“Chiedo perdono a te e alla piccola. Spero che un giorno possiate perdonarmi per tutto il male che ho fatto”. È uno dei passaggi della lettera scritta di suo pugno da Gianluigi Troiano, 34 anni detto “U’ Minorenn” o “Il piccolino”, pentito del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano di Vieste e imputato per l’omicidio di Omar Trotta, ucciso il 27 luglio 2017 all’interno della sua bruschetteria, davanti alla moglie e alla figlia di pochi mesi, in pieno centro.
Troiano, che ha scelto di collaborare con la giustizia, è imputato nel processo per concorso in omicidio insieme ad Angelo Bonsanto, sanseverese, accusato di essere uno dei due esecutori materiali del delitto. Nella sua lunga lettera, acquisita nel processo, Troiano si rivolge direttamente alla moglie della vittima, chiedendo perdono anche “a tutta la comunità di Vieste”.
“Mi pento amaramente. Ho chiesto scusa a Gesù Cristo per tutto”
“So che sono l’ultima persona che vorresti sentire”, scrive Troiano all’inizio della sua confessione, “ma queste sono parole per chiederti perdono per quello che ho fatto. Non sono queste poche righe che possono riparare i danni da me fatti, ma ho chiesto scusa a Gesù Cristo per tutto il male che ho fatto e alle persone che ho fatto soffrire”.
Nel passaggio più intimo, il pentito esprime il proprio rimorso per quanto accaduto quel giorno in cui, secondo l’accusa, ha contribuito a organizzare o agevolare l’agguato mortale. “Mi pento amaramente e mi auguro che un giorno, non tanto lontano, tu e la piccola, con la famiglia di Omar, possiate perdonarmi. Perché sono davvero pentito”.
Un delitto che ha scioccato Vieste
Omar Trotta fu freddato mentre si trovava nel suo locale, sotto gli occhi della moglie e della neonata che era nella carrozzina. La brutale esecuzione suscitò sgomento in tutta la provincia e portò all’apertura di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Troiano e Bonsanto avrebbero fatto parte di un gruppo più ampio, coordinato dall’ex boss, oggi pentito anche lui, Marco Raduano detto “Pallone”, già condannato in abbreviato a 20 anni di galera per questa e altre vicende. Condanne minori per altri due collaboratori di giustizia, Antonio Quitadamo detto “Baffino” di Mattinata e Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio” di Vieste.
Il processo e la scelta di collaborare
La lettera consegnata al Tribunale fa parte del percorso di collaborazione intrapreso da Gianluigi Troiano, oggi sotto protezione, che ha scelto di rompere con il passato e raccontare ai magistrati ciò che sa sulla criminalità organizzata garganica. Il procedimento a suo carico prosegue davanti alla Corte d’Assise di Foggia, dove dovrà rispondere di concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso.
La sua lettera non ha, ovviamente, alcun valore risolutorio sul piano penale, ma rappresenta un tentativo di espiazione personale, in un contesto segnato da ferite profonde. “Mi fido della giustizia – scrive ancora Troiano – e voglio pagare per tutti gli errori fatti in questi ultimi 15 anni. Un saluto a te e alla piccola”.