È un quadro pesantissimo quello delineato dalla Sezione III del Tribunale di Bari, in funzione di Tribunale della Prevenzione, che ha disposto il commissariamento della società Calcio Foggia 1920 nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, condotta da Digos e squadra mobile di Foggia. L’indagine ha portato all’arresto di Marco Lombardi, Massimiliano Russo, Fabio Delli Carri e Danilo Mustaccioli, ritenuti responsabili di minacce mafiose rivolte al patron del Foggia, Nicola Canonico, con l’obiettivo di condizionare la gestione societaria del club rossonero. Nel mirino anche altri dirigenti e alcuni calciatori.
Le auto incendiate per intimidire dirigenti e ultras
Secondo il provvedimento firmato dalla giudice Giulia Romanazzi, gli indagati sono coinvolti in diversi episodi incendiari a scopo intimidatorio, tutti connotati da modalità tipicamente mafiose. Tra questi, l’incendio doloso della Volkswagen Golf in uso a Lorenzo Garruto, capo ultras della Curva Sud del Foggia, avvenuto in via Sant’Antonio il 18 novembre 2023. L’auto fu cosparsa di liquido infiammabile e data alle fiamme in piena strada, con modalità eclatanti e idonee a generare allarme sociale.
Per quell’episodio, Marco Lombardi risulta indagato per danneggiamento seguito da incendio con l’aggravante mafiosa, in concorso con ignoti.
“Ho paura, voglio andare via da Foggia”
Dopo l’incendio della Toyota IQ Coupé riconducibile ad Alessandro Garattoni, il calciatore riferisce al direttore sportivo Emanuele Belviso di vivere “con la paura addosso” e di non essere più concentrato “con la testa a Foggia”. Chiede quindi di essere ceduto, e verrà trasferito alla Virtus Entella. Nella conversazione telefonica del 28 novembre 2023, Canonico ribadisce al dirigente Vincenzo Milillo l’intento di abbandonare la società: “Non si può fare calcio, troppi incendi, troppe cose, macchine di giocatori…”, sottolineando le difficoltà nel convincere altri atleti a trasferirsi nel capoluogo.

La rete tra Lacalamita, Lombardi e la criminalità foggiana
Decisivo il ruolo di Fabio Lacalamita, ex dirigente del Foggia Calcio, che dopo l’attentato incendiario cerca freneticamente Lombardi. Dalle indagini emerge che Lacalamita, che si occupava della sicurezza del club, è attiguo alla criminalità organizzata foggiana, in particolare in rapporti con Fabio Tizzano (clan Moretti), soggetto condannato per associazione mafiosa nell’operazione “Decima Azione”.
In una conversazione intercettata in auto sottoposta a monitoraggio, Lacalamita parla con Pietro Giardiello, affermando che Lombardi è l’autore degli incendi alle auto di Garruto e Antonello D’Ascanio, altro capo ultras. Secondo la DDA, l’obiettivo era punire esponenti carismatici della tifoseria non ostili alla gestione Canonico e capaci di contenere le proteste dei gruppi organizzati. Nessuno dei due ha mai sporto denuncia, comportamento che gli inquirenti leggono come indice del metodo mafioso.
Spunta anche un’intercettazione tra D’Ascanio ed Emanuele Canonico, figlio del patron, dopo l’azione intimidatoria nei confronti del capo ultras. D’Ascanio: “Manu, la curva sud è con papa!”. Canonico: “Ma io lo so. Lo abbiamo visto! Nei momenti di difficoltà voi amate la vostra squadra, lo avete dimostrato, non che tu non entri allo stadio…”. D’Ascanio: “Io mi sono ammazzato sabato a Potenza, Manu! Non so se lo hai sentito questo…”. Canonico: “Ho sentito che qualcuno si è preso…”.
Vacca, Moffa, Palmieri: ritorsioni incrociate e richiesta di “tutela”
Ulteriori elementi emergono dal dialogo tra Antonio Junior Vacca, all’epoca calciatore del Foggia, e Lorenzo Garruto. Alla domanda di Vacca su un possibile coinvolgimento di Lombardi, definito “quel mongoloide che faceva uscire i video”, Garruto risponde: “Sì, può essere, però sta vedendo, staremo valutando”.
Subito dopo, Lombardi rintraccia Alessandro Moffa, esponente del gruppo criminale Sinesi-Francavilla, per chiedere “tutela” a seguito dell’intimidazione subita: “È andato a ricorrere a Moffa”. Secondo gli inquirenti, la risposta di Garruto arriva poco dopo: l’incendio della Fiat Panda intestata a Luana Palmieri Fulgenzio, ex compagna dello stesso Lombardi. In due conversazioni captate, Garruto afferma di aver dato subito una risposta all’intimidazione.
La truffa delle carte carburanti e la diffamazione contro Canonico
Tra i reati contestati a Marco Lombardi emerge anche una truffa aggravata ai danni della società Kuwait Petroleum Italia s.p.a. e, indirettamente, delle aziende CN Holding s.r.l. e CN Sport s.r.l., riconducibili alla famiglia Canonico. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nell’ambito del procedimento penale n. 3234/2024, Lombardi avrebbe falsificato documenti utilizzando l’identità di Michele Bitetto, amministratore delegato della CN Holding, per attivare – tramite la propria email personale – un contratto con la multinazionale petrolifera relativo alla fornitura di carte carburante “Cartissima Q8”.
Attraverso tale raggiro, Lombardi avrebbe ottenuto tre carte carburanti con cui ha effettuato rifornimenti per un importo complessivo di 4.868,96 euro, mai saldato dalla società intestataria inconsapevole. Ne è derivato un contenzioso tra la CN Holding e la Kuwait Petroleum, con l’intervento della società di recupero crediti Allianz Trade.
Non solo. In possesso della documentazione legale relativa alla richiesta di pagamento, Lombardi ha pubblicato quei documenti sul proprio profilo Facebook, in un’azione ritenuta dagli inquirenti mirata a danneggiare l’immagine di Nicola Canonico, gettando discredito sul presidente del Foggia Calcio attraverso l’esposizione pubblica di una vicenda che, invece, nasceva da un presunto raggiro orchestrato proprio dallo stesso Lombardi.

L’incontro con De Cosmo e il pressing dei tifosi per destabilizzare la società
Un ulteriore episodio descritto negli atti dell’inchiesta evidenzia il coinvolgimento diretto di esponenti della Curva Sud del Foggia in una manovra ritenuta mirata a destabilizzare l’ambiente societario per favorire un possibile passaggio di proprietà. Il 13 dicembre 2023, alcuni tifosi, tra cui Lorenzo Garruto e Claudio Pesante – quest’ultimo figlio di Francesco Pesante detto “U’ Sgarr”, esponente di spicco della consorteria mafiosa Sinesi-Francavilla, già beccato per le pressioni contro la vecchia proprietà guidata dai Sannella e condannato di recente a 20 anni per mafia e droga in “Game Over” – si sarebbero recati prima a Cerignola per incontrare il commercialista Francesco De Cosmo, indicato come potenziale acquirente della società rossonera, e successivamente a Modugno, nel Barese, per un incontro con Canonico.
Le indagini documentano come proprio nel dicembre 2023 Canonico stesse trattando la cessione delle sue quote, intrattenendo colloqui con vari imprenditori, tra cui Nicola Di Matteo, rappresentato inizialmente da Marco D’Adduzio e poi da Alessandro Quoiani. Ed è proprio quest’ultimo, secondo quanto emerso dall’analisi dei tabulati, ad aver contattato più volte l’utenza telefonica in uso a Marco Lombardi subito dopo l’incontro, confermando una rete di relazioni già attiva e precedenti contatti telefonici tra i due. Un intreccio, secondo gli inquirenti, che rafforza il sospetto di un’azione concertata per influenzare le sorti del club da parte di soggetti esterni legati a contesti criminali.
Commissariamento per rischio condizionamento mafioso
Per la giudice Romanazzi, la somma di questi episodi evidenzia un “salto di qualità” nell’intimidazione mafiosa, con infiltrazioni capaci di alterare il normale svolgimento delle attività sportive. Il commissariamento della società Calcio Foggia 1920 si rende necessario per impedire ulteriori condizionamenti esterni e ripristinare un quadro di legalità.
Il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari. La colpevolezza degli indagati dovrà essere accertata nel rispetto del contraddittorio e della presunzione d’innocenza. Ma per la magistratura, il rischio di infiltrazioni mafiose nel calcio foggiano è concreto e attuale.