Saranno in 24 a comparire giovedì 20 febbraio davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Foggia, Maria Michela Valente, per un filone dell’inchiesta sui falsi titoli di specializzazione Tfa per l’insegnamento nel sostegno scolastico. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero presentato dichiarazioni mendaci per ottenere posizioni vantaggiose nelle graduatorie provinciali per le supplenze annuali e gli incarichi.
L’inchiesta, coordinata dal pm Anna Landi, ha coinvolto principalmente residenti nelle città di Cerignola, Stornara, Stornarella, Carapelle, Foggia, San Giovanni Rotondo e Manfredonia. Le indagini, avviate nell’agosto 2023 e concluse nel maggio 2024, hanno avuto origine da tre esposti anonimi e sono state condotte dai carabinieri di Foggia. Al centro del sistema, secondo la ricostruzione della Procura, ci sarebbero false attestazioni rilasciate da un istituto paritario della provincia di Caserta, che avrebbero permesso a diversi docenti di entrare nelle graduatorie senza i requisiti necessari.
Le accuse e gli arresti
Gli indagati sono accusati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, esercizio abusivo della professione e favoreggiamento personale. Nel “sistema” illecito, ma coinvolta in un altro filone, figura anche Antonietta Ruggieri, avvocata di Stornarella e presunta “Lady Tfa”. Con lei il marito Carmelo Fiorilli, insegnante, e Angela Rosa Ciotola, dirigente di un istituto paritario a Vairano Patenora (Caserta). Per i tre vennero disposti gli arresti domiciliari, mentre altre nove persone residenti in provincia di Foggia (tra Carapelle, Stornarella e Cerignola) furono sospese dall’insegnamento con interdittiva.
Secondo l’accusa, i tre principali indagati avrebbero creato certificati di servizio fittizi, trasmettendo false comunicazioni Unilav (le notifiche obbligatorie di assunzione) agli uffici scolastici provinciali. Questo avrebbe permesso agli aspiranti docenti di ottenere l’esenzione dalla preselezione per l’accesso ai Tfa (Tirocini Formativi Attivi), un requisito fondamentale per l’inserimento nelle graduatorie di sostegno.

Un sistema strutturato per scalare le graduatorie
L’ordinanza evidenziò come il meccanismo fraudolento fosse orchestrato con spregiudicatezza e pervicacia dai soggetti al vertice del sistema. In sostanza, attraverso la falsificazione sistematica di titoli ed esperienze professionali, gli indagati sarebbero riusciti a ottenere incarichi nelle scuole senza aver mai versato contributi Inps o prestato effettivamente servizio.
Il Ministero della Pubblica Istruzione e l’Ufficio Scolastico Regionale della Puglia si sono costituiti parte offesa nel procedimento ai 24, evidenziando la gravità della vicenda, che ha distorto l’accesso al mondo dell’insegnamento scolastico con un sistema parallelo di certificazioni fasulle.
Verso il processo
Il prossimo 20 febbraio, il giudice per l’udienza preliminare deciderà se rinviare a giudizio gli indagati o accogliere eventuali richieste di riti alternativi. La vicenda rappresenta uno dei casi più rilevanti di falsificazione di titoli per l’accesso all’insegnamento emersi in Puglia negli ultimi anni.