Era l’8 dicembre 1967 e il dottor Erminio Longhini, all’epoca ricercatore universitario e facente funzioni di Primario nella divisione di Medicina interna dell’Ospedale Niguarda di Milano, si avvicinò al letto in cui giaceva una donna che, con un flebile, ma insistente gemito, continuava a chiedere un bicchiere d’acqua. Longhini rimase colpito dal fatto che quella semplice richiesta cadesse nel vuoto. Nessuno, né gli infermieri né gli inservienti, sembravano interessarsi al suo bisogno.
Da quella urgenza Longhini meditò un servizio.
Il 29 novembre del 1975 fondò a Milano insieme ad altri 20 amici e colleghi l’Associazione Volontari Ospedalieri. L’AVO. 50 anni fa nasce l’associazione che fa dell’ascolto e dell’aiuto ai pazienti in corsia la propria missione.
A Foggia l’Avo nasce nel 1990, 35 anni fa, dalla passione e dall’intuito del dottor Tonio Battista. Oggi l’Avo Foggia presieduta dalla volontaria e presidente Patrizia Caccavo si appresta a vivere una nuova stagione dopo le difficoltà causate dal COVID che aveva cancellato il servizio tra gli ammalati in tutta Italia.
Al nuovo corso di formazione a cui partecipano i nuovi volontari c’erano davvero tutti i vertici dell’associazione e del Policlinico Riuniti con la presenza del dottor Leonardo Miscio direttore sanitario del nosocomio.
Tale è l’attenzione per il volontariato ospedaliero e sanitario che il Policlinico ha da poco varato il nuovo Comitato consultivo misto.
“C’è assoluto bisogno dei volontari che non fanno assistenza sanitaria ma che sono il giusto tramite con i parenti e con i caregiver”, ha detto il dottor Miscio.
“Siete un esempio di partecipazione e cittadinanza attiva. 35 anni di storia e 50 a livello nazionale sono tanta roba. Servirebbero tante Avo in giro per la nostra comunità”, è stato il saluto dell’assessore Giulio de Santis in rappresentanza della sindaca Maria Aida Episcopo.
Al tavolo insieme a Caccavo i due presidenti nazionale e regionale Francesco Colombo presidente FederAvo e Giuseppe Picciotti.
“Dopo la pandemia ci sono state delle riduzioni di volontari ma questo è avvenuto per molte associazioni. L’Avo è fatto di gratuità, vicinanza alle persone fragili e riconoscimento da parte del Ministero. Stanno nascendo nuove sedi in Lazio e altre stanno germogliando e anche in provincia di Foggia è stata ricostituita l’Avo di San Marco in Lamis. È vostro compito trascinare nelle emozioni i nuovi volontari”, ha detto Colombo ai veterani e veterane.
E agli aspiranti: “Questo tipo di servizio vi modificherà, vi insegnerà a sospendere il giudizio e a valutare le reazioni dei pazienti. Riceverete tanto dalle persone, noi doniamo ma riceviamo tanto. Consideriamo sempre la persona, mai la malattia, non la chiediamo mai. Considerare sempre la persona mai la malattia perché ci relazioniamo In ogni reparto in modo diverso”.
“Abbiamo una grande energia e forza – gli ha fatto eco l’omologo regionale -. Ci siamo ridotti ma ora ci sono tanti campanelli interessanti di ripresa. Le attività di formazione sono vive e attive, la prospettiva è positiva. Due sono i concetti dell’Avo: il tempo e l’ascolto; tutti siamo oberati dal tempo ma spesso divoriamo il tempo senza dare i giusti valori. Noi non facciamo altro che ascoltare. Già solo con l’ascolto abbiamo regalato un dono. Cuore e ascolto fanno la nostra Avo. Voi potrete lasciare il segno nelle persone”.
Tonio Battista, il medico intellettuale, ex direttore del Niguarda dai tanti incarichi prestigiosi tra cui tanti anche nella sanità pugliese, ha illustrato le peculiarità dell’Avo, un “volontariato che si esplica in maniera individuale”.
“Il valore dell’associazione è quello di creare relazioni. È un tipo di volontario unico. Le associazioni spesso si occupano di tutela dei diritti o di rappresentanza, l’Avo invece è un unicum nella sanità e nel welfare perché crea un contatto diretto, di servizio”.