Fa discutere il sistema delle visite di accertamento dell’invalidità civile. Il caso investe la commissione di Manfredonia. Una vicenda che va ormai avanti da anni e che si ripresenta negli ultimi mesi sia a livello locale che nazionale. L’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) ha scritto una lettera al dg dell’Asl di Foggia, Attilio Manfrini, al direttore amministrativo, Alberto Pagliafora, al direttore sanitario, Luigi Pacilli e al direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl di Foggia, Franco Carella.
Il problema riguarda le modalità di espletamento delle visite di accertamento di invalidità civile, stato di handicap e disabilità a Manfredonia. Già tra il 2010 e il 2012, l’Anffas si era vista contrapposta giudizialmente all’Azienda Sanitaria. Oggi si stanno riproponendo le stesse criticità.
Le criticità nelle visite di accertamento dell’invalidità civile
Secondo gli esponenti dell’associazione, non è chiara l’alternanza tra i medici Anffas/Anmic nonostante le “puntuali indicazioni di Carella disposte in una nota del 12 novembre 2012”.
Tra le criticità c’è anche la mancata condivisione della programmazione delle visite e convocazioni a visita in massa e senza adeguato scaglionamento dell’orario. Questo porta anche al mancato rispetto della riservatezza di ciascuna delle persone da visitare. Per finire, la non idoneità dei locali per le visite (nella stanza della segreteria del Cup di Manfredonia!).
Nonostante la richiesta da parte dell’Anffas di dare giusta attenzione a quanto più volte segnalato, tardano ad arrivare le risposte dell’Asl e soprattutto del suo direttore generale.
Da qualche tempo ormai, l’Anffas registra un clima di malcontento che serpeggia in seno alla Commissione per l’accertamento dell’Invalidità Civile di Manfredonia perchè spesso è disatteso il diritto del medico che rappresenta l’associazione a sottoscrivere i verbali di visita in presenza di una delle patologie previste negli elenchi ministeriali.
Inascoltata, finora, la direttiva di Carella (datata novembre 2012) nella quale si chiedeva a tutti i Presidenti delle Commissioni della Capitanata ad attenersi alla nota del Ministero dell’Economia e Finanza.
In quella nota, Carella ribadiva la legittimità della firma congiunta dei rappresentanti Anffas e Anmic in caso di presenza contemporanea di minorazione psichica e di altra natura.
Il silenzio di Manfrini
Su questi temi è stato chiesto un incontro urgente a Manfrini il 9 gennaio scorso. Il dg dell’Asl chiese un paio di settimane di tempo per sbrogliare il problema ma sono passati 5 mesi e di Manfrini non si hanno avute più notizie.
La “sentenza storica” del Tar del Lazio
Nel frattempo, l’Anffas nazionale proprio su questi temi ha avuto ragione dinanzi al Tar del Lazio vincendo la causa con l’Inps.
Quella del 9 aprile scorso è stata definita una “sentenza storica per le persone con disabilità vera”. Il Tar del Lazio ha infatti dichiarato illegittime le modalità dell’istituto di previdenza per le verifiche straordinarie di invalidità e stato di handicap.
Dopo tre anni di battaglie, il Tar ha punito e definito lesive dei diritti dei disabili, le modalità di verifica adottate dall’Inps.
Infatti, a partire dal 2011, dopo aver già effettuato 300mila controlli nei due anni precedenti, l’Inps, in via unilaterale ed anche in contraddizione rispetto alle garanzie previste dalla normativa statale, ha modificato progressivamente le modalità delle verifiche straordinarie stabilendo di far rientrare, nei controlli a campione, anche gli invalidi per i quali era già stata precedentemente prevista una rivedibilità.
Così facendo il numero delle revoche, alla fine dei controlli “straordinari”, è risultato artificiosamente elevato: sono state sommate anche le posizioni comunque già considerate rivedibili e, in larga misura, in ogni caso destinate a revoca.
Senza dire che, poi, tale attività ha distolto l’impegno dell’Inps da quello che effettivamente aveva richiesto il Parlamento: controllo, in aggiunta all’ordinaria attività di revisione, delle situazioni determinate molti anni addietro.
I falsi invalidi e i risultati “gonfiati”
Si sarebbero dovuti effettuare ben altri controlli, oltre che, per esempio, evitare di visitare persone da decenni ricoverate in strutture a causa della loro disabilità – sicuramente non “falsi invalidi”- con tutti i gravosi, inutili ed ulteriori costi delle visite per l’Inps, oltre ai disagi per i cittadini. I dati finali, come pure la millantata incidenza dei cosiddetti “falsi invalidi” effettivamente individuati dall’Inps, sono risultati “gonfiati” e forieri solo di costi per l’Amministrazione, che sembrano addirittura aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro!
Al momento sono in corso attenti approfondimenti, da parte di Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap) e Anffas, sulle ricadute dirette per le persone con disabilità che si sono viste revocare le provvidenze economiche in forza di disposizioni amministrative dichiarate illegittime.
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