Una rete di relazioni, traffici, favori e strategie criminali svelata da chi ne è stato parte integrante. Matteo Pettinicchio, 40 anni, ex braccio destro di Enzo Miucci e primo collaboratore di giustizia del clan Li Bergolis-Miucci, ha deciso di parlare. Le sue dichiarazioni, rese lo scorso 19 febbraio davanti alla Direzione distrettuale antimafia di Bari, sono ora al centro del processo in corso a Foggia per un traffico di cocaina risalente al 2021.
“Davide Carpano venne a trovarmi in carcere, mi disse d’aver preso accordi con Miucci per l’acquisto di cocaina a 65mila euro al chilo. Ma mi accorsi che non avrebbe pagato e bloccai tutto”, ha raccontato Pettinicchio. Ha poi precisato che l’approvvigionamento di 100 grammi di droga per cui lui, Miucci e Claudio Iannoli sono a processo, sarebbe stato concordato proprio da questi ultimi mentre erano detenuti.
“Serviva a pagare gli stipendi dei due Iannoli”, ha spiegato il pentito. E ha aggiunto: “Io e Miucci decidemmo anche di fare un regalo alla vedova di Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, ucciso nel 2019 nella guerra di mafia a Vieste, perché era vicino al nostro gruppo”.
Il processo, iniziato il 5 dicembre 2023, vede imputati con rito ordinario proprio Pettinicchio, Enzo Miucci (42 anni) e Claudio Iannoli (49), accusati di spaccio di cocaina aggravato dal metodo mafioso. Per loro il pm ha chiesto 12 anni a testa. Gli altri due coinvolti, i fratelli viestani Davide e Mario Carpano, sono stati giudicati con rito abbreviato e condannati rispettivamente a 8 anni e 5 anni e 4 mesi.
Il pm antimafia Ettore Cardinali, titolare dell’inchiesta, ha messo a disposizione delle difese le dichiarazioni del pentito. Saranno ora gli avvocati difensori a decidere se acquisirle o chiedere l’interrogatorio in aula. Il procedimento, che sembrava ormai vicino alla conclusione, ha così subito una svolta.
“Lo facevo per mia madre”
Nel suo lungo racconto, Pettinicchio ha spiegato anche le ragioni del pentimento. “Mia madre, in punto di morte, mi chiese di cambiare vita e di uscire dal carcere. È morta con questa pena nel cuore. Glielo dovevo”.
Il 40enne di Monte Sant’Angelo è stato arrestato nuovamente nell’ottobre scorso nell’ambito del maxi-blitz Mari e Monti e risulta imputato anche nel processo Friends del 2019, sempre per droga. Ma è con questa collaborazione che ha rotto definitivamente con il passato.
“Il clan più storico”
“Io nel clan Li Bergolis ci entrai a 15 anni, nel 2000. Dopo Enzo Miucci c’ero io. Il nostro gruppo è il più storico della provincia di Foggia, attivo fin dagli anni Settanta. Nemmeno l’arresto dei fratelli Armando, Franco e Matteo Li Bergolis nel 2004 ha interrotto le attività: droga, estorsioni, omicidi. Avevamo contatti con tutti: Cerignola, San Severo, Foggia, Bari, Bat, Calabria con i Pesce-Bellocco di Rosarno. Personalmente, ho avuto rapporti con malavitosi di mezza Italia”.
E sulla potenza del clan, ha aggiunto: “Eravamo i più temuti. La faida di Monte Sant’Angelo fu solo l’inizio. Poi arrivarono le guerre contro i Romito, affiancati da Pasquale Ricucci, Matteo Lombardi e altri”.
La Dda punta ora ad acquisire il maggior numero di elementi dalle dichiarazioni di Pettinicchio, che potrebbero aprire scenari importanti su alleanze, affari e regolamenti di conti interni alla mafia garganica. Un contributo pesante che si aggiunge a quello dei collaboratori dell’altro fronte, quello dei Lombardi-Scirpoli-Raduano, i rivali storici del clan dei montanari.