I militari del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Bari hanno portato a termine un’importante operazione che ha portato al sequestro preventivo di un intero impianto di trattamento rifiuti speciali non pericolosi nella zona artigianale di Vico del Gargano. L’attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, ha evidenziato gravi irregolarità nella gestione dell’impianto. Ispezioni congiunte con ARPA Puglia, SPESAL e Vigili del Fuoco hanno portato alla luce una serie di violazioni penali e amministrative.
Rifiuti stoccati in modo illegale e pericoloso
In particolare, sono stati rinvenuti ingenti quantitativi di rifiuti, stoccati in modo del tutto irregolare, sia all’interno che all’esterno dell’impianto. Cumuli di rifiuti di varia natura, alti diversi metri, occupavano spazi non autorizzati, creando non solo un impatto visivo negativo, ma anche seri rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Mancanza di autorizzazioni e carenze strutturali
L’impianto, pur essendo autorizzato alla gestione di rifiuti provenienti da 4 comuni della provincia di Foggia, presentava numerose carenze strutturali e non rispettava le prescrizioni contenute nell’atto autorizzativo. Tra le irregolarità riscontrate, la mancanza di un corretto sistema antincendio, la gestione di rifiuti in aree non autorizzate e la carenza di misure per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’impianto, di fatto, è autorizzato anche alla produzione di materia prima seconda, oggi denominata end of waste ex art. 184 ter del D.Lgs 152/2006, ovvero materiale recuperato dal trattamento dei rifiuti e gestito attraverso vari Consorzi. Nel corso dell’attività ispettiva, svolta congiuntamente a personale dell’Arpa Puglia, Spesal e Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Foggia, e con la collaborazione del 6° Nucleo
Elicotteri Carabinieri di Bari, i militari del reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri hanno accertato più violazioni di natura penale, che vanno dall’illecita gestione di rifiuti, nonché varie violazioni alle prescrizioni contenute nell’atto autorizzativo con conseguente fumus commissi delicti in relazione al reato di cui all’art. 256 c. 1 e 4 digs 152/2006 nei confronti dell’amministratore.
Nel dettaglio, dal sopralluogo sono emersi ingenti quantitativi di rifiuti (circa 6000 mc), di varia natura, che erano stoccati in totale difformità al layout aziendale, sia all’interno dell’impianto che nelle pertinenze esterne in aree non destinate a tale scopo, di fatto, in alcuni casi, impedendo anche la viabilità interna e comunque, date le altezze dei cumuli, creando pericolo per l’incolumità dei lavoratori. Inoltre i rifiuti venivano stoccati e gestiti anche in due aree esterne con un’estensione totale di circa 6000 mq, in alcuni casi anche direttamente su nudo terreno, senza idonea separazione e protezione, ed in un capannone a Chieuti (FG) di circa 2400 mq, senza alcun titolo autorizzativo in materia ambientale. Si constatava infine la mancanza di un corretto sistema antincendio in relazione ai quantitativi e di idonee misure per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
È importante sottolineare che il relativo procedimento è nella fase delle indagini preliminari e che l’eventuale colpevolezza, in ordine al reato contestato, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.