Sbarca in aula il processo sulla presunta compravendita e illecita assegnazione di alloggi popolari a Foggia. Rinviate a giudizio undici persone tra cui l’ex sindaco, Franco Landella e l’ex assessore Antonio Bove. Sotto inchiesta ci sono, inoltre, l’addetta alle politiche abitative del Comune, Anna Rosaria Ester De Nisi con la collega Ida Paranzino, Luigi Napolitano, il figlio Domenico, Giovanni Ferrazzano, Silvia Pacello, Lucia Livrieri, Luigi Cappuccio e Raffaella Ziccardi. Dibattimento al via a settembre.
A parere dei magistrati (pm Bray e Infante, gli stessi dell’inchiesta sulla presunta “Tangentopoli”), Landella, Bove, De Nisi, Paranzino, Livrieri e Pacello avrebbero commesso abuso d’ufficio. L’ex assessore sarebbe stato istigato da Pacello e Livrieri ad assegnare una casa a quest’ultima che però non ne avrebbe avuto diritto perché già assegnataria di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Landella, invece, avrebbe violato il decreto legislativo 267/2000 “che riserva esclusivamente ai dirigenti degli enti locali e non agli organi politici gli atti amministrativi e di gestione” adottando un provvedimento di assegnazione di un alloggio popolare a favore di una donna estranea all’inchiesta.
La vicenda più in generale verte proprio sull’assegnazione di alloggi popolari. Bove, stando all’impianto accusatorio, avrebbe chiesto e ricevuto 1500 euro da Domenico Napolitano “per fargli conseguire la disponibilità di un appartamento dell’Arca”. Luigi e Domenico Napolitano insieme a Ferrazzano rispondono di minacce a Bove e tentata estorsione. Avrebbero prima fatto pressioni dicendo all’ex assessore che gliel’avrebbero fatta pagare, poi avrebbero danneggiato il finestrino di un’auto del politico. Le indagini scattarono proprio da questo episodio comparso ampiamente sui giornali nel 2019.
Bove è anche accusato di un tentativo di induzione indebita: avrebbe chiesto fino a 30mila euro ad una persona per l’assunzione della figlia in Comune o in un’azienda partecipata dell’amministrazione.
Oltre all’ente comunale hanno chiesto di costituirsi parte civile un privato cui sarebbero stati chiesti soldi per l’assunzione di un familiare e lo stesso Bove che è accusato che presunta vittima di tentata estorsione e minacce.