La banda della ruspa ha colpito nuovamente, sfoderando tecniche paramilitari che la “squadra Stato” sembra incapace di prevenire. L’ultimo episodio si è verificato lungo le provinciali del Gargano, dove un portavalori è stato assaltato sulla statale 89, tra San Nicandro ed Apricena, in una zona interna e isolata del promontorio. L’attacco, che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, è stato condotto con una precisione allarmante.
Il commando, composto da circa dieci persone, ha utilizzato un macchinario da cantiere per tranciare in due il mezzo blindato. I vigilantes a bordo, mostrando una straordinaria prontezza, sono riusciti a mettersi in salvo, evitando feriti. La scena lasciata sul posto è stata quella di un vero e proprio campo di battaglia: due autovetture incendiate e chiodi sparsi sull’asfalto per ostacolare l’intervento delle forze dell’ordine. Durante l’operazione, i banditi avrebbero esploso colpi di fucile a scopo intimidatorio. Il tutto si è consumato in meno di due minuti. Sul luogo sono intervenuti i carabinieri per avviare le indagini. Il bottino sarebbe ingente ma non è stato ancora quantificato.
Una scia di colpi senza fine
L’inizio del 2025 è segnato da un nuovo furto da diverse centinaia di migliaia di euro, proseguendo una scia di attacchi iniziata già nel 2024. Due colpi devastanti con l’utilizzo di ruspe hanno segnato la chiusura dell’anno passato, con i bottini sottratti agli uffici postali di San Marco in Lamis e Torremaggiore. Entrambi i casi rimangono tuttora irrisolti.
Tra gli episodi più clamorosi del 2024 si annovera anche l’assalto alla gioielleria di Apricena, avvenuto il 10 dicembre. In quell’occasione, una banda ha agito indisturbata, utilizzando un escavatore per abbattere un muro, aggredendo un commerciante, minacciando i presenti e caricando su un camion una cassaforte del peso di diversi quintali.
A San Severo un’altra ruspa ha invece sventrato una banca in pieno centro la notte tra il 18 e 19 dicembre scorso. In questo caso banditi in fuga a mani vuote.
Impuniti restano anche i “ladri d’oro” che il 23 aprile hanno svaligiato il caveau di una banca a Cerignola, rubando le cassette di sicurezza. La tecnica è ormai ben nota: pale meccaniche ed escavatori per abbattere barriere, auto incendiate per bloccare le strade, tappeti di chiodi per ostacolare gli inseguitori e una rapidità esecutiva che sottolinea l’alto livello di professionalità delle bande.
Le ipotesi investigative
Le modalità operative richiamano il modus operandi delle bande cerignolane, già tristemente celebri per simili attacchi. Tuttavia, gli investigatori ipotizzano la presenza di basi locali, che potrebbero coinvolgere elementi delle organizzazioni criminali garganiche e dell’Alto Tavoliere.
Mentre si moltiplicano gli episodi di criminalità, cresce l’urgenza di una risposta concreta da parte dello Stato per ripristinare la sicurezza in un territorio sempre più ostaggio di bande altamente organizzate.