Dopo quello di Michele Romito, anche Angelo Salvemini si è reso protagonista di un interrogatorio fiume per chiarire ogni aspetto dell’inchiesta “Giù le mani”. L’avvocato penalista, ex assessore ai Lavori Pubblici di Manfredonia nella Giunta Rotice, è accusato di essersi speso illecitamente per “salvare” il ristorante “Guarda che Luna” di Romito, che venne comunque rimosso dal lungomare, e di essersi attivato per favorire l’attività dell’agenzia di pompe funebri di Grazia Romito (sorella di Michele) nonostante l’interdittiva antimafia a carico della ditta.
Salvemini, ristretto ai domiciliari, è stato interrogato ieri in tribunale dal pm e dalla gip Eronia dalle 11 di mattina alle 19 di sera. L’ex assessore ha respinto le accuse di tentata concussione (in concorso con Michele Romito), falso (per la vicenda di Grazia Romito) e corruzione. Ha anche negato attività di dossieraggio contro un esponente dell’amministrazione.
Oltre alle questioni contestate alla sua persona, Salvemini avrebbe fatto luce su altre vicende che non lo vedono coinvolto direttamente, chiarendo molti aspetti oscuri dell’intera inchiesta. “Il nostro assistito ha risposto a tutte le domande, anche quelle su questioni delicatissime – hanno dichiarato a l’Immediato gli avvocati Arena e Guerra -; noi dobbiamo salvaguardare il segreto istruttorio e il nostro segreto professionale nella convinzione che l’avvocato Angelo Salvemini potrà chiarire in ogni suo particolare i rapporti contestati nel procedimento in questione e le relative contestazioni mosse”.
Si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere l’ex segretaria comunale Giuliana Galantino che ha però rilasciato dichiarazioni spontanee. La 65enne di Trani è stata sospesa per un anno dai pubblici uffici con l’accusa di concorso in corruzione con Salvemini. Per l’accusa avrebbe risolto un conflitto di competenza tra due settori del municipio in favore di quello più vicino all’allora assessore Salvemini in modo tale da evitare lo smontaggio del ristorante di Romito. Galantino avrebbe accettato in cambio che l’assessore, in qualità di avvocato, intervenisse gratuitamente per sostenerla contro un’accusa di mobbing mossa da un dirigente nei confronti dell’ex segretaria. L’indagata ha inoltre detto di non conoscere Romito e di non aver avuto alcun tornaconto personale. Aveva solo condiviso il quadro giuridico tracciato da Salvemini sulla vicenda del locale.
Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere Grazia Romito (ai domiciliari), Luigi Rotolo (divieto di dimora a Manfredonia), presunto prestanome della donna e Raffaele Fatone (ai domiciliari), quest’ultimo accusato di lesioni nei confronti di un dipendente dell’Ase. Per le violenze nell’azienda dei rifiuti è ristretto in carcere Michele Fatone detto “Racastill”, padre di Raffaele.