita sono stati riscontrati superamenti rispetto ai limiti tabellari almeno per un parametro monitorato in 39 depuratori tra cui Bari Ovest, Bitonto, Casamassima Vecchio, Cassano delle Murge Vecchio, Corato, Gioia del Colle, Molfetta, Ruvo di Puglia, Andria, Barletta, Trani, Trinitapoli, Cerignola, Foggia, Manfredonia, San Severo, Uggiano La Chiesa. A fronte di queste criticità sono state avviate le procedure di potenziamento in base agli abitanti equivalenti su ben 47 depuratori. Restano poi i 33 impianti sottoposti a procedimento penale che sono Bari Ovest, Molfetta, Corato, Andria, Trani, Gioia del Colle, Santeramo in Colle, Lizzano, Pulsano, Carovigno, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino, Barletta, Bisceglie, San Giovanni Rotondo, San Paolo Civitate, Trinitapoli, Cerignola, Peschici, Pietra Montecorvino, Stornarella, San Marco in Lamis, Cerignola, Ortanova, San Severo, Manfredonia, Foggia, Alberona, Margherita di Savoia, Zapponeta, Rodi Garganico, Mattinata, Vieste. Tra i fattori che possono mandare in tilt il servizio di depurazione ci sono anche gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia). L’Acquedotto pugliese stima che le irregolarità nel refluo in ingresso riguardano il 41% del totale degli impianti. A tutto questo si aggiungono anche gli scarichi abusivi, non controllati e gli altri illeciti legati all’inquinamento del mare, come dimostrano i numerosi interventi delle Forze dell’ordine. La Puglia, come si evince dal dossier Mare Monstrum 2014 di Legambiente, è la terza regione a livello nazionale per numero di illeciti a danno del mare riscontrati nel 2013, con 1692 infrazioni accertate, pari all’11,7% del totale, 2.045 fra le persone denunciate e arrestate e 702 sequestri effettuati. In Puglia risultano esserci 5 impianti di affinamento funzionanti ovvero Corsano, Gallipoli, Ostuni, San Pancrazio Salentino e Trinitapoli che nel 2013 hanno garantito il riutilizzo di 397.125 mc di acqua a fini irrigui.