Aumenti di compensi non consentiti, irregolarità nelle convocazioni di assemblea, piano industriale insostenibile e il caso dei Fatone. Per questi motivi la commissaria straordinaria di Manfredonia, Rachele Grandolfo ha mandato a casa l’intero cda di Ase, l’azienda di servizi ecologici della città.
Revocata “per giusta causa e con effetto immediato – riporta il decreto comunale – la nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione di ASE s.p.a., Michele Centola, con incarico di presidente, Massimo Leone, con incarico di amministratore delegato e Lucia Murgolo, con incarico di vicepresidente”.
Grandolfo ha nominato, “in via di urgenza, per l’amministrazione di detta società, un amministratore unico, nella persona del dottor Marcello Danisi, nato a Bari il 18.9.1958″.
La commissaria ha evidenziato una serie di omissioni e inadempienze come la mancata trasmissione del rapporto relativo al ciclo dei rifiuti del 2023 e l’assenza dell’elenco dei servizi in appalto per i quali la società si avvale di soggetti terzi.
È inoltre emerso che i componenti avevano superato il limite massimo dei compensi annuali destinati al cda. Irregolarità anche nell’affidamento di incarichi per consulenze esterne.
Occhi puntati, poi, sul personale della società, in particolare su Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio detti “Racastill”, arrestati nell’inchiesta del 9 marzo scorso “Giù le mani”. Michele Fatone è tuttora in carcere, il figlio ai domiciliari. Il decreto fa anche riferimento all’articolo de l’Immediato “L’Ase di Manfredonia era chiamata “AFE-Azienda Fatone Ecologica”. Eppure la politica non ha mai fermato i Racastill”.
I due sono stati arrestati con l’accusa di aver praticato violenza su alcuni colleghi ma anche per altre vicende. In particolare, Michele Fatone è stato arrestato per i reati di peculato, estorsione, concussione, lesioni personali gravi, violenza privata e minacce; Raffaele è finito ai domiciliari per i reati di lesioni personali gravi, in concorso con il padre.
“Si connota di particolare gravità – riporta il decreto – quella posta in essere dall’amministratore il quale, non solo è rimasto inerme rispetto alla grave situazione di illegalità esistente all’interno dell’organizzazione del personale della società ma ha ritenuto di conciliare la causa di lavoro promossa dal sig. omissis (Michele Fatone, ndr), nonostante la soccombenza di quest’ultimo nel giudizio di primo grado, secondo i termini economici e normativi innanzi descritti, realizzando di fatto patti e intese intervenuti al di fuori di ogni paradigma di legalità con soggetti anche politici, uno dei quali raggiunto da misura cautelare (in primis evitando al omissis di dover corrispondere all’azienda le spese legali a cui era stato condannato in primo grado a pagare), come disvelati dall’inchiesta Giù le mani”.