Sarà processata a partire dal prossimo 9 settembre davanti al Tribunale di Chieti Anna Rita Moretti, 46 anni, foggiana, figlia del capostorico della “Società” mafiosa Rocco Moretti detto “il porco” e sorella di Pasquale, “il porchetto”, anch’egli ritenuto vertice dell’omonimo clan. La decisione è stata firmata dal gup del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi, al termine dell’udienza preliminare che ha visto coinvolti 25 imputati, di cui 16 originari della provincia di Foggia, accusati a vario titolo di 19 capi d’imputazione. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, è stata suddivisa in cinque tronconi processuali.
I capi d’accusa
Moretti è accusata di concorso in usura ai danni di un commerciante d’auto foggiano con interessi in Abruzzo, e di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti della moglie dell’uomo. In un’intercettazione riportata nell’atto d’accusa, la donna avrebbe intimato: “Non vi state comportando correttamente nei nostri confronti; mo’ mi sto proprio infastidendo; dì a tuo marito che quando lo vedo gli spacco le corna”.
Secondo la Dda, il tono e il linguaggio utilizzati richiamerebbero modalità tipiche dell’intimidazione mafiosa, aggravando così la posizione della figlia del boss. Insieme a lei andranno a processo anche Raffaele Colanero, 33 anni di San Severo (accusato degli stessi reati), Leonardo Mainiero (36, Foggia), i fratelli Alessandro e Giovanni Marasco (46 e 48 anni, foggiani), e Luciano Russo (35 anni), tutti imputati per concorso in usura.
Un’inchiesta ampia, cinque procedimenti e 25 imputati
L’indagine ha coinvolto soggetti foggiani, abruzzesi, molisani e toscani, e ha documentato una fitta rete di prestiti a strozzo, estorsioni, trasferimenti fraudolenti di beni, ricettazione e violazione di domicilio, fino all’uso illecito di un cellulare all’interno del carcere. I prestiti – secondo gli inquirenti – erano concessi a tassi mensili fino al 23%, e annuali fino al 600%, nei confronti non solo di un commerciante d’auto, ma anche di tre ristoratori e di un titolare di lavanderia.
Tra i beni oggetto di presunti trasferimenti fittizi per eludere le misure di prevenzione patrimoniali figurano quote societarie in aziende lattiero-casearie, nel settore energetico e del gas, oltre ad appartamenti e conti correnti intestati a prestanome.
Il filone d’inchiesta ruota anche attorno alla presunta attività del clan Moretti nella zona di Pescara, dove secondo la Dda sarebbe stato attivo attraverso l’impiego di soggetti compiacenti per gestire affari economici.
Blitz e scarcerazioni
L’inchiesta culminò il 14 marzo 2023 con 11 ordinanze cautelari: 4 arresti in carcere (tra cui la Moretti), 4 ai domiciliari e 3 misure meno afflittive. Tutti gli indagati oggi sono a piede libero. La richiesta di rinvio a giudizio da parte della Dda è arrivata a marzo 2024. L’udienza preliminare si è aperta lo scorso 4 giugno.
I prossimi processi
Oltre al troncone principale che si aprirà a Chieti il 9 settembre, altri 9 imputati saranno giudicati dal Tribunale di Pescara dal 15 settembre, tra cui Anna Boniello, Angelo Bonsanto (presunto killer dei Moretti), Vincenzo Pio Capobianco, Antonio De Marco, Giovanni Putignano e quattro pescaresi. Per altri 3 imputati il gup ha trasmesso gli atti alla Procura di Foggia per incompetenza territoriale: tra loro Luciano Clema, Angelo Falcone (accusato di 14 capi d’imputazione) e Michelangelo Saverio Falcone.
Ulteriori atti sono stati inviati anche alle procure di Grosseto e Pescara, con la posizione dei sanseveresi Raffaele Bonaventura, Federico Colapietra e Ernesto Moreno Di Matteo tra i destinatari, accusati di concorso in violazione di domicilio e, nel caso di Colapietra, anche di ricettazione di mille paia di occhiali rubati a San Severo nel gennaio 2020. Tutti gli imputati, al momento, si dichiarano innocenti.