È ancora ricercato Leonardo Miucci detto “Dino”, 46enne fratello maggiore di Enzo “U Criatur”, reggente del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci, il più potente e temuto della mafia garganica, con il monopolio della cocaina a Manfredonia e Monte Sant’Angelo e il controllo dei traffici di droga anche sul Gargano Nord, Vieste in particolare.
Dino Miucci è misteriosamente sfuggito alla cattura nel blitz “Mari e Monti”. Non c’è traccia nemmeno di un sodale, il 32enne Pasquale Totaro alias “Farfaridd”. I sospetti su una soffiata non mancano visti i contatti storici tra pezzi deviati dello Stato e membri dei clan del promontorio.
Nonostante sia Enzo Miucci, 41 anni, il boss dell’organizzazione, suo fratello maggiore è indicato dagli inquirenti come uomo di indubbia influenza, soprattutto sul territorio di Manfredonia dove è inserito tra i personaggi apicali secondo un grafico comparso nell’ordinanza “Mari e Monti”. Dino ed Enzo avevano uno zio celebre, il patriarca del clan Francesco Li Bergolis detto “Ciccillo”, ucciso a fucilate nel 2009. “Ciccillo” aveva sposato una Miucci, quest’ultima sorella di Antonio Miucci, padre dei due fratelli coinvolti nel recente blitz.
Sul conto di Dino Miucci, la gip scrive: “Si tratta del fratello di Enzo Miucci cui risulta delegata l’infiltrazione della consorteria nel settore degli appalti. La sua figura era emersa anche nel procedimento penale ‘Omnia Nostra’ (contro il clan rivale Lombardi-Scirpoli, ndr), quando si rivolgeva a Leonardo D’Ercole, imputato in quel procedimento, per ottenere informazioni in merito al tentato omicidio di Giovanni Caterino (basista della strage di San Marco, ndr), al quale Miucci è risultato molto legato. Emblematico è il timore reverenziale che fuoriesce dalle risposte del D’Ercole, che rassicurava Dino Miucci in merito alla propria estraneità ai fatti. Ciò denota il grado di compenetrazione nel tessuto associativo e la sua posizione di rilievo in seno al clan, entrambi rilievi che fondano un giudizio di sicura attualità e concretezza delle esigenze cautelari (pericolo di reiterazione in relazione a reati della stessa specie)”. Motivi per i quali, la giudice aveva stabilito la massima misura cautelare possibile per il 46enne, ovvero il carcere a cui, al momento, è sfuggito.
Dino Miucci, definito un “santo” per il modo di parlare da Caterino, condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage di San Marco del 9 agosto 2017, era “l’uomo degli appalti” dei montanari.
“Fratello di Enzo, è figura defilata, ma comunque di rilievo all’interno dell’associazione – si legge ancora nella lunga ordinanza -. Viene descritto da Caterino come ‘un uomo di peso’ nell’ambito del clan di appartenenza, quale appunto quello dei montanari Li Bergolis, ‘un mammasantissima’, ‘quando parla assomiglia ad un santo…’. Tale rilievo risulta confermato anche da Raduano (ex boss di Vieste oggi pentito, ndr), che ha riferito che Enzo Miucci, quale forma di protezione, ‘lo faceva stare defilato per non farlo conoscere a troppi soggetti’, pur precisando che faceva parte del clan da sempre e che era a conoscenza degli affari del gruppo, nonché presente ai summit organizzati dal fratello Enzo”.
Poi ci sono gli appalti: stando alle carte giudiziarie, Dino Miucci “si era preso diversi cantieri” come rivelato dall’affiliato Palena. Quest’ultimo avrebbe mal tollerato, in un’ottica spartitoria degli appalti, l’ingerenza di Dino Miucci nel settore. “Si è beccato la condanna Enzo, ma non hanno capito che sta il fratello di Enzo che rompe i coglioni”.
“Dino Miucci ha il controllo di tutti gli appalti… lavoro edile”, ha raccontato agli inquirenti un altro pentito, il mattinatese Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”. Infatti, da un estratto Inps, gli inquirenti hanno censito i rapporti di contribuzione di Dino Miucci con diverse società, ben sette dal 1995 al 2022. In “Mari e Monti”, l’uomo è accusato di estorsione proprio nell’ambiente delle costruzioni, avrebbe chiesto il pizzo ed imposto assunzioni, con l’utilizzo di violenza e minacce, ad alcune ditte locali.
Nel novembre 2019 provarono anche ad eliminarlo, forse in risposta all’omicidio di Pasquale “Fic secc” Ricucci avvenuto due settimane prima. Ricucci, un tempo alleato ai montanari, si era messo in proprio costituendo il clan Lombardi-Ricucci-La Torre, oggi Lombardi-Scirpoli. Così parlava Caterino: “Dino Miucci mi ha detto: ‘io oggi ho capito che Pasquale è un infamone’. Proprio così ha detto perché a Dino ce lo vanno a dire: ‘Dino ho visto a Pasquale sopra al corso di Foggia nascosto nella macchina… con gli sbirri’“. Che qualcuno abbia detto a Miucci anche dell’imminente arresto? La caccia al fratello del boss, continua.