“Perché si permette il blocco delle donazioni?”. Le associazioni dei donatori insistono sulle criticità dei centri trasfusionali di Capitanata, a corto di sangue. Appena due giorni fa sull’anomala sospensione delle raccolte esterne il Tribunale del Malato in seno al coordinamento di CittadinanzAttiva di Cerignola interrogava i vertici dell’azienda sanitaria locale e la Regione, chiamando in causa l’assessore regionale alla Sanità Elena Gentile, il general manager e il direttore sanitario dell’Asl di Foggia, Attilio Manfrini e Luigi Pacilli, e il direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina Trasfusionale (Dimt), Lazzaro di Mauro.
Il blocco delle raccolte di sangue a Manfredonia e Cerignola
Le criticità, a detta delle associazioni Avis Cerignola, Fidas Zapponeta, Avis Ortanova e Fratres Cerignola, dipendono dal malfunzionamento del Dimt, l’organo di gestione e controllo della rete dei centri di raccolta dell’intera provincia, e dalla mancata corresponsione delle spettanze dovute agli operatori sanitari impegnati nelle raccolte straordinarie. “Noi collaboriamo con gli ospedali di Manfredonia e Cerignola -riferisce a l’Immediato Fabio Cercio, presidente della Fidas di Zapponeta-. Il problema è che non vengono risarcite le uscite, e i medici e infermieri che le effettuano sono stanchi di uscire gratis. Noi non possiamo più donare nelle giornate programmate, perché sono state cancellate le date per questa ragione, però, allo stesso tempo, veniamo contattati per l’emergenza sangue, per quanto riguarda gruppi come lo 0 negativo e B negativo, e dobbiamo andare a spese nostre in ospedale per donare”.
Le criticità dei centri trasfusionali dell’Asl di Foggia
Il Centro Trasfusionale dell’ospedale “Tatarella” di Cerignola e il servizio di Medicina Trasfusionale degli Ospedali Riuniti hanno lanciato l’allarme in vista dell’estate. Il periodo estivo mette sempre a dura prova le banche rosse, tra diminuzione dei donatori e incremento del fabbisogno di sangue. Anche presso il centro trasfusionale del “San Camillo de Lellis” si registrano le stesse difficoltà. “Noi, come centro trasfusionale dell’ospedale di Manfredonia, pur avendo notevoli difficoltà -dichiara a l’Immediato il direttore Gaetano Granatiero- siamo riusciti a garantire la copertura delle raccolte fino al mese di maggio, però il personale, per quanto riguarda la liquidazione delle prestazioni, ha un arretrato di oltre un anno e mezzo, per cui mi ha comunicato verbalmente che non intende più effettuare uscite di raccolte esterne. Il personale voleva sospendere l’attività già da gennaio. Sono riuscito a convincere gli operatori in servizio nella speranza che ci potesse essere una soluzione al problema, ma, purtroppo, tutte le segnalazioni fatte per le liquidazioni pregresse non hanno sortito l’effetto sperato. Mio malgrado, dovrò prendere atto che dal mese di giugno non verranno più fatte le raccolte esterne. Questo sarà un grave danno per l’ospedale e per l’azienda, perché capita nel momento più critico dell’anno, nel periodo estivo, quando le raccolte diminuiscono e c’è più bisogno di sangue. Prevedo che ci potrebbero essere non poche difficoltà. Stiamo sollecitando le associazioni a fare le donazioni infrasettimanali, però rimane sempre il problema per quelle sedi distanti dal centro trasfusionale che saranno costrette a saltare la raccolta”. L’ultima giornata di raccolta è stata organizzata appena domenica scorsa, proprio a Zapponeta, mentre è stata cancellata l’uscita già programmata per il15 giugno prossimo. Grazie all’impegno della Fidas, nel piccolo centro balneare, si registrano circa 200 donazioni all’anno, per complessive 4 giornate di raccolta. Un dato che, tenendo conto della proporzione tra abitanti e donazioni, colloca Zapponeta in cima alla classifica dei campioni di sangue della provincia di Foggia.
I dubbi sul Dipartimento interaziendale di Medicina trasfusionale e sul “business” di Casa Sollievo
“Noi, come associazione -prosegue il presidente della Fidas di Zapponeta-, facciamo un grande sacrificio e non ci spieghiamo perché, cosi facendo, si voglia attuare il blocco delle raccolte per poi comprare il sangue dal centro di medicina trasfusionale dell’ospedale ecclesiastico di San Giovanni Rotondo. La cosa ci fa pensare molto”. Il servizio di medicina trasfusionale di “Casa Sollievo” è diretto da Lazzaro di Mauro, a capo del Dimt, “fino al 28 aprile scorso”, sostiene Cercio, citando gli accordi della delibera dell’Asl del 2008, che statuivano una durata triennale per l’incarico, rinnovabile per un solo altro mandato. “Noi chiediamo un ripristino del Dimt e che vengano rispettati gli accordi della convenzione, che prevedeva che ogni tre mesi si tenessero gli incontri con le associazioni. Stiamo provando a contattare il capo di dipartimento; è da un mese, ormai, che chiamiamo tutte le mattine, ed è sempre indaffarato. Non ha mai risposto alle nostre telefonate e comunicazioni via mail”. A rispondere alle sollecitazioni che arrivano dal mondo del volontariato attivo nelle donazioni e dai corridoi ospedalieri è l’assessore regionale alla Salute Elena Gentile. Già ieri, sul suo profilo social ufficiale difendeva l’operato del suo assessorato, replicando con numeri e cifre alle contestazioni delle associazioni. “L’assessorato alle Politiche della Salute ha autorizzato i piani di riqualificazione presentati da tutte le Asl pugliesi e dal Policlinico di Bari che permetteranno entro la fine del 2014, così come previsto dalla normativa, di adeguare le attuali reti di servizi per la raccolta sangue, tra centri trasfusionali, laboratori e autoemoteche. Si tratta di 13milioni di euro che si aggiungono ai circa 400 milioni già investiti tra il 2009 e il 2014 ed a una ulteriore tranche di circa 40 milioni per nuove tecnologie per la diagnostica e per nuovi interventi territoriali che sarà assegnata entro le prossime settimane”.
Il programma di investimenti della Regione Puglia per la rete di raccolta sangue
L’importo richiesto per l’Asl di Foggia è pari a 1 milione di euro (è previsto anche l’acquisto di una autoemoteca). “È un allarmismo senza nessun riferimento concreto. Stiamo acquistando le emoteche, ambulatori su gomma che viaggeranno per raggiungere i luoghi dove non è possibile effettuare le donazioni. Stiamo mettendo a norma tutti i centri trasfusionali -replica a l’Immediato l’assessore Gentile- perché il Ministero ha imposto alle Regioni di mettersi a norma entro la fine del 2014, e noi lo stiamo facendo utilizzando le risorse comunitarie del Fesr. Il tavolo è stato riconvocato e lo rimetteremo celermente in funzione”, aggiunge, in riferimento al Dimt. “È la solita storia del procurato allarme, per poi ottenere un riscontro immediato. Questo problema era già all’attenzione, sono stata personalmente sollecitata dalle associazioni di volontariato, ed è una situazione, quella della sospensione delle raccolte, relativa al pagamento delle ore di straordinario. Stiamo provvedendo a costruire uno spazio nell’ambito di risorse aggiuntive per consentire questa pratica. Lo stiamo risolvendo il problema, abbiamo messo in ordine i conti e abbiamo chiuso i consuntivi, addirittura in avanzo di amministrazione: abbiamo gli spazi per poter consentire il lavoro extradebito orario, o con lo straordinario o con le prestazioni aggiuntive”. In “tempi rapidissimi” si adempirà alla liquidazione delle prestazioni, assicura l’assessore, smentendo “categoricamente” che l’Asl acquisti il sangue da “Casa Sollievo”. “È una balla. I centri trasfusionali non acquistano sangue da San Giovanni Rotondo. Abbiamo sottoscritto un accordo con le Marche, ma che riguarda gli emoderivati, plasma, piastrine, albumina, perché lì c’è un’organizzazione tale che abbatte notevolmente i costi che dovremmo supportare noi; ma non compriamo sangue nella maniera più assoluta. Si sta facendo una gran confusione su questa storia”. Quanto al caso San Giovanni Rotondo, dove si registra una maggiore concentrazione di quantitativi di sangue trasfuso e si effettuano, stando ai dati raccolti dagli operatori degli altri centri trasfusionali della rete di Capitanata, 550 autoemoteche, nessuna disparità di trattamento. Semplicemente “si fanno più donazioni”, e questo “dipende dalla capacità delle associazioni”, commenta l’assessore. “È più attrattivo per i donatori: vanno a donare il sangue nell’ospedale di Padre Pio, scattano pure questi meccanismi. Noi abbiamo solo un problema, che stiamo risolvendo, che è quello della garanzia chiesta dai medici dei centri trasfusionali, degli operatori e infermieri, di poter utilizzare o l’articolo 55 della libera professione previsto dal contratto o di poter godere delle ore di straordinario. Questo è il tema. Altri temi non ce ne sono. Purtroppo, su questo terreno si giocano anche altre vicende, e di Mauro, probabilmente, non sta molto simpatico a qualcuno, diciamocelo”.