Non c’è pace per il Don Uva di Foggia. Scongiurato il fallimento a causa di un indebitamento di circa 500 milioni di euro, rimangono gli sforzi enormi del personale, alle prese con turni estenuanti e sacrifici sul salario. Con il contratto di solidarietà, infatti, i dipendenti della struttura di via Lucera hanno dovuto rinunciare a parte del compenso in busta paga, pur di evitare i licenziamenti inizialmente previsti nel piano di rientro. Ma adesso, con una produttività del 98 per cento (quasi tutti i posti letto sono occupati), e con un livello di stress alto (servirebbero almeno 40 assunzioni), i lavoratori chiedono che venga rivista la solidarietà.
Nell’ultimo incontro con il commissario Bartolo Cozzoli è stato richiesto esplicitamente il dimezzamento del ricorso allo strumento, per dar fiato al personale. La controproposta dell’Azienda è stata la riduzione del 25 per cento degli attuali parametri. La questione, dunque, resta aperta, mentre i sindacati minacciano lo sciopero.
“I numeri parlano chiaro – ha spiegato Massimiliano Di Fonso, segretario del sindacato Usppi – la riduzione dell’orario di lavoro ha portato all’accumulo di ferie maturate e non godute (circa 90 giorni per ciascun lavoratore, pari a 2mila euro all’anno), alla cancellazione dei trattamenti riabilitativi e alla difficoltà nella gestione dei permessi per malattia. Per di più, ci ritroviamo con un solo infermiere ed un operatore socio sanitario ogni 5 posti letto. Si tratta di sacrifici che non possono continuare per troppo tempo”. Anche perché, pure dal punto di vista dell’economicità dell’operazione ci sarebbero dubbi: “A conti fatti – continua il sindacalista -, il contratto di solidarietà sottrae 90mila euro complessivi ai lavoratori, l’azienda perde ogni mese 250mila euro di ferie non godute, mentre per il personale aumentano esponenzialmente i carichi di lavoro. Basti pensare che l’Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) è a rischio chiusura a causa della mancata sostituzione di una dottoressa appena andata in maternità: in reparto è rimasto solo il primario”. A soffrire, anche le aziende fornitrici, le quali non solo hanno dovuto sopportare una importante riduzione dei contratti (sempre per effetto della procedura fallimentare attivata qualche tempo fa), ma devono anche sorbirsi i ritardi nei pagamenti delle spettanze. Fattore che avrebbe fatto slittare il pagamento dello stipendio ai dipendenti di un paio di mesi. Per questo, al prossimo incontro previsto per il 12 maggio prossimo, bisognerà trovare la quadra ad una situazione che rischia di scoppiare nuovamente, dopo il salvataggio in extremis al Tribunale fallimentare di Trani.