Secondo appuntamento domani sera, sabato 16 marzo, con “La scena foggiana” il cartellone che propone spettacoli allestiti delle principali compagnie cittadine, fortemente voluto dall’amministrazione comunale e inserito nell’ambito della stagione 2023-2024 del Teatro Giordano, organizzata dal Comune di Foggia in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese,
Sul palcoscenico salirà l’attore foggiano Michele De Virgilio che porterà in scena il suo “Cafoni – un racconto musicale”, scritto dallo stesso De Virgilio con Mario De Vivo, e prodotto da AVL – Teatro della Polvere.
Ad accompagnare De Virgilio ci saranno cinque altri artisti del territorio: Stefano Corsi e Simona Ianigro (attori) e Antonio Cicoria, compositore delle musiche originali (percussioni, tastiere e suono), Giovanni Mastrangelo (contrabbasso), Aurora Corcio (chitarra e voce).
LO SPETTACOLO
In un piccolo paese del Tavoliere della Puglia, come ogni mattina, un’anziana bracciante si cinge il capo con un fazzoletto nero, si chiude la porta di casa alle spalle salutando una foto di Giuseppe Di Vittorio e s’incammina lungo viale del paese, stringendo un mazzo fiori freschi tra le mani: va verso il cimitero. Ci va ogni giorno sulla tomba del marito, perché, come dice la donna, da quando lui è morto, lei si sente come una sedia senza una gamba.
Ma una mattina, deviando dal solito percorso tra i viali del campo santo, la donna si accorge che in un angolo di terra sconquassato era sta piantata una croce che non aveva mai visto prima, su cui qualcuno con un pennarello nero aveva scritto: sconosciuto. E nient’altro.
Incuriosita, l’anziana bracciante si reca dal custode che le dice che sotto quella croce era stato seppellito un ragazzo straniero, probabilmente un bracciante stagionale, trovato vicino ad un campo, con la testa schiacciata dalla ruota di un camion. Il corpo martoriato di quel ragazzo era stato tenuto per tre mesi in una cella frigorifera dell’ospedale e, mentre le indagini dei carabinieri non arrivavano a nessuna soluzione, era stato disposto che fosse seppellito, così: “come un cane”.
Al racconto del custode, nell’anziana bracciante riaffiorano i ricordi della sua vita non solo di bracciante e in un gesto di pietà, tra l’incredulità dei compaesani, decide di dare una sepoltura da “cristiano” al quel ragazzo, vittima del nuovo caporalato, trasformando la tomba di uno sconosciuto in un sacrario dedicato ai caduti nella guerra nei campi.