È un vero e proprio caso quello dello stabilimento Fpt Industrial (ex Sofim) di Foggia, dove si producono diesel per veicoli commerciali. Il boom di richieste (circa 3000 motori in più per i modelli Daily e Ducato rispetto alle previsioni), ha scatenato la bagarre sindacale tra la Fismic (più vicina alle posizioni dell’azienda, insieme alla Fim, Uilm e Uglm) e la Fiom. Sul “banco degli imputati”, la richiesta di 4 sabato di straordinario nel mese di giugno per far fronte alle commesse. La memoria arriva subito al caso Melfi del 2009, quando non si riuscì a rispondere adeguatamente all’aumento della domanda di Fiat Punto spinta dagli ecoincentivi per via dello sciopero indetto dalla Cgil. “Questa volta il caso è diverso. Abbiamo proclamato lo sciopero per lo straordinario richiesto, perché così non si rispettano le 35 ore di riposo previste (24 settimanali, più le ore giornaliere) – spiega a l’Immediato Ciro Di Gioia, segretario provinciale della Fiom Cgil -. Fiat ha chiesto di firmare una deroga al decreto legge: è la prima volta che è stato chiesto uno straordinario obbligatorio al secondo turno”.
Sarebbe proprio questo il punto della discordia: “La questione riguarda soprattutto aspetti di principio sindacale – afferma ancora Di Gioia -, perché non è possibile che Fiat non condivida con nessuno, nemmeno con i firmatari del contratto, le proprie posizioni. Per quel che ci riguarda, partecipiamo solo ad incontri ‘informativi’, in tavoli separati, senza alcuna capacità di contrattazione. Un vero e proprio smacco, se si pensa che le condizioni di lavoro in fabbrica sono decisamente peggiorate, a cominciare dai ritmi di lavoro e dal diritto a determinate condizioni durante le pause. Noi vogliamo condividere le posizioni dell’azienda e contrattare – precisa il sindacalista -, altrimenti porteremo avanti la nostra posizione che, già al primo sabato, ha avuto un importante successo con oltre il 70 per cento dell’adesione, visto che sono stati fatti 120 motori rispetto ai 440 previsti. Non possiamo scambiare il reddito con le condizioni contrattuali: se accettiamo questo, accetteremo tutto…”.
Su una linea completamente divergente, Andrea Mancino della Fismic: “La Fiom ha generato molta confusione tra i lavoratori – afferma -, era del tutto scontato che per soddisfare tale esigenza bisognava ricorrere allo straordinario, per via dell’articolo 5 del CCSL, senza il preventivo accordo sindacale che prevede 120 ore pro capite di straordinario a turni interi. Come è scontato che si dovesse derogare in via eccezionale al decreto legislativo 66 del 2003 che prevede le 35 ore settimanali di riposo”.
Prima di sottolineare l’”opportunità occupazionale per il territorio”: “Sono queste le occasioni per rilanciare lo sviluppo e l’occupazione del territorio – prosegue Mancino -. Non impediamo il diritto di sciopero ai lavoratori, facciamo comprendere loro che è inopportuno farlo per scelta di mero opportunismo. Vogliamo ricordare, per chiarezza, che siamo stati noi a spingere perché fossero richiamati i 43 lavoratori ‘week end’, così come stiamo spingendo per richiamare i restanti lavoratori a 40 ore”. Poi snocciolano le cifre di uno “sciopero non riuscito”, che “peraltro non supporta nessuna rivendicazione salariale”: “La gente è venuta a lavorare – conclude Mancino -, ha compreso che bisogna accogliere con entusiasmo l’incremento produttivo, dopo un lungo periodo di cassa integrazione. Le richieste dei nostri clienti devono essere esaudite e lo stabilimento di Foggia deve rispondere nel miglior modo possibile, per continuare esportare i nostri motori in tutto il mondo, dal Giappone all’Australia, passando per l’Europa e sino alla Cina, l’Indonesia e gli Stati Uniti”.