Il Consiglio di Stato ha definitivamente accolto le ragioni della Aleasya Costruzioni S.r.l., società foggiana operante nel settore edilizio, al centro di un lungo contenzioso giudiziario legato a una interdittiva antimafia emessa nel novembre 2023 dalla Prefettura di Foggia. La sentenza, depositata il 18 aprile 2025, ha respinto l’appello proposto dal Ministero dell’Interno e confermato quanto già deciso dal TAR Puglia, che aveva annullato il provvedimento prefettizio per eccesso di potere, violazione dei principi di proporzionalità e carenza di fondamento fattuale.
La vicenda e l’interdittiva
La Prefettura aveva ritenuto sussistente il rischio di condizionamento mafioso a carico dell’impresa, negandole l’iscrizione alla cosiddetta white list e sostenendo che vi fossero frequentazioni sospette, legami familiari e assetti societari riconducibili a contesti criminali locali. La società era stata descritta come “impresa di famiglia”, operante in un settore sensibile come l’edilizia, e in presunta contiguità con ambienti vicini alla “Quarta Mafia”.
Il TAR, però, aveva smontato punto per punto il quadro indiziario, giudicandolo troppo generico e scollegato da fatti concreti. La stessa linea è stata confermata in appello dal Consiglio di Stato, che ha escluso che Aleasya fosse esposta ad alcun condizionamento mafioso.
La sentenza definitiva
Nella motivazione, i giudici della Terza Sezione hanno sottolineato che nessuno dei soggetti legati alla società presenta condanne o rapporti diretti con sodalizi mafiosi. Il provvedimento prefettizio era costruito, secondo la Corte, su elementi frammentari, talvolta solo parentali o societari, privi però della necessaria intensità per sostenere un reale pericolo mafioso.
“Il condizionamento mafioso non può essere presunto in modo automatico – scrivono i giudici – ma va dimostrato con elementi gravi, precisi e concordanti. La struttura familiare della società, di per sé, non è sufficiente a configurare una ‘regia clanica’”.
Anche i rapporti con il Comune di Foggia non sono risultati significativi. L’impresa aveva ottenuto solo due affidamenti diretti di modesto valore economico e comunque riconducibili a procedure regolari, non influenzate da pressioni criminali.
La nota dell’azienda: “Trasparenza e rispetto per la cittadinanza”
In data 26 aprile 2025, Aleasya Costruzioni ha trasmesso ai media locali una nota firmata e protocollata per informare la cittadinanza dell’esito del giudizio. Nella comunicazione ufficiale inviata ai direttori delle testate giornalistiche locali, si legge:
“Per giusta informazione alla cittadinanza, trasmettiamo la sentenza con cui l’Organo Supremo ha respinto l’appello proposto dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Foggia per la riforma della sentenza del TAR Puglia”.
Un passaggio che sottolinea l’intenzione dell’azienda di chiarire pubblicamente la propria posizione dopo mesi di sospetti e accuse che, alla prova dei fatti, non hanno retto il vaglio giudiziario.
Condanna alle spese per il Ministero
Oltre al rigetto dell’appello, il Consiglio di Stato ha anche condannato il Ministero dell’Interno e la Prefettura alla refusione delle spese processuali, quantificate in 2.000 euro oltre oneri di legge, in favore della società resistente.