Il Teatro Giordano riapre ed è già polemica, a Mongelli “girano le balle”. Bloccata la delibera su Placido direttore artistico

La delibera per designare il direttore artistico del teatro Giordano era pronta ieri sera in giunta, dove si discuteva anche di altri accapi. Il nome sul tavolo era quello di Michele Placido, deciso, su richiesta del suo socio foggiano, dal Teatro Pubblico Pugliese. Non esattamente una “decisione” ma la comunicazione, ufficiale, di una disponibilità per un anno, a titolo gratuito – salvo i rimborsi spese a carico barese- e “fatta salva la disponibilità nei confronti dell’artista”.

La delibera per designare il direttore artistico del teatro Giordano era pronta ieri sera in giunta, dove si discuteva anche di altri accapi. Il nome sul tavolo era quello di Michele Placido, deciso, su richiesta del suo socio foggiano, dal Teatro Pubblico Pugliese. Non esattamente una “decisione” ma la comunicazione, ufficiale, di una disponibilità per un anno, a titolo gratuito – salvo i rimborsi spese a carico barese- e “fatta salva la disponibilità nei confronti dell’artista”. Ma la firma su quella delibera Mongelli non l’ha posta, contrariamente a quanto voluto dalla giunta, non favorevole alla retromarcia. Nel frattempo, in perfetto rimbalzo dalla sua bacheca facebook ad alcuni siti online, partiva un durissimo attacco di Roberto Galano, leader del Teatro dei Limoni. E montava la polemica, scatenata, dei teatranti foggiani: “E’ così che si alimentano e incentivano le tanto decantate eccellenze del territorio?- scrive Galano-, è così che la sinistra vuole vincere le elezioni, è così che vuole continuare a tradire, maltrattare e affossare le realtà che privatamente coi loro soldi hanno fatto cultura al posto del Comune che ha sempre avuto zero euro per il bilancio della cultura?”.

Il sindaco uscente, nella sala Fedora, fra gli stucchi e il pianoforte di Umberto Giordano, ha dovuto deporre la soddisfazione per un luogo riaperto dopo più di otto anni, impantanato com’era nelle procedure giudiziarie, e rispondere, decisamente arrabbiato: “I sindaci portano il peso della fascia tricolore non per togliersi gli sfizi ma per trovare soluzioni ai problemi. Non ho adottato questo atto ma sono nelle condizioni di prendermi le mie responsabilità, non si tratta di non ascoltare il territorio ma di creare una sinergia di lavoro, un percorso di accompagnamento di un grande nome verso la prossima stagione teatrale”. La guerra è tutta interna al centrosinistra, come si evince dal post di Galano, cui hanno risposto anche alcuni neocandidati, a pochi giorni dal voto: “Sì, in effetti non è questo il momento di prendere decisioni”. L’assessore Pippo Cavaliere ha manifestato il suo disappunto: “Non esiste il sindaco o il suo successore, ma un servizio per l’amministrazione”. Dal putiferio che è emerso, pare proprio che i gruppi culturali foggiani siano in grado di condizionare, con le loro parole forti, l’amministrazione. Che ha deciso per un incontro con l’albo a urne chiuse, già martedì. “Voglio confrontarmi con loro”, ha detto Mongelli.  Circa il programma in scena per la prossima riapertura del sipario, non si sa ancora niente: “Certo non posso bruciare il nome di un artista importante, del programma si parlerà dopo”.

Chiesto anche un confronto con gli altri sindaci sulla designazione di Placido, che sarebbero quasi tutti d’accordo. Ma certe parole come “porcata” e “sceneggiata” con cui è stata bollata la sua decisione, e partite dal suo stesso schieramento politico, l’hanno urtato non poco. “Quando persone che dicono questo sono dei professionisti mi prendono certi giramenti..”. Si era pensato anche al nome di Renzo Arbore, Mongelli ha voluto citare il nome di un foggiano interpellato ma “non era disponibile”, “Foggia o Ascoli Satriano (città d’origine di Michele Placido, ndr), questa città deve alzare la testa, fare un salto di qualità”.

Ad agosto dovrebbero terminare i lavori che ci restituiranno il ‘Giordano’. Pronta la cabina di trasformazione, con il supporto dell’Enel “per dare al teatro la potenza necessaria a funzionare”, altri, come la facciata e il portone degli artisti, saranno svolti in supplemento e senza precluderne, comunque, l’apertura. Cavaliere ha riassunto le fasi cruciali delle procedure e la perizia assegnata dal presidente del tribunale: “Ci doveva impiegare 90 giorni, il perito, ma ne sono stati necessari molti di più”. Ci misero meno a costruirlo che a ristrutturarlo.