Dall’ordinanza sull’operazione “Black Land” emergono altri particolari sui traffici illeciti di rifiuti tra Campania e Capitanata. Ordona ha subìto lo sversamento di “monnezza” per diverso tempo, probabilmente già prima del febbraio 2013. Tutto ruota attorno alla Biocompost di Bisaccia (Av), azienda che avrebbe dovuto “compostare” i rifiuti. Avrebbe dovuto perchè in realtà procedeva al semplice stoccaggio per poi spedire tutto nelle cave di Ordona. Questo escamotage ha fatto sì che per diversi mesi (o forse anni), i titolari delle aziende abbiano ottenuto pagamenti per lavori mai effettuati. Meglio pagare qualche autista e spedire tutto in Capitanata, quest’ultima diventata una sorta di maxi bidone dell’immondizia per la provincia di Avellino. Le indagini dimostrano che lo stabilimento Biocompost non ha mai prodotto materiale qualificabile come compost; ciò in considerazione dell’assoluta mancanza delle attrezzature tecnologiche necessarie e dell’inesistenza dei processi di trasformazione puntualmente indicati nelle relazioni del consulente; per altro verso, la sistematicità delle operazioni che sono proseguite senza sosta nella ricezione dei rifiuti provenienti, come si vedrà, da ditte incaricate dello smaltimento di rifiuti urbani e speciali non pericolosi e nella cessione dei rifiuti, esclusivamente sottoposti a miscelazioni e triturazione, sempre al medesimo cessionario (l’apparente ditta “Gravina Antonio”, in realtà coloro che gestivano la cava in agro di Ordona), dimostra come nulla sia mutato nell’assetto tecnico dell’impianto di Bisaccia che, dunque, ha continuato a essere destinato esclusivamente a luogo di passaggio temporaneo di rifiuti, senza alcuna modificazione. Questa considerazione, consente di attribuire a un episodio accertato il 25 febbraio 2013 ed a tutti gli episodi di cui l’ordinanza riferisce, la sicura qualificazione giuridica di condotte di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti, in assenza di qualsivoglia titolo abilitativo, così come puntualmente descritte nelle contestazioni cautelari.
Il ruolo della Edil C e quello di Gerio Ciaffa
Gli accertamenti condotti al riguardo portavano ad acquisire le seguenti informazioni: la società Edil C. s.r.l., regolarmente iscritta alla Camera di Commercio di Foggia, con sede legale e operativa in Ordona, contrada Cavallerizza, ha per oggetto sociale l’attività, tra le altre, di appalto di lavori edili di qualsiasi natura, demolizioni e sterri, edifici civili, industriali, nonché recupero, stoccaggio e smaltimento di rifiuti speciali; l’amministratore unico è Giuseppe De Nittis (ancora ricercato, ndr), subentrato nella carica in data 3l ottobre 2012 al precedente amministratore Pietrangelo Ciaffa, attuale socio unico della società; Pietrangelo è nipote di Gerio Ciaffa.
Questa società dal mese di dicembre dell’anno 2012 è iscritta nel registro provinciale di Foggia per l’esercizio di attività di recupero ambientale (pensate un po’!) di una ex cava dismessa, così come stabilito nella Determina n. 88791 del 14.12.2012 – Settore Ambiente della Provincia di Foggia.
Dai documenti allegati alla richiesta della società e riportati nel provvedimento autorizzatorio si evince che la Edil C. ha richiesto l’iscrizione per l’attività di recupero ambientale di una ex cava dismessa sita nel comune di Ordona, località Cavallerizza, in catasto al foglio 9, p.lle 24 e 172; dette particelle sono state cedute alla società in comodato per uso agricolo o per altri scopi di coltivazione o ripristino ambientale, dalla società “Cavallerizza Piccola Società Cooperativa a.r.I.”, il cui Presidente è Gerio Ciaffa; catastalmente, la proprietà di quei terreni è attribuita alla società agricola “Ciaffa Bioagri”, il cui amministratore è Maria Antonietta Ciaffa, e di cui fanno parte come soci Vincenzo e Giampaolo Ciaffa, legati da vincoli di parentela a Gerio.
Quei terreni risultavano oggetto di accertamenti investigativi condotti dal Corpo forestale dello Stato di Foggia nell’anno 2008, quando era stata accertata l’abusiva attività di estrazione su quelle particelle di materiale lapideo (foglio 9, p.lle 24 e 172), con la realizzazione di una cava, da parte della ricordata società “Cavallerizza Piccola Società Cooperativa a.r.I.”, con contestazione delle violazioni all’odierno indagato CIAFFA Gerio (v. fg. 28 del voI. I) .
Il complesso degli elementi riportati, consente fondatamente di ritenere che la gestione dei suoli interessati dalla cava (non risultando altri terreni in quella contrada caratterizzati da una configurazione orografica tale da individuare una cava), realizzata nell’anno 2008 dalla società di cui era Presidente Gerio Ciaffa, attualmente è riconducibile di fatto al medesimo soggetto, attraverso l’interposizione della Edil C., il titolo apparentemente ottenuto per recuperare la cava, il coinvolgimento nelle vicende di dipendenti della Edil C. quali autisti impegnati ad effettuare i trasporti, la costante presenza del Ciaffa in più occasioni di controllo eseguito dalle forze dell’ordine, e il suo interessamento sia come titolare dei mezzi (a dispetto delle indicazioni formali sulle intestazioni dei veicoli) e di datore di lavoro dei dipendenti autisti, portano ragionevolmente ad attribuire al Ciaffa sia la gestione di fatto della Edil C., oltre alla disponibilità materiale della cava dove sono stati continuativamente smaltiti e sversati, in modo abusivo, i rifiuti provenienti dall’impianto della Biocompost di Bisaccia.
Intercettazioni – la frase sui rifiuti: “E su dai… venitevene pieni”
In occasione delle operazioni di intercettazione in corso nella giornata del 15 giugno 2013, si apprendeva che lo Zenga era stato incaricato di recarsi in una località per prelevare rifiuti organici (“dovete prendere il bagnato”) per poi scaricarli (“adesso sto scaricando io”) e contestualmente ricaricare i mezzi (“e su dai … venitevene pieni”), raggiungendo la cava in agro di Ordona. Il disposto servizio di osservazione ha consentito di riscontrare le dichiarazioni di coloro che avevano dialogato telefonicamente. Si riportano di seguito i brani intercettati e, successivamente, il tenore dell’annotazione di servizio redatta dagli investigatori che avevano eseguito i consueti servizi di osservazione.