Una rete ben organizzata di prestiti usurari, violenze e minacce psicologiche nei confronti di imprenditori in difficoltà. È quanto emerso dall’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Bari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani, che questa mattina ha portato all’arresto di quattro persone – tre in carcere e una agli arresti domiciliari – e al sequestro patrimoniale per un valore complessivo di 3,5 milioni di euro.
Le misure cautelari, disposte con ordinanza dal gip del Tribunale di Trani, rappresentano l’esito di una complessa indagine sviluppata dal Nucleo PEF Bari, che ha permesso di far luce su un giro di usura aggravata, estorsione, riciclaggio, esercizio abusivo di attività finanziaria e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, reati che – secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti – sarebbero stati commessi tra il 2021 e il 2023 nelle aree di Trani e Barletta.
La denuncia che ha fatto scattare l’indagine
A far partire le indagini è stata la denuncia coraggiosa di un’imprenditrice, vittima di continue vessazioni e minacce da parte di un uomo di Terlizzi, che – secondo gli investigatori – agiva per conto di due fratelli di Trani, ritenuti i veri usurai. Stanca di subire, la donna si è rivolta agli inquirenti, raccontando la propria storia e indicando le modalità dei prestiti: somme di denaro erogate con tassi annui tra il 70% e oltre il 1.000%, in un crescendo di pressioni e intimidazioni.
Le Fiamme Gialle hanno quindi avviato una serie di accertamenti, supportati da intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni, pedinamenti e escussione di testimoni, alcuni dei quali inizialmente restii a collaborare per timore di ritorsioni. Gli elementi raccolti hanno permesso di delineare un quadro indiziario grave e dettagliato, accogliendo l’impostazione accusatoria da parte del giudice per le indagini preliminari.
Minacce e violenza psicologica per ottenere i pagamenti
Nel corso dell’indagine sono state documentate frasi intimidatorie inequivocabili pronunciate dagli indagati:
“Se non paghi ti veniamo a prendere sotto casa”,
“Che sennò vediamo diversamente di sistemare sto fatto…”,
“Questi soggetti sono pericolosi. Non sai cosa ti può succedere”.
Gli investigatori hanno anche ricostruito altri episodi simili, con applicazione di tassi del 360%, ben oltre la soglia legale. Gli indagati, pur di rientrare delle somme, avrebbero usato ogni mezzo, incluso l’utilizzo di fatture false e società di comodo – una in particolare attiva nel settore calzaturiero – per celare le attività illecite dietro parvenze formali.
Sequestri per milioni e coinvolgimento di 12 indagati
Oltre alle misure cautelari personali, è in corso il sequestro preventivo – anche per equivalente – di beni per un ammontare complessivo di 3,5 milioni di euro, considerati profitto dei reati contestati. Il provvedimento riguarda 12 persone fisiche e una società coinvolta nel meccanismo illecito, nell’ambito della normativa prevista dal D. Lgs. 231/2001 sulla responsabilità degli enti.
L’attività investigativa si è concentrata anche sul piano fiscale, rilevando una sistematica sottrazione al pagamento delle imposte da parte di soci di diritto e di fatto della società coinvolta, che veniva usata per giustificare movimentazioni e operazioni del tutto fittizie.
La Guardia di Finanza: “Massimo impegno contro l’usura”
“Gli esiti dell’attività d’indagine – si legge nella nota – costituiscono una significativa testimonianza dell’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto all’usura, odiosa pratica che sfrutta lo stato di bisogno delle vittime, spesso con metodi violenti e coercitivi”.
Si ricorda che le persone coinvolte sono attualmente indagate e da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva.