Troia, la Siviglia della Capitanata. Con la processione delle catene questa mattina sono iniziati i riti della Settimana Santa. Cinque uomini penitenti, in saio bianco ed incappucciati, portando sulle spalle pesanti croci di legno, attraversano a piedi nudi, trascinando grandi catene legate alle caviglie, un lungo percorso processionale che tocca le chiese più antiche di Troia. La processione inizia e si conclude nella chiesa di San Francesco. È una processione silenziosa, scandita dal rumore delle catene trascinate dai penitenti e dal suono sordo delle “trocchiole” che ne annunciano l’arrivo.
“È dal 1700 – racconta don Paolo Paolella, il parroco della concattedrale – che a Troia esiste questa antica tradizione, grazie ad un vescovo napoletano, mons. Cavalieri, lo zio di Sant’Alfonso. 5 uomini incappucciati che in anonimato portano le catene in segno della schiavitù. Nel ‘700 una delle croci la portava proprio il vescovo per riparare i peccati personali e della sua diocesi. Oggi, purtroppo, questa processione rischia di diventare una iniziativa folcloristica. Mi auguro che il rumore delle catene faccia sentire nel cuore delle persone che essere schiavi è da imbecilli”.
Troia già dalle prime ore del mattino era gremita di fedeli, quasi tutti provenienti da fuori. Anche stranieri. “Per noi – aggiunge la delegata al Turismo del Comune, Rosalia Di Mucci – questa processione apre il triduo di Pasqua ed è molto sentita dalla nostra comunità, ma anche dai tanti turisti. Uno dei più bei momenti di religiosità popolare, che non riveste solo aspetti religiosi e culturali, ma è diventato un attrattore turistico”.