2010-2014, un quadriennio che rimarrà stampato nella mente e nei cuori dei tifosi del Foggia per molto tempo. Ieri i rossoneri di Pasquale Padalino hanno centrato la promozione nella prossima Lega Pro a divisione unica. Bomber Giglio ha spazzato via gli ultimi fantasmi che aleggiavano sullo Zaccheria. Nemmeno due anni fa il Foggia era defunto, precipitato nel calcio dilettantistico dopo il pessimo “Casillo bis”. Alla fine di maggio 2011, il primo scossone. L’addio di Zeman aveva dato inizio a una delle fasi più drammatiche nella storia recente del team rossonero. Sdengo salutò Foggia dopo appena una stagione. Deluso dai risultati ma soprattutto da don Pasquale. Era finita la magia. La gestione sciagurata dell’ex re del grano si concluse un anno dopo, nella tormentata estate del 2012. Nella stagione più calda dell’anno, emersero i primi fantasmi. A Foggia sfilarono improbabili faccendieri e presunti “squali” della finanza. Uomini pittoreschi (ma senza un quattrino) come Umberto Stranieri, Sergio Capogreco, Antonio Esposito, la barese Meleam, il gruppo Pedemonte, Gianni e Pinotto, la fata turchina e Topo Gigio. Insomma, soggetti poco interessati al Foggia e molto all’obiettivo delle telecamere. E intanto il Foggia sprofondava sempre più giù. A salvare l’estate tragicomica ci pensò Davide Pelusi. E chi è? Esclamarono in tanti. Oggi però, a due anni di distanza, tutti sanno di chi si tratta. Pelusi, manager foggiano trapiantato a Milano, è quello che ha salvato la baracca. Non lo ha fatto da solo ma con il sostegno degli attuali soci del Foggia. Da Sario Masi a Ciro Amodeo fino alla famiglia Lo Campo. Ieri Pelusi ha parlato di un “miracolo lungo venti mesi” e infatti di miracolo (sportivo) stiamo parlando. La festa del 2010 al teatro Ariston e il successivo grande bluff architettato da Casillo sono solo un brutto ricordo. Oggi Foggia può festeggiare per davvero.