Che l’onda renziana non avesse “baciato” Foggia e alcuni comuni della provincia, l’avevamo scritto il giorno dopo il 25 maggio. Franco Landella, espressione del centrodestra con Forza Italia, diventa sindaco del capoluogo per una manciata di voti, 366 (27839 contro 27473), 245 schede bianche e 1385 nulle. L’affluenza è rimasta sotto il 48%. Un’atmosfera rarefatta da rompete le righe della partecipazione, ha contrassegnato tutta la giornata di ieri: seggi quasi deserti, spettrali. Poi, nella festa di ieri notte con fumogeni e caroselli, la tensione accumulata in queste settimane, è esplosa nei cori pro-Landella.
Foggiani “contro” baresi
La chiave di contrapposizione con il centrosinistra, alla fine, è stata sintetizzata con un coreografico “chi non salta è barese”, eco del “fai vincere Foggia”, declinata in vari modi. Dal punto di vista amministrativo, è la colpa maggiore che il centrodestra attribuisce a Mongelli e alla sua amministrazione, aver “svenduto” la città a Emiliano soprattutto per avergli portato l’Amiu e i soldi delle tasse dei foggiani. Lucio Ventura, della Puglia prima di tutto, commentando a caldo la vittoria, seppure per un filo, ha detto: “Vince Foggia e vincono i foggiani dopo dieci anni di sciatteria di centrosinistra e di amministrazione senza programmazione”.
Un maxischermo per commentare
In strada, ad abbracciare il trionfatore, tutti i volti che da dieci anni aspettavano di tornare a Palazzo di Città, il sorriso quasi estatico dell’ex sindaco Paolo Agostinacchio, i consiglieri del Ncd, Ciccio D’Emilio in primis, che hanno invertito, stappando lo spumante insieme a Landella, il trend negativo di questa tornata elettorale.
Il vantaggio del candidato di centrodestra si è materializzato sin da subito, ad un certo punto si è attestato a 600 voti di stacco, poi la forbice si è ristretta. Un clima di gioia, con maxischermo a raccontare i risultati, campeggiava nel comitato di Landella nell’isola pedonale dove, poco dopo, un gruppo di scatenati ha condotto il nuovo sindaco verso il palco. Il gruppo di alcuni amministratori, o ex, se n’è rimasto in disparte.
La sconfitta del Pd nonostante Emiliano
Facce truci e occhi lucidi nel comitato di Augusto Marasco. I commenti a singhiozzo sui risultati e la tensione davanti al piccolo schermo sono stati contrassegnati da una balenante, a tratti, speranza di carpire la vittoria. Fin che siamo rimasti noi de l’Immediato, Marasco non c’era. Date le schede nulle, tantissime, ha preannunciato che farà ricorso. Una sconfitta cocente per il centrosinistra foggiano, di pari passo con quella di S. Severo- dove ha stravinto la civica di Miglio e che porta tale segno nonostante l’endorsement di Michele Emiliano e della segreteria provinciale- Lucera- che conferma la straordinaria performance di Antonio Tutolo con il suicidio politico del Pd- e di Orta Nova, dove Iaia Calvio, che pure aveva dato molte speranze di rinnovamento al paese, ha perso.
Claudio Sottile (centrosinistra): “Credevamo di aver già vinto”
In questo contesto di successi per le civiche e di battute d’arresto per il partito di Renzi, s’inquadra il turno di ballottaggio. Tra i militanti del pd la voce che già circola da stamattina è “capire i motivi della sconfitta”. Claudio Sottile, che ha declinato la candidatura in questo turno di elezioni, ha capito ben prima dell’ultima scheda estratta dall’urna che tutto era compiuto: “Credevamo di aver già vinto, gli altri avevano più fame di vittoria rispetto a noi”.
L’astensionismo ha prevalso in tutta la Capitanata, tranne un 62% a Lucera. Come sottolineava l’eurodeputata Elena Gentile, da subito nel comitato di Marasco, “il sindaco è stato votato da un foggiano su 4”.
Di Gioia, dov’era la sua civica?
Pare evidente che anche il supporto delle civiche al centrosinistra sia franato, il 18% di Leo Di Gioia, che avrebbe dovuto fare la differenza, si è disintegrato, insieme all’annunciato disimpegno dei socialisti e uno sparso disinteresse dello stesso popolo di sinistra. Non c’era nessuno, per esempio, ieri sera, dei sostenitori di Gianfranco Piemontese, il sindaco che aveva raccolto intorno a sé, sia pure con percentuali esigue, “l’altra sinistra foggiana”. Luigi Miranda, alleato di Landella, ha potuto ben dire, tra la folla che non lasciava tregua ai cronisti armati di taccuino o telecamera: “Il nostro apporto è stato fondamentale, a differenza di quello di altre liste”.
Un altro elemento va aggiunto ai tanti perché di un centrosinistra perdente, la scelta di un candidato tecnico, seppure con primarie, che ha precluso la strada ad altri giovani, nuove leve renziane. In ogni caso Landella ha prospettato un governo “aperto alle proposte di Marasco e dell’opposizione, se saranno buone, lasciando alle spalle l’ondata di fango e calunnie che sono piovute su di lui”. Del resto di “pacificare la città” aveva parlato lo stesso candidato di centrosinistra prima che le ultime convulse ora della campagna elettorale facessero precipitare il confronto.
Il nuovo consiglio comunale
Nella composizione del consiglio comunale, frutto di nessun apparentamento, si troveranno nomi storici dell’ex Pdl e della Destra, con nuovi innesti.
I 19 consiglieri di maggioranza saranno 8 di Forza Italia, (De Rosa, Verile, Di Pasqua, Ursitti, La Torre, Grilli, Rignanese e Pertosa), 5 del Ncd, (Mari, Fusco, De Martino, Roberto e Perdonò), 3 di Destinazione Comune (Morese, Splendido e Cataneo), 1 di Fratelli d’Italia, (Mainiero), 1 della Puglia prima di tutto (Ventura), 1 della Destra Unita (Longo).
La minoranza sarà composta da Marasco, 3 consiglieri del Pd (Clemente, Russo e De Pellegrino), 1 dell’Udc (Iaccarino), 1 del Psi (Cassitti), il grillino Vincenzo Rizzi, 1 di Il pane e le rose (Sciagura). Insieme a Miranda, probabile presidente dell’assise, come da accordo, scatterà il primo della sua lista, Valerio Vinelli. Di Gioia porterà con sé tre delle sue liste, Cusmai, Citro, Buonarota.