“Volevo ringraziare chi ha dato spazio alla mia lettera aperta dopo i miei 43 anni come dipendente Sofim Fiat, ora Iveco. So che hanno cercato invano di far esprimere qualche mio collega sulla situazione in generale che si vive in Sofim. Ma il fatto che nessuno si sia esposto la dice lunga, eppure in un’assemblea di qualche tempo fa (si lasciano 10 ore a fine anno all’azienda per non averne usufruite) ci furono delle contestazioni abbastanza forti e concitate verso i sindacalisti e segretari presenti.
La mia lettera era per me un modo per salutare tutti i colleghi che non avevo salutato e poi per fare delle mie considerazioni sulla situazione attuale, senza sparare nel mucchio, su molti sindacalisti che secondo me non svolgono appieno il loro ruolo, ripeto non tutti. La lettera è servita anche a far sapere all’opinione pubblica che a Foggia esiste uno stabilimento Fiat, mentre in molti pensano esiste solo lo stabilimento di Melfi. La Sofim è uno stabilimento che ha toccato punte di 1900 addetti, più tutte le ditte appaltatrici all’interno dello stabilimento, il sito industriale più grande nella nostra realtà. Un fiore all’occhiello, ma che attraversa un periodo di forte crisi, con la speranza che non diventi un fiore appassito. Io non volevo minimamente indossare i panni dell’ispettore Javert, l’inquisitore dei miserabili di Victor Hugo e nemmeno essere drammatico nel voler evidenziare alcune problematiche esistenti. Voglio solo ricordare a me stesso e a chi cerca a tutti i costi di minimizzare che in bacheca fu affisso un comunicato unitario su un incontro tenutosi a Roma il 12 novembre, in cui parlando del sito di Foggia l’azienda ha esposto la situazione produttiva per il 2025 dove i volumi produttivi continueranno a diminuire e che secondo previsioni, ma parliamo di previsioni, nel 2027 potrebbe partire in produzione un nuovo motore euro 7, ergo che anche il 2026 sarà con periodi lunghi di cassa integrazione. Leggendo questi dati e non dimenticando ciò che è accaduto dopo aver spostato 150mila motori prodotti a Foggia in altro stabilimento con promesse risultate un bluff, bisogna per forza essere ottimisti? Dobbiamo per forza vedere il bicchiere mezzo pieno?
L’impegno da parte dell’azienda era di portare a Foggia delle produzioni alternative come i motori F5 e F28 che sono risultati non adeguati a sopperire i famosi 150mila motori scippati a Foggia. In quella circostanza l’azienda buttò un amo, parlando di 140 assunzioni in un territorio martoriato dalla tanta disoccupazione, ma dopo un anno questi ragazzi formati e speranzosi per il loro avvenire non sono stati riconfermati. Ho letto che un caro amico ha dichiarato ‘noi non siamo Stellantis’, io dico menomale, solo che anche loro come in Sofim hanno iniziato con i contratti di solidarietà e con la cassa integrazione. Dobbiamo attendere la stessa fine? Oppure sarebbe opportuno iniziare a far sapere all’opinione publica, alle istituzioni tutte, che in Sofim si soffre di questa crisi? Ho molto sorriso leggendo la dichiarazione di un mio ex collega che ha dichiarato di non condividere le mie esternazioni, ma lo stesso dopo aver letto sul giornale la mia lettera mi ha scritto su whatsapp ‘spettacolare’. Comprendo che molte volte si vuole difendere a tutti i costi il proprio ruolo di rappresentanza, ma questo impone per serietà ed etica di essere obiettivi e ogni tanto farsi un esame di coscienza interrogandosi se si svolge questo ruolo fino in fondo a tutela degli interessi di chi si rappresenta, come del resto fa l’azienda.
Pensavo che qualcuno leggendo la lettera entrasse nel merito sul ruolo che svolgono all’interno dell’azienda, continuo a dire che non generalizzo affatto, ma qui voglio porre alcune domande: Da quanto tempo non viene proclamato uno sciopero?
Da quanto tempo non si affigge un volantino in bacheca, se non quelli per ricordare qualche defunto. Non lo si fa nemmeno per denunciare come si mangia in mensa, con un capitolato sconosciuto a tutti. Solo qualche temerario si è permesso, dando fastidio a molti e oggi non è stato nemmeno eletto rsa, guarda caso.
Dopo aver sottoscritto il contratto capestro con il defunto Marchionne, è stata mai messa in atto la procedura di raffreddamento?
Si riunisce il consiglio di fabbrica prima di andare ad ascoltare le richieste aziendali, senza nemmeno ricevere l’ordine del giorno?
Rispetto alle risposte da dare all’azienda è stata mai convocata un’assemblea per conoscere il pensiero dei lavoratori?
Un grande problema esistente da anni ormai all’interno dell’azienda è la mancanza di unità sindacale, tutto a favore dell’azienda che fa comodo il Dividi e Impera. Lo si è potuto constatare in quest’ultimo periodo prima delle elezioni del rinnovo della RSA diversa dalla RSU, oggi la comunicazione che viene fatta dice: sono stati nominati, mentre prima si scriveva sono stati eletti, notevole differenza. Per un voto in più ci sono state lotte intestine tra le OO.SS ma anche all’interno stesso delle Organizzazioni, senza pensare di fare un gioco di squadra, ma a pensare di diventare primi per cosa? Un capo del personale che non incontra nessuno, che non lo si vede all’interno dell’azienda, che non si è degnato nemmeno di un saluto a chi come me è andato in pensione dopo 43 anni di lavoro. Unico nel suo genere, ma non penso corretto per il ruolo che rappresenta. In queste occasioni si usa dire stavamo meglio quando stavamo peggio. Grazie per la vostra attenzione, spero di essere stato esaustivo e chiaro”.
Michele del Carmine detto Lino