Tagli alla spesa e riduzione del personale nelle strutture sanitarie rischiano di paralizzare un sistema già in sofferenza. La sanità pugliese proverà a respirare con le nuove deroghe al blocco del turnover ed alle assunzioni, che permetteranno un’iniezione di 800 dipendenti tra medici ed infermieri. Ma non basterà per risolvere il retaggio di una voragine nei conti che ha messo sotto stress molti reparti. La mappa che emerge dal programma nazionale “Esiti” del ministero della Salute mette in chiaro anche gli effetti del Piano di Rientro sui servizi offerti ai pazienti. Ecco una rassegna di alcune patologie e delle strutture dove converrebbe farsi curare…
Infarto
Bisogna preliminarmente precisare che per “infarto miocardico acuto” (IMA) si intende un grave danno al tessuto muscolare del cuore (miocardio) dovuto ad una diminuzione improvvisa dell’afflusso di sangue e di ossigeno che servono al cuore stesso per funzionare. Spesso è dovuto all’ostruzione totale o parziale di una o più arterie coronarie (che hanno il compito di portare il sangue al cuore). ?Uno dei dati più interessanti dell’analisi viene fornito dal trattamento dell’angioplastica coronarica. L’indicatore fornisce una misura del grado di “sicurezza” delle cure prestate. Poiché la tecnica è complessa, la riuscita dell’intervento è anche legata all’esperienza degli operatori. Per questo, più alto è il numero d’interventi di angioplastica coronarica (PTCA) eseguiti in una struttura, maggiore è la sicurezza del trattamento offerto. Qui, tra le prime dieci strutture pugliesi, ci sono solo Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni (ottavo posto) e gli Ospedali Riuniti di Foggia (nono). Entrambe le strutture, però, è bene precisarlo, hanno un valore dell’indicatore migliore (superiore o inferiore secondo l’indicatore in esame) rispetto allo standard internazionale scientificamente riconosciuto valido. Ad avere il bollino rosso il “Masselli Mascia” di San Severo.
Bronchite cronica
Se si analizza l’indicatore della mortalità a 30 giorni dal ricovero, le strutture dell’Asl di Foggia non sono certo un’eccellenza. L’indicatore, infatti, consente di calcolare il numero di pazienti colpiti da bronchite cronica riacutizzata che muore nei 30 giorni successivi al ricovero, rispetto al totale dei pazienti ricoverati per questa malattia. Questa volta, l’unico a salvarsi è proprio l’ospedale di San Severo, con buoni livelli rispetto al dato nazionale. Male invece il “Tatarella” di Cerignola dove si registra un valore insufficiente rispetto ai parametri stabiliti dal ministero della Salute. Così come gli altri due ormai “ex” ospedali di Piazza della Libertà, il “Lastaria” ed il “San Camillo”. Nel mezzo, senza infamia e senza lode, gli OO.RR. e Casa Sollievo della Sofferenza.
Frattura del femore
È un problema che spesso affligge gli anziani, più esposti a questo tipo di infortunio. Le fratture del collo del femore sono causate, nella maggioranza dei casi, dall’indebolimento dell’osso (ad esempio a causa dell’osteoporosi). Generalmente, queste fratture avvengono in seguito a cadute accidentali, soprattutto in donne anziane già malate a causa di altre patologie. ?In Italia, ogni anno, circa 80.000 soggetti di età superiore a 65 anni subiscono la frattura del femore e, di questi, il 50% diventa non autosufficiente. Su questo fronte, per i foggiani, non c’è proprio nulla per cui stare sereni. Difatti, per la mortalità a 30 giorni dall’intervento, ad avere il disco verde è solo il “Lastaria” di Lucera. Nessuno raggiunge la sufficienza, nemmeno l’ospedale di San Pio a San Giovanni. E per i tempi di attesa prima dell’intervento, sono decisamente peggiori rispetto alla media nazionale il “Masselli Mascia” e gli OO.RR.
Patologie del ginocchio
Per curarsi il ginocchio, solo il privato (casa di cura Villa Serena) riesce a garantire standard di elevata qualità, seguito a ruota dall’ospedale di San Giovanni Rotondo. L’indicatore analizza l’artroscopia del ginocchio, una tecnica chirurgica poco invasiva (cioè non provoca ferite chirurgiche e lesioni molto grandi) che consente di ispezionare, mediante uno strumento detto artroscopio, e di intervenire direttamente sull’articolazione attraverso delle piccole incisioni cutanee. ?Con l’artroscopia possono essere trattate, ad esempio, le lesioni del menisco o dei legamenti del ginocchio. Su questo, gli ospedali dell’Asl di Foggia lasciano parecchio a desiderare, ricevendo soltanto dischi rossi dalla commissione di valutazione nazionale.
Tumore al polmone
È purtroppo una delle patologie in crescita. Solo due strutture in provincia di Foggia riescono a dare risposte, Casa Sollievo della Sofferenza (bene negli interventi chirurgici e male nella mortalità a 30 giorni) e gli OO.RR. (male negli interventi). Non è un caso che proprio a San Giovanni Rotondo qualche tempo fa è arrivato il premio alla ricerca alla biologa Lucia Anna Muscarella ed al professor Vito Michele Fazio (responsabile del laboratorio di oncologia e vice direttore dell’Irccs), per la partecipazione allo studio internazionale CGLP-NGM sulle alterazioni genomiche nel tumore del polmone. I risultati hanno dimostrato un quadro omogeneo di mutazioni genetiche caratteristico di ogni istotipo di tumore del polmone, offrendo un miglior inquadramento diagnostico e quindi anche terapeutico per alcuni sottotipi rari di tumore del polmone, come il carcinoma a grandi cellule. Insomma, una ragione in più per star tranquilli sulle prospettive di cura nell’ospedale di San Pio.
Tumori del colon e del retto
Sono tre gli indicatori analizzati: interventi chirurgici per colon e retto, oltre alla mortalità a 30 giorni dall’intervento. In Italia, il tumore del colon è il quarto più frequente negli uomini e il terzo più frequente nelle donne. I principali fattori di rischio sono i fattori genetici (storia familiare), un’alimentazione scorretta e il fumo. ?Indispensabile per curare questa malattia è l’intervento chirurgico che può essere eseguito con tecnica classica “a cielo aperto” (con taglio addominale) o mediante la moderna tecnica laparoscopica (attraverso piccole incisioni fatte sull’addome e l’utilizzo di una sonda). Su questo intervento, tengono benissimo Casa Sollievo della Sofferenza e gli OO.RR. (anche se a Foggia il dato della mortalità a 30 giorni non è affatto buono). Nel privato, disco giallo per la casa di cura foggiana “Brodetti” di Potito Salatto. Mentre le strutture dell’Asl, ancora una volta, continuano a non raggiungere la sufficienza.
Parti
Per nascere, senza dubbio ci si può fidare dell’ospedale di San Giovanni e degli OO.RR. Se si analizza il “volume di parti” (il numero di parti, naturali e cesarei, eseguiti ogni anno in una struttura), il top rimane Casa Sollievo, con un dato nettamente superiore alla media italiana. ?In Italia, ogni anno, si eseguono circa 548 mila parti; oltre due terzi di essi (il 66,7%) avvengono in strutture che ne effettuano almeno 1.000 all’anno, mentre all’estremo opposto circa 8 su 100 (il 7,9%) avvengono in strutture dove se ne eseguono meno di 500 ogni anno (valore minimo stabilito per garantire un’assistenza di buona qualità). Gli OO.RR., invece, zoppicano un po’ per il ricorso al taglio cesareo primario. Su quest’ultimo fronte, bene il “Lastaria” di Lucera, che però non ha fatto registrare un numero sufficiente di parti. Il “Tatarella”, invece, salva i numeri, ma non raggiunge la sufficienza per la proporzione dei parti con taglio cesareo. Il “Masselli Mascia” raggiunge livelli di sufficienza su entrambi i fronti.