Tapparelle abbassate, luce artificiale accesa anche nelle giornate di sole, una cameretta che diventa l’unico rifugio dal mondo esterno. È iniziato così, a soli dodici anni, l’isolamento di Fabio (nome di fantasia), un ragazzo barese che ha vissuto per anni in una dimensione di ritiro sociale, lontano dalla scuola, dagli amici, da tutto ciò che una normale adolescenza dovrebbe prevedere. La sua storia, raccontata da Repubblica Bari, è quella di tanti giovani che finiscono per chiudersi in casa, un fenomeno noto come hikikomori, termine giapponese che indica chi sceglie di autoescludersi dalla società.
Dalla scuola alla chiusura totale: il caso di Fabio
All’inizio, il comportamento di Fabio non sembrava destare particolari preoccupazioni. Era un ragazzo introverso, poco incline a socializzare con i coetanei e più attratto dal mondo dei videogiochi e degli anime, un interesse che condivideva con molti adolescenti. “Non era il tipo da scendere in cortile a giocare a pallone – racconta la madre, Milena – ma pensavamo fosse solo un momento passeggero”.
L’allarme è scattato quando il ritorno in classe dopo la pandemia ha iniziato a generare in Fabio un’insofferenza sempre più evidente. Prima piccoli segnali, poi un vero e proprio rifiuto della scuola, con assenze non giustificate che il ragazzo ha tentato di nascondere ai genitori modificando la password del registro elettronico per disattivare le notifiche.
“Quando il medico ci suggerì di consultare uno psicologo, capimmo che il problema era più serio di quanto pensassimo” – spiega la madre. Fabio si sentiva soffocato dalla competizione scolastica e dal giudizio sociale. E a un certo punto arrivò a dire ai suoi genitori: “So di non aver mai rispecchiato i vostri canoni”, un’affermazione che fece capire ai familiari quanto fosse profonda la sua crisi interiore.
Un percorso difficile verso la ripresa
Dopo mesi di resistenza, la prima svolta arrivò con un evento speciale: un viaggio al Lucca Comics, che Fabio accettò di fare dopo molte insistenze. Da quel momento, il ritiro iniziò lentamente a sgretolarsi, prima con piccole uscite solitarie, poi con l’inserimento in un gruppo di corsa campestre.
Tuttavia, il percorso di reintegrazione è stato tutto sulle spalle della famiglia, senza un reale supporto istituzionale. “Ci siamo sentiti soli – racconta Milena – non tanto per la mancanza di affetto da parte di amici e scuola, ma per l’assenza di un percorso strutturato che potesse davvero aiutare nostro figlio a uscire da questa condizione”.
La Regione Puglia interviene con una nuova legge
L’isolamento sociale giovanile è una realtà sempre più diffusa, tanto che la Regione Puglia ha deciso di intervenire con una legge specifica. La proposta di legge “Disposizioni in materia di ritiro sociale, Hikikomori”, presentata dal consigliere regionale Enzo Di Gregorio, ha ricevuto il via libera della VI Commissione del Consiglio Regionale.
“La legge – ha spiegato Di Gregorio – nasce da diverse segnalazioni su persone in condizione di ritiro sociale, caratterizzata da un rifiuto della vita scolastica o lavorativa e dall’assenza di relazioni al di fuori del nucleo familiare”.
Tra le misure previste dalla legge ci sono:
- Supporto per prevenire l’abbandono scolastico e garantire il diritto allo studio
- Rafforzamento della psicologia scolastica per individuare precocemente segnali di disagio
- Collaborazione tra scuole, enti formativi e servizi educativi per intervenire tempestivamente
L’obiettivo è quello di evitare che altri ragazzi si trovino a vivere un’invisibile prigionia domestica, senza strumenti per venirne fuori. La storia di Fabio, come quelle di tanti altri giovani pugliesi, dimostra quanto sia urgente agire, prima che sia troppo tardi.