È già tempo di condanne per i Sinesi-Francavilla. Quasi 50 anni di carcere complessivi, in primo grado, sono stati inflitti con rito abbreviato a Bari per il tentato omicidio dell’imprenditore edile Antonio Fratianni, salvato dalla squadra mobile di Foggia il 26 giugno 2022. L’attentato sarebbe dovuto avvenire al casello della A14, a pochi chilometri dal capoluogo dauno.
Pena più pesante al 44enne Emiliano Francavilla, per lui 12 anni di reclusione; 8 anni e 8 mesi al 34enne Giovanni Consalvo; 7 all’anziano Mario Lanza, 66 anni (omonimo del più noto pregiudicato); 8 anni e 8 mesi al figlio Antonio, 43 anni; 10 anni e 8 mesi a Giuseppe Sonnino, 52 anni. Assolto Michele Ragno, 47 anni. Quest’ultimo era accusato, insieme a Francavilla, di spaccio e tentata estorsione nei confronti di due pusher. Per questa vicenda, ma solo per questa, è giunta l’assoluzione anche per lo stesso Francavilla. Le pene sono identiche o di poco inferiori rispetto a quelle invocate in una delle ultime udienze dalla pm della Dda di Bari, Bruna Manganelli.
Almeno due i motivi dietro l’agguato di mafia. Fratianni doveva morire per non avere restituito circa 600mila euro al clan Sinesi-Francavilla, soldi che i boss avrebbero voluto investire in un progetto edilizio mai portato a termine. Ma soprattutto, l’imprenditore doveva pagare con la vita il suo tentativo di uccidere Antonello Francavilla, fratello maggiore di Emiliano, il 2 marzo precedente. Quel giorno Fratianni si sarebbe presentato a Nettuno in provincia di Roma dove il boss stava scontando i domiciliari. Il costruttore sarebbe entrato in casa con una scusa per poi esplodere colpi d’arma da fuoco contro Francavilla e il figlio minorenne, entrambi feriti ma sopravvissuti per miracolo. L’imprenditore avrebbe agito proprio allo scopo di non restituire al clan i soldi investiti in precedenza. Per la sparatoria di Nettuno, Fratianni è tuttora sotto processo.