Istanze rigettate e carcere confermato per gli arrestati in “Mari e Monti”, la maxi operazione con 39 arresti di Dda, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato contro il clan dei montanari Li Bergolis-Miucci. Tra gli arrestati che dovranno restare in cella spiccano il boss 41enne Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, “Renzino” o “Mutanda” (già detenuto per altre vicende), e i suoi bracci destri Matteo Pettinicchio, 39 anni, Raffaele Palena detto “Strizzaridd”, 31 anni e Roberto Prencipe alias “U’ Cacciator” o “Roberto della Montagna”, 37 anni. A parere degli inquirenti, sono loro gli uomini al vertice dell’organizzazione criminale montanara, la più potente del Gargano, con importanti alleanze con foggiani, cerignolani e ‘ndranghetisti, in particolare il clan calabrese Pesce-Bellocco di Rosarno.
Ha dunque retto al Tribunale del Riesame, che si è espresso con un secco no davanti alle istanze presentate dal pool difensivo, l’impianto accusatorio formulato nei confronti di Miucci e soci. I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa alle armi fino alle estorsioni tentate e consumate.
Gli inquirenti, nell’ambito dell’ordinanza “Mari e Monti”, hanno anche stilato l’organigramma del clan, pubblicato nel documento di 1007 pagine della gip Valenzi. Al vertice, anche se non raggiunto dal provvedimento, c’è il 46enne Franco Li Bergolis “U’ Calcarulo”, da anni al 41 bis dopo la condanna all’ergastolo in “Iscaro-Saburo”, il processo che per la prima volta certificò (Cassazione nel 2011) l’esistenza della mafia garganica. L’uomo viene indicato nella “direzione storica”, composta insieme ai suoi fratelli maggiori Matteo e Armando, anche loro in cella dopo i circa 27 anni inflitti nello stesso procedimento penale. Subito sotto ci sono Enzo Miucci, reggente del clan e l’ex latitante Giuseppe Pacilli, 52 anni, alias “Peppe U’ Muntaner”, non coinvolto in “Mari e Monti”.
Poi ci sono le “cellule” di Monte Sant’Angelo, Manfredonia e Vieste. A Monte, storico feudo dei Li Bergolis, gli inquirenti indicano il gruppo guidato da Matteo Pettinicchio, 39 anni, braccio destro di Enzo Miucci. Al di sotto Lorenzo Scarabino, Antonio Miucci (figlio di Enzo), Roberto Prencipe alias “Roberto della Montagna”, Giulio Guerra e Matteo Lauriola. C’è, sempre a Monte, la “cellula Palena” retta da Raffaele Palena. Con lui figurano Angelo Totaro, Pasquale Totaro, Orazio Pio La Torre, Giuseppe Ciociola e Nicola Ciliberti.
Su Manfredonia Leonardo detto “Dino” Miucci, 46enne fratello maggiore di Enzo, “anima imprenditoriale” del clan, sfuggito alla cattura in “Mari e Monti” ed al momento latitante, Tommaso Tomaiuolo e Giovanni Caterino, quest’ultimo condannato all’ergastolo in via definitiva per la strage di San Marco in Lamis ed al momento unico responsabile accertato del quadruplice omicidio del 9 agosto 2017. Del gruppo faceva parte anche Saverio Tucci alias “Faccia d’Angelo”, ucciso nel 2017 ad Amsterdam dove gestiva il narcotraffico per conto dei montanari. Il suo killer, il broker manfredoniano della droga, Carlo Magno, oggi collabora con la giustizia.
Infine, Vieste, cittadina che ha sempre fatto gola ai Li Bergolis per i traffici di stupefacenti via mare con l’Albania. Nel paese del Pizzomunno, Miucci poteva contare su “Peppa Pig” Girolamo Perna, ucciso nel 2019, ma anche sull’attuale pentito Marco Raduano detto “Pallone”, almeno fino al 2017, anno in cui si alleò con i Lombardi-Scirpoli, rivali dei montanari. La lista prosegue con i cugini Claudio e Giovanni Iannoli, Raffaele Prencipe, Piergiorgio Quitadamo, Giuseppe Stramacchia, Gianluigi Troiano (fino al 2017), Gianmichele Ciuffreda, Libero Colangelo e Carmine Romano. Nell’organigramma anche alcuni morti ammazzati nella guerra di mafia che si consumò proprio a Vieste tra il 2015 e il 2020: Giampiero Vescera, Vincenzo Vescera e Gianmarco Pecorelli.